Ci sono auto fantastiche per andare forte. Alcune lo fanno meglio di altre. Poi c’è la Alpine A110 S, che riesce incredibilmente a risvegliare sensazioni sopite, anche dove credevamo di aver capito cosa fosse il vero piacere di guida. Ne abbiamo presa una con Aero Pack e l’abbiamo portata sulla strada più bella del sud della Francia. Attenzione: emozioni forti.
Testo Alessandro Marrone / Foto Alessio Becker
OK, sono convinto. Osservandola da questa angolazione e con questa particolare luce, posso confermare che il colore sia effettivamente arancione e non rosso. Lo chiamano Arancio Fuoco ed è a tutti gli effetti una particolare tonalità di arancione che ne esalta le linee, in questo caso rese ancora più affilate dal contrasto con il nero della fibra di carbonio, presente in abbondanza su tettuccio e due dei dettagli che caratterizzano in maniera più evidente l’Aero Pack del modello in prova: lo splitter all’anteriore e lo spoiler dietro. Ho sentito che alcuni lo hanno definito eccessivo, addirittura troppo vistoso, ma io lo trovo un valore aggiunto e non soltanto per l’impegno aerodinamico che mette in gioco, ma perché se ci pensate bene, il listino attuale delle auto sportive è ormai sostanzialmente orfano di modelli dotati di spoiler. E poi contribuisce a rendere meno amichevole il look della piccola francesina, adesso più imbronciata che mai.
Alpine ha così aggiornato la propria gamma, in evoluzione perpetua sulla scia del meritato successo ottenuto con l’introduzione di una superleggera da poco più di 1 tonnellata e 100 kg, ma che non vincola l’appuntamento con il fisioterapista, dato che oltre al servosterzo, si riesce a salire e scendere senza alcuna difficoltà, anche con gli eccezionali sedili sportivi Sabelt, regolabili soltanto avanti e indietro, a patto che non dobbiate intervenire sull’altezza ed a quel punto basterà svitare e regolare la seduta in maniera ideale. Che poi è proprio uno degli aspetti fondamentali dell’esperienza con la A110, dato che la percezione è proprio quella di essere appoggiati sull’asfalto, letteralmente inglobati da un corpo vettura che ti sembra cucito addosso. È proprio come lo ricordavo, anzi meglio, dato che la A110 S guadagna qualche cavallo e raggiunge il traguardo dei 300, lasciando pressoché invariato tutto il resto, almeno per come lo avevamo scoperto in occasione della mia prova sulla versione pre-aggiornamento.
La convivenza con un’Alpine è qualcosa di fattibile sotto ogni punto di vista. Se non siete troppo gelosi e non avete paura di qualche colpetto da parcheggio, potete addirittura ipotizzare di utilizzarla quotidianamente. Ma la realtà è che si fatica a stare lontano dalle curve, perché il piccolo ma esaltante 4 cilindri turbo non attende l’ora di essere sguinzagliato, ricordando che il piacere di guidare è qualcosa che non potrà mai essere sostituito dalla pura potenza. Così, con i valichi alpini ancora off-limits, la destinazione più logica è quella che sembra esser nata per la copertina del numero che state sfogliando in questo momento: la Route de Gentelly. Fare centinaia di chilometri per qualche fotografia? Ebbene sì, anche perché se a pigiare il pulsante della reflex ci pensa il nostro Alessio Becker, a dare fondo al serbatoio tocca provvidenzialmente al sottoscritto.
Lasciamo Nizza dietro lo spoiler e ci dirigiamo verso nord, dove ad attenderci c’è uno dei serpenti di asfalto più coinvolgenti del sud della Francia. Noto con piacere che il navigatore satellitare è stato migliorato, perlomeno a livello di software, infatti non ci fa sbagliare strada neppure una volta, portandoci a destinazione, là dove la quintessenza del piacere di guida sta per prendere forma. Gréolières, ovvero un luogo magico, meta indiscutibile e background di alcuni degli scatti più instagrammati al mondo. Un lavoro svolto da secoli di erosione e agenti atmosferici che hanno concesso all’essere umano di ricavare una tortuosa strada tra rocce appuntite che creano un capolavoro artistico senza eguali. E la A110 S che si infila nei bui tunnel come un proiettile, non sfruttando ancora appieno tutto il potenziale a causa della tortuosità dell’intestino d’asfalto in questione.
Questo è uno di quei luoghi che ti entrano dentro e che riescono a dare forma ad un legame indissolubile tra uomo e macchina. In modalità Sport, senza andare necessariamente a richiamare Track (si può comunque disattivare il controllo trazione a piacimento), si percepisce ogni cambiamento del manto stradale. L’assetto si irrigidisce e così anche la risposta dello sterzo, ma l’Alpine non diventa una bestia indomabile, quanto piuttosto la rappresentazione dell’auto sportiva definitiva, di quelle che stanno inesorabilmente scomparendo. Lo sterzo è preciso e i paddle del cambio restano fissi al piantone, offrendo così una migliore e più intuitiva gestione dei 7 rapporti del cambio a doppia frizione. Peccato solo che a volte capiti di scalare nel preciso momento in cui il cervellone elettronico pensi la stessa cosa, trovandosi così a scendere di due marce, anziché una soltanto.
