ALPS ATTACK – Renault Megane RS Trophy
RENAULT MEGANE RS TROPHY
ALPS ATTACK
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Daniél Rikkard
Meno spazio ai convenevoli e un pedale destro che funge da collegamento tra lo sguardo concentrato come nel centro di un mirino e i 6.000 giri di uno dei più sorprendenti 4 cilindri che abbia mai guidato.
S’è fatta attendere a lungo, ma proprio come tutte le cose migliori, la nuova Megane RS esalta l’attesa ed è pronta a farti assaporare la nuova generazione di quella che a tutti gli effetti ha rappresentato la miglior compatta sportiva degli scorsi anni. A creare scompiglio in redazione non è però una Megane RS qualsiasi, ma la Trophy, la versione hardcore con 20 cavalli in più, il telaio Cup e quel difficile compito di non deludere le immense aspettative create nel cuore degli appassionati di guida. Se prima il compito di una hot-hatch era importante e dedito a divertire, adesso sta quasi ricoprendo il ruolo di una autentica necessità, in un mondo sempre più rivolto a propulsori alternativi e con un occhio di riguardo verso le emissioni, la quintessenza del piacere di guida diventa una qualità spesso messa in secondo piano da chi detta le regole di un mercato a dir poco attanagliato anche da una crisi dovuta a tasse, caropetrolio e mille altre spine nel fianco per veicoli che come prima cosa in mente hanno il divertimento di chi siede al volante.
La Megane RS non sarà certo la prima vettura che verrà in mente all’automobilista tradizionale, ma nel caso abbiate abbastanza fuoco nel vostro cuore, sappiate che la cinque porte francese ha spazio per cose e persone ed è disponibile sia con il cambio manuale che con l’automatico EDC, entrambi a 6 rapporti e per nulla ostili a una eventuale convivenza con la vostra routine settimanale. La Trophy è come un felino che allunga gli artigli ed è pronto a balzare, con lo sguardo fisso verso la strada e con la consapevolezza di dover adempiere all’importante missione che la vedrà raccogliere il testimone da una delle più grandi sportive che abbiano mai calcato questo pianeta. Passare da una generazione all’altra significa anni di lavoro, montagne di soldi investiti in ricerca e sviluppo, interminabili ore di test su strada e su pista, eppure la percezione verso il balzo generazionale si consuma in una manciata di secondi, nel preciso momento in cui il nuovo modello deve rappresentare il nuovo standard da battere e dove quello precedente – pur straordinario che sia – sarà visto come l’unità di misura da superare sotto ogni aspetto. Come è inesorabile il passare del tempo, la severa legge dell’evoluzione non lascia scampo a errori o insicurezze, ecco perché per la regina delle hot-hatch abbiamo deciso che sarebbe servito qualcosa di speciale.
La più razionale risposta ha preso le sembianze di una maratona su un numero non ben precisato di passi alpini e poi anche perché era da tempo che avremmo voluto intitolare “Alps Attack” uno dei nostri articoli. Appurato che il lato pratico della RS Trophy sia pur sempre quello di una Megane, con le dovute proporzioni relative a un corpo vettura molto più vistoso e muscoloso – in questo caso nel bellissimo Giallo Sirio del nostro esemplare – un assetto più rigido ma non per questo incivile quando la strada non è in perfette condizioni, reputo che per la maggior parte dei clienti il luogo ideale per spingere il proprio desiderio di esplorazione e farlo coincidere con quello di guida sportiva sia il contesto stradale, soprattutto di quelli caratterizzati da una serie infinita di curve che si fanno abbracciare da panorami da cartolina. Abbiamo così cominciato con il definire il punto di partenza, tassativamