Porsche 911 GT3: Le Abbiamo Portate Tutte In Pista!
PORSCHE 911 GT3
NATE PER COMBATTERE
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi – Alessandro Marrone
In molti la definiscono la quiete prima della tempesta, i primi tuoni che squarciano il cielo ed avvertono che da lì a poco sarà l’apocalisse. L’attimo dopo i battiti del cuore accelerano ed un disordine improvviso sorprende quella fase di calma apparente. In quest’istante il Cremona Circuit di San Martino del Lago è spettrale, il sole non è ancora riuscito a farsi spazio tra la fitta nebbia mattutina, l’aria stessa è umida, pungente e pesante come un blocco di cemento disperso nell’aere. Non un rumore, non il cinguettio di un uccellino o i tipici passi affrettati nella pit lane, figuriamoci udire il ruggito di un motore, di una cambiata sul filo del limitatore o di una staccata ritardata con conseguente stridio di pneumatici. Il silenzio è soprannaturale e ci lascia totale libertà di ripassare la lunga tabella di marcia che ci siamo prefissati per celebrare le combattenti che a breve varcheranno i cancelli della pista. Oggi siamo qui con qualche cavallo extra, è il momento delle spoilerone, quelle che sono fatte per cambiare la situazione meteorologica a suon di sgasate. Non pensare nemmeno per un attimo di portarle fuori a cena ed offrirle un mazzo di rose, queste sono amazzoni dedite alla caccia e lo sanno fare con una voracità che a tratti diventa quasi capace di intimorire anche il più coraggioso tra noi. Nel 1999 è stata presentata la prima Porsche GT3 per uso stradale, pensata ed impiegata nel motorsport, ma fortunatamente declinata anche per appagare quei Porschisti che si eccitano alla vista di un grosso spoiler al posteriore, piuttosto che della possibilità di collegare il proprio iPhone all’infotainment di bordo. Che i tipi da aperitivo tengano pure stretti in mano i loro Spritz, qui non c’è posto per chi ha il piede pesante soltanto sui rettilinei a tre corsie, sono arrivate le GT3, tutte e 6, dalla 996.1 alla 991.2, attraversando la serie intermedia 997 ed i rispettivi restyling che hanno evoluto una delle armi da pista stradali per eccellenza.
LA GENESI.
Mi sembra giusto parlare di evoluzione, ma al tempo stesso non vorrei che nessuno pensasse che una GT3 del 2017 possa annichilire la prima generazione, né in termini di performance, data anche la eccezionale possibilità di intervenire a proprio piacimento (e secondo le proprie possibilità di spesa) sul propulsore a sbalzo, ovviamente situato dietro l’asse posteriore, né in termini di esperienza di guida. Ogni GT3, e parliamo quindi di 3 differenti generazioni, offre feedback così unici, diretti e differenti tra loro, tanto da poter essere tranquillamente considerati modelli complementari e non alternativi. Era il 1999, periodo in cui il mondo dell’automobile era completamente analogico, i motori turbo soffrivano ancora di un odioso lag di erogazione ed una grande auto doveva essere sia prestazionale che bella. Porsche introdusse la sua prima GT3, basata sulla 911 serie 996 e votata prevalentemente all’uso su pista. Ma la favola non sarebbe stata esclusiva dei piloti professionisti o di chi cominciava a bazzicare ai primi track day, la GT3 era perfettamente utilizzabile sulle strade di tutti i giorni, in montagna, imbottigliata nel traffico dietro a qualche Fiat Panda e pronta ad essere la regina dei vostri weekend, facendo finire su Ebay il vostro rimorchio – non vi sarebbe più servito. Casco, guanti e tuta nel cofano davanti ed eravate pronti ad entrare in pista per poi tornare a casa, non prima di aver fatto tappa nel ristorante ideale per festeggiare il giro veloce fatto segnare tra i cordoli.