Dopo aver percorso chissà quante volte la tratta più scenografica, concedendo le ormai mature linee della A110 S in favore di camera, proseguo oltre il Pas de Tout Vents e data l’assenza di neve svolto in direzione Gréolières-les-neiges, verso quota 1.800 metri. La strada si arrampica verso l’alto, ma è tutto fuorché il più tradizionale passo di montagna. Immaginate un’autostrada con un asfalto pressoché perfetto, qualche tornante e lunghi, anzi lunghissimi rettifili dove hai realmente modo – con strada rigorosamente chiusa al traffico – di mettere sotto stress il 1.8 centrale della A110 S. Esatto, una giostra. Superata la prima curva si fa sul serio e metto giù a tavoletta, rendendomi subito conto che oltre la soglia dei 2.100/2.300 giri l’Alpine tira come se fosse stata lanciata da una gigantesca fionda.
I cambi di marcia sono velocissimi e stringo il volante in Alcantara per evitare che gli pneumatici leggano troppo le poche disconnessioni della strada sotto di me. Il soffio del turbocompressore fa capolino in abitacolo in rilascio, scalo due marce – anzi tre – imposto la curva e raggiunto il punto di corda metto giù il gas come se stessi fuggendo dalla fine del mondo. L’auto resta piantata a terra, accennando un piccolo sovrasterzo e ridefinendo il concetto di corpo vettura premuto al suolo. Proprio quando serve e nella dose che ti consente tuttavia di avere margine di divertimento, dato che lontano dai cordoli non stiamo certo gareggiando contro il cronometro. La A110 S è pura goduria: se ne comprassi una interverrei soltanto sull’impianto di scarico, schiarendo un po’ la voce ed accentuando quegli scoppiettii che sanno un po’ troppo di artificiale. In questo modo si guadagnerebbero anche un paio di cavalli, ma su strada, state pur certi che 300 è in questo caso il numero perfetto.
I freni autoventilati con dischi da 320 mm sembrano instancabili, merito anche della ridotta massa che ci si porta appresso, ma se dovessi individuare i due punti chiave dell’experience Alpine sarebbero senza dubbio la trazione e la precisione dell’anteriore nel misto stretto. Al posteriore abbiamo un sistema elettronico di controllo del differenziale, complice di qualche derapata che non crederesti possibile, dato l’apparentemente infinito grip concesso da un telaio leggero (anche se non in fibra di carbonio). Mentre il dialogo tra sterzo e asse davanti è qualcosa che mi sorprende e che pur non essendo mai spiccatamente nervoso cambia parecchio i feedback che ricordo di aver provato al volante di una A110 standard, pur sempre una sportiva da 10 e lode.
Raggiungere velocità a due zeri è un attimo e farlo avventandosi su una famiglia di tornanti pronta ad innalzare il livello di adrenalina è tutto ciò che chiederesti se ti mettessero di fronte all’ultimo desiderio da esprimere prima dell’avvento dell’elettrificazione del parco auto globale. Ma oggi non importa, perché la Alpine A110 S riesce a farti sentire più vivo che mai nonostante non rinunci alle comodità che la rendono anche una valida gran turismo che non ha paura di macinare chilometri in autostrada, magari per raggiungere l’hotel per le vacanze, ma ancora meglio verso una strada tutta curve. Ci sono due vani di carico, uno piccolo (e che si surriscalda) dietro il motore e uno davanti, più ampio ma poco profondo, nel quale stivare due sacche morbide. Quello che porterete dietro con voi è senza dubbio tanto divertimento e il ricordo di curve affrontate con il coltello tra i denti, grazie ad una vettura talmente speciale che dopo esser nata sulle memorie dei successi rallystici dell’antenata degli anni 70 è riuscita a guadagnarsi un posto speciale nel cuore degli appassionati di oggi.
Ho la fortuna di guidare un’infinità di auto esaltanti ogni anno e seppure non stiamo parlando di una supercar da mille cavalli e prezzo a sei zeri, fidatevi se vi dico che la A110 S è una delle migliori auto sportive in circolazione. Con un prezzo che parte da poco più di 70.000€ e con costi di gestione tutto fuorché proibitivi, è la migliore risposta che possiate dare quando vi domandano perché sia necessario viaggiare centinaia di chilometri per scattare qualche fotografia e scrivere le proprie impressioni di guida. La risposta potrà suonare sempre uguale, ma in realtà ci si rende ben presto conto che il motivo sia qualcosa di molto personale, capace di racchiudere emozioni e sensazioni dentro un momento che si sviluppa dall’alba al tramonto di un giorno che resta scolpito nel nostro animo, esattamente come il vento e la pioggia hanno modellato le rocce sopra Gréolières, dando vita ad un capolavoro naturale che oggi ha accolto nel suo abbraccio un capolavoro ingegneristico pensato per tutti quegli appassionati al quale batte forte il cuore, quando le prestazioni non sono fini a se stesse, ma raccontano e saziano la nostra fame di desideri al volante.
ALPINE A110 S AERO PACK
Motore 4 cilindri Turbo, 1.798 cc Potenza 300 hp @ 6.300 rpm Coppia 340 Nm @2.400 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio Automatico a 7 rapporti Peso 1.184 kg
0-100 km/h 4,2 sec Velocità massima 260 km/h Prezzo da€76.050