Alpine Grand Prix 2020 | Canyoning Su Un Serpente d’Asfalto
Un attimo di silenzio, in cui i rumori dei bolidi presenti hanno lasciato spazio alle parole di appassionati che usano le proprie vetture per ciò che sono state create: guidare e quindi creare ricordi emozionanti.
Testo di Giorgia Rossi / Foto di Marco Capelli
Una volta entrati nella famiglia di Auto Class Magazine, tre cose sono sicure: la sveglia all’alba, il pranzo con minimo un paio d’ore di ritardo rispetto al solito e tanto divertimento. Stavolta però ci siamo svegliati ben prima dell’alba, dato che il ritrovo a due passi da Antibes si sarebbe dovuto tenere discretamente presto, in modo da garantire la possibilità di svolgere il lungo percorso con più calma del solito. Il motivo? Non vorresti guidare come un pazzo nelle Gorges du Verdon, soprattutto per non perderti l’incredibile panorama del canyon più profondo d’Europa, fatto di rocce dalle forme più singolari, tunnel che si addentrano nel profondo della montagna e una volta terminati lasciano spazio ad una assurda sensazione di vuoto, con un baratro che nei punti più estremi arriva addirittura fino a toccare i 700 metri di profondità. Dalla sponda opposta puoi scorgere una sottile e quasi indistinta strisciolina di asfalto, una manciata di casupole ed il cristallino colore delle acque del Lac de Sainte-Croix.
L’Alpine Grand Prix, che come suggerisce il nome, rinnova ogni anno il proprio itinerario restando pur sempre fedele alle selvagge cime dei passi alpini a ridosso del confine tra Italia e Francia, per quest’edizione ha cambiato completamente musica, offrendo agli equipaggi che hanno preso parte al tour un’alternativa più panoramica del solito e che all’elevata altitudine dei colli ha preferito il surreale paesaggio creato da secoli di erosione. Eravamo già stati qui qualche anno fa, in occasione dell’indimenticabile viaggio a bordo della McLaren 720S, per il libro “The Great Escape” e poi ancora recentemente, con la nuova Jaguar F-Type Convertibile, per uno degli episodi che leggerete sul nuovo libro “Alpinist”, in uscita a dicembre di quest’anno. E questo è uno di quegli ingredienti che rende un driving tour ancora più speciale, il fatto di aver scoperto gli scorci più scenografici della zona, sostare nelle zone più rappresentative e saper condurre un gruppo di scalmanati – vecchi e nuovi – in uno dei luoghi più incredibili del nostro pianeta.
Partiti con pochissimi minuti di ritardo sulla tabella di marcia e dopo una immediata sosta rifornimento, abbiamo guidato in direzione Vence, per poi abbandonare quasi ogni segno di civiltà e percorrere la prima delle strade per cui è valsa la pena svegliarsi presto. Il Col de Vence, nonostante non raggiunga neppure i 1.000 metri di altitudine, è un susseguirsi di curve e tornanti, un asfalto perfetto e una vegetazione resa ancora più spoglia del solito, grazie all’ormai imminente arrivo dell’autunno. Ogni tappa ha funzionato alla perfezione, il gruppo è stato sempre compatto e nessuno ha perso neppure un briciolo dell’esperienza di guida intensa che sanno regalare le curve in direzione Gréolières, quelle che portano a quel tesoro di rara bellezza chiamato Route de Gentelly, con le sue gallerie scavate nella roccia e dalle forme più strane. Tappa obbligata, senza nemmeno pensarci due volte.
Ripartenza poi lungo la Route de Thorenc e quindi superando Castellane, paese che ha ricoperto l’importante ruolo di tappa di metà percorso, introducendo il tratto distintivo di quest’edizione, le Gorges du Verdon. Abbiamo guidato preferendo per prima la Rive droit (riva destra) – che poi sarebbe quella settentrionale – senza dubbio la più ricca di scorci, piazzole e balconi che si affacciano nel cuore delle gole, sostando nel punto più iconico dell’intera area e lasciando che i partecipanti riempissero i propri occhi del vuoto totale di fronte a loro, sentendosi quasi al riparo a ridosso delle altissime rocce alle loro spalle. Un attimo di silenzio, in cui i rumori dei bolidi presenti hanno lasciato spazio alle parole di appassionati che usano le proprie vetture per ciò che sono state create: guidare e quindi creare ricordi emozionanti. Notevole la delegazione di Ford Mustang, quasi tutte provenienti dal Mustang Club of Monaco, senza tralasciare le immancabili Porsche, Maserati e le piccole bombe Abarth, MX-5, Golf GTI e il super-SUV definitivo, l’Audi RS Q8 utilizzata come staff car ufficiale, nonché auto di copertina di questo stesso numero nell’emozionante viaggio sui colli francesi, ma questa è un’altra storia.
Tempo di ripartire e dopo essere entrati nel tratto finale del percorso, qualche goccia di pioggia fa capolino, costringendoci a rallentare il passo, senza per questo motivo pesare su una giornata di guida che ha già regalato momenti a dir poco intensi. Si giunge sulle sponde del Lago di Sainte-Croix, che nonostante un timido maltempo non nasconde il celeste delle proprie meravigliose acque, oltrepassiamo il Pont du Galetas e puntiamo motori e cavalli verso la Rive gauche (riva sinistra), arrampicandoci in direzione Aiguines ed effettuando l’ultima sosta sul Pont de l’Artuby, non adatto a chi soffre di vertigini. Ultimi chilometri e si raggiunge Castellane, mettendo le gambe sotto al tavolo con solo 50 minuti di ritardo. Il pranzo a l’Escapade è ottimo, così anche l’accoglienza e vedere i volti felici, seppur affaticati, dei partecipanti è il modo migliore per concludere una giornata all’insegna della quintessenza della passione automobilistica. Ma non è finita qui in realtà. Grazie ad una provvidenziale deviazione sulla via del ritorno abbiamo avuto modo di percorrere nuovamente la Route de Gentelly, fare un’altra sosta e respirare a pieni polmoni la scusa più bella per tornare a casa tardi. L’Alpine Grand Prix meno alpino di sempre è stato un altro giorno da sogni ad occhi aperti.