GT3 significava e significa tuttora che i muscoli non erano lì soltanto per attirare più sguardi del solito, ma ogni dettaglio ricopriva una funzione aerodinamica ben precisa ed utile per limare secondi sul giro. Poco importava se l’insonorizzazione dell’abitacolo era pressoché nulla, se non c’erano più i sedili posteriori, come anche l’aria condizionata e se i primi tempi avreste dovuto guardare due volte nello specchietto retrovisore, sorpresi da una sagoma che non vi si scollava mai di dosso, scoprendo poi che era il nuovo ed enorme spoiler. Nonostante fosse basata sulla 911 di serie, la GT3 aveva in realtà un 3.6cc derivato dall’unità utilizzata sulla 911 GT1, noto anche come Mezger ed in grado di erogare 360 cavalli, a dispetto dei circa 300 della 911 tradizionale. Aspirato e con raffreddamento ad acqua forma un trittico divino insieme alla sola trazione posteriore ed un cambio manuale a 6 rapporti. Questo è stato il mantra seguito fedelmente dagli uomini di Stoccarda, che nel 2006 hanno dato alla luce la serie 997, ancora più potente e letale tra i cordoli ed ancora più abile nell’attaccare una strada tutta curve, per la gioia di una clientela ancora più ampia. Come da tradizione in casa Porsche, il look è stato aggiornato secondo i canoni del brand, senza fare invecchiare il modello precedente, ma rendendolo un instant classic che anno dopo anno acquisisce adepti e prestigio. Nel 2013 c’è una svolta sostanziale, infatti la 991 GT3 guadagna i centimetri extra della 911 di ultima generazione, ma oltre ad un ulteriore boost in potenza porta con sé due innovazioni che spiazzano i puristi, ma permettono di limare qualche secondo sul giro a quei clienti che hanno ormai fatto del track day domenicale un appuntamento fisso. Cambio a doppia frizione PDK ed asse posteriore sterzante, questo sino al 2017, anno in cui la 991.2 offre anche la possibilità di configurare la propria GT3 con cambio manuale, per la gioia di chi l’ha incessantemente desiderato nei pochi anni di astinenza da cambiata con la classica leva ed il terzo pedale. Una supersportiva con prestazioni da supercar, fruibilità pressoché totale ed il look che ha attraversato mezzo secolo con la stessa facilità con cui macina giri veloci in pista.
NATE PER COMBATTERE.
Il Cremona Circuit apre le porte dei box, le sei GT3 varcano una dopo l’altra quella soglia che divide gli spettatori dai protagonisti. I miei occhi cercano di catturare avidamente ogni minimo dettaglio, attraversando per intero i loro profili: i paraurti anteriori rasenti al suolo, i cerchi che abbracciano instancabili impianti frenanti, quegli spoiler che ai profani sembreranno esagerati, ma che alle velocità che vengono raggiunte dove una GT3 si sente realmente a casa, contribuiscono a premere verso il basso la vettura, lanciata come un proiettile in un pozzo senza fondo. Ma l’ingrediente segreto di ognuna di questa GT3 è colui che ne brandisce il volante, con gli occhi che brillano come se fosse la prima volta, immersi in uno sguardo misto tra il massimo rispetto che nutrono verso il proprio veicolo e la voglia di metterlo – e mettersi – alla prova, ancora una volta, ancora un giro, ancora un rullo di tamburi che sancisce quanto la vita sia meravigliosa grazie a questi pezzi di metallo. La fresca brezza mattutina ha lasciato spazio ad un piacevole sole che irraggia il circuito da un cielo che sembra dipinto dal più sensibile degli artisti ed il momento in cui percorro a piedi la corsia box, superando dalla prima all’ultima le sei GT3 è il preludio allo scatenarsi della tanto attesa resa dei conti. Come avrebbero fatto nel vecchio e selvaggio West, le questioni da uomini vanno gestite a dovere e secondo tradizione, una GT3 mostrerà di cosa è capace una volta gettata tra i cordoli. Gli amici del Porsche Club Italia hanno reso possibile il concretizzarsi di una nostra idea e, coordinati dal fondamentale supporto di Maurizio Gioia e Matteo Sasso, hanno radunato la quintessenza della sportività Made in Porsche per noi e per i nostri amati lettori.
LE 996
L’eredità è qualcosa di molto importante, bisogna essere in grado di meritare certi nomi e scoprire le radici e rispettare i nostri antenati è qualcosa che consolida un significato non soltanto materiale, ma morale. Lo scatto di una 996 GT3 è brutale, violento, oltremodo rumoroso e ti riporta quasi indietro nel tempo, dove una supersportiva era in grado di spaventarti, ancor prima che farti divertire. Ti getti in curva come se dovessi buttare giù un muro a spallate, salti sui cordoli ed il rumore del pietrisco che rimbalza sul sottoscocca ti fa entrare definitivamente in sintonia con quanto stia succedendo – stai guidando un’auto da corsa, chissenefrega se ci sono le targhe, le luci e magari addirittura la radio, che resterà obbligatoriamente spenta per tutta la sua esistenza. Le 996 GT3 sono grezze, il nudo abitacolo ne è la riprova, il fatto che i sedili sembrino essere letteralmente appoggiati sull’asfalto anche, ed il rumore del 3.6 che arriva da dietro è più simile al latrato di un cane affetto da rabbia ed un’altra decina di malattie, assetato di giri e capace di placarsi soltanto quando la porta del garage si chiude la sera. Sia la 996.1 che la 996.2 girano con pneumatici semi-slick, non ci sono aiuti ed ogni curva percorsa con i battistrada che devono ancora raggiungere la temperatura ottimale è una roulette russa con il destino. Bisogna imparare prima a conoscerla e poi si potrà appesantire la propria pressione sul pedale dell’acceleratore. La 996 GT3 è un aggeggio pronto-pista eccezionale: ruvida, a volte non perdona, ma sa comunicare con una precisione chirurgica quello che succede sotto di essa. I 6 cilindri sono dove devono essere su ogni Porsche che si rispetti, 3.6cc che erogano 360 cavalli sulla prima serie e 380 sul restyling, ma parlare di sterili cifre sarebbe riduttivo, poiché la grandezza di questo modello si declina nel fatto che entrambe offrono un coinvolgimento totale del guidatore, catapultandolo al centro dell’azione e rendendolo unico artefice del proprio destino, proprio come l’arrivo della GT3 sul mercato ha creato una nuova nicchia di appassionati di belle auto che hanno anche il piede per sfruttarle a dovere. La 996.1 di Alessandro ha tutti gli ingredienti che un’auto da pista dovrebbe avere, compresa una stripe nera che la attraversa da cofano a cofano, la 996.2 di Matteo è invece il frutto di una maniacale elaborazione, quella che è facile descrivere con “… questa è l’ultima modifica, poi la tengo così com’è …” – e manco a dirlo la volta seguente che lo incontri ti intrattiene ore ed ore per spiegarti come le ultime modifiche al cambio gli abbiano consentito di limare qualche centesimo di secondo rispetto al tempo sul giro fatto segnare qualche giorno prima. È un rapporto uomo-macchina viscerale, quello in cui percepisci esattamente ciò che accade e nel quale l’auto è un prolungamento della tua coscienza. Con la 996.2, oltre ad un incremento di 20 cavalli rispetto alla Mk1, ci sono anche +15Nm di coppia (385 invece di 370), un impianto frenante più potente ed il gruppo ottico all’anteriore rinnovato, ma questi sono dettagli riferiti a modelli stock, non ancora finiti sotto le grinfie di qualche proprietario che di tenerle in garage, lontane dalla polvere, non sa che farsene.
LE 997.
Scendere da una 996 e salire su una 997 è esattamente come trascorrere l’addio al celibato in compagnia di Marty McFly (da “Ritorno al Futuro”), ma senza le imbarazzanti prestazioni della DeLorean. Sebbene da fuori la sagoma della 911 sia innegabilmente simile, ci si trova di fronte ad un’auto completamente differente. Basate sulla 997, sia la 997.1 che la 997.2 offrono un pacchetto aerodinamico e strutturale che ne enfatizza la voglia di andare forte, ma senza necessariamente rinunciare alla salvaguardia della propria schiena. Zero sollevamento del muso, nonostante le indubbie capacità di downforce ottenute con l’enorme ala al posteriore, mentre il 3.6 arriva ad erogare 415cv sulla prima generazione e diventa addirittura un 3.8 sulla seconda, per una potenza finale di 435 cavalli. Per entrambe si viaggia nell’ordine dei 4 secondi sullo 0-100 km/h (rispettivamente 4,3 e 4,1) e 310 km/h circa di velocità massima, ma ancora una volta ritengo futile soffermarsi a parlare di numeri, dato che tutto ciò che riesci a tenere in mente durante i curvoni più veloci è quanto queste 911 siano maledettamente precise. Premute a terra come quando da bambini giocavamo con i nostri modellini, affrontano anche i più repentini cambi di direzione come se fossero su un binario, senza scomporsi e facendo sembrare tutto semplice, troppo semplice. Il sound è quello di un amato flat-six aspirato, il motore sale di giri verso una vetta che ne accentua le vibrazioni man mano che l’ago del contagiri si avvicina al fondo scala e salire di marcia ad orecchio – almeno le prime volte – è vietato, perché mai vi aspettereste di poter tenere così a lungo giù il piede destro. La 997 GT3, che sia il 3.6 o il 3.8, è il ponte ideale tra una supersportiva “vecchia maniera”, tutta impulsi e calci nella schiena, ed una di nuova generazione, precisa, pulita e letale. Provate però a prenderla sottogamba e saprà punirvi a dovere. Vedere Andrea e Matteo che si lanciano da una curva all’altra con estrema facilità non trasmette le reali sensazioni che dal posto guida rendono l’aria nell’abitacolo irrespirabile per i deboli di cuore, sballottando con violenza ed esigendo la massima concentrazione dall’inizio alla fine.
LE 991.
Sono trascorsi 14 anni dalla nascita della prima GT3 e nel 2013 ecco il momento di un drastico cambiamento, ancora una volta Porsche è capace di osare e la serie 991 è la prima GT3 che non soltanto offre il cambio automatico, un PDK 7 marce a doppia frizione, come unica opzione possibile, ma prevede anche un asse posteriore sterzante che è in grado di accorciare virtualmente il passo della nuova cavallina di Stoccarda, la quale ha subìto gli inevitabili aggiornamenti dettati dall’arrivo della nuova generazione di 911, denominata appunto serie 991. Il 3.8 resta però aspirato ed eroga 476cv e 439Nm di coppia, i quali sotto ad un peso complessivo di circa 1.430kg le conferisce prestazioni del calibro di 3,5 secondi per lo 0-100 e 315 km/h di top speed. La 991 GT3 è un’autentica arma da pista, figlia della grande esperienza maturata nel motorsport e dell’aumento di impiego di vetture targate tra i cordoli delle piste di tutto il pianeta. Rossa come il sangue, la GT3 di Mario scorre tra le curve del Cremona Circuit come una belva assatanata ed è perfettamente in grado di rimettere in discussione tutte le nostre convinzioni sulla fisica e sulla dinamica. Ha un motore sempre in tiro e capace di guadagnare giri in maniera impensabile per un’auto dotata di assicurazione e capace anche di accompagnare vostra nonna al supermercato. Ricordatevi solo di sistemare bene le confezioni di uova, proprio come vi legherete ai sedili con cinture a quattro punti, altrimenti finirete per cucinare una frittata nel vano anteriore e sporcare la parte integrante di ogni GT3, il vostro casco. Anno 2017 ed arriva la 991.2 GT3, che introduce sostanziali novità a perfezionare una ricetta che a dire il vero ci sembrava perfetta già 20 anni fa. Il 6 cilindri flat-six aumenta di dimensioni e da 3.8 passa a 4.0, i cavalli diventano 500 e la coppia è adesso pari a 460Nm, ma soprattutto, oltre al cambio automatico a 7 rapporti, torna il pedale della frizione ed una leva tradizionale a gestire un eventuale cambio a 6 marce. E chi meglio di Luigi, che ha effettuato il passaggio di consegne (primo in Italia) tra 991.1 GT3 e 991.2 GT3 è in grado di confermare quanto si abbia a che fare con il prodotto di un’eccellenza che è riuscita a reinventarsi ad ogni step, offrendo prestazioni numericamente più sbalorditive (3,4 per lo 0-100 con PDK, 3,9 con manuale e velocità massima di 320 orari), ma mantenendo intatto quel brivido di adrenalina che percorre la schiena nel preciso momento in cui la mano sinistra da vita al motore e tutto ciò che c’è attorno diventa solo un contorno sfocato oltre la tela che dipingerai con traiettorie perfette, oltre quel quadro che rappresenta tutto il mondo di un appassionato, la quintessenza di un Porschista, una creatura così esigente e particolare che si sente a casa soltanto con una determinata combinazione di fattori che hanno come denominatore comune la ormai iconica sigla GT3.
Adesso l’aria profuma di benzina, di gomma bruciata, di frizioni sollecitate, ma è così che deve essere. Le 6 GT3 vengono sguinzagliate per un ultimo giro e come ci saremmo aspettati non certo per far raffreddare i freni. Come se il semaforo fosse diventato verde, la griglia di partenza diventa una bolgia di rumori e le amazzoni si gettano nelle prime curve come se non ci fosse un domani. Il vero spirito di una GT3 è quello di essere strapazzata, di essere guidata con violenza e con la costante voglia di pizzicare il limite di qualsiasi curva, pilota ed organo meccanico. Fatele saltare sui cordoli, pestate il pedale del freno come se doveste sfondare il telaio sotto di voi e non cambiate sinché il contagiri non vi minaccia di morte, soltanto così vi meriterete un capolavoro di ingegneria meccanica simile. Siate pronti a combattere, sempre.
Auto Class desidera ringraziare il Porsche Club Italia, senza il quale non ci sarebbe stato possibile organizzare, concretizzare e raccontare questa fantastica esperienza. Grazie anche al Cremona Circuit per la strepitosa ospitalità ed una menzione d’onore a Vago Racing Team, preparatore di ben 4 delle 6 GT3 presenti (996 e 997) e punto di riferimento per ogni Porschista che non intende accontentarsi, ma che vuole rendere la propria vettura un personalissimo oggetto del divertimento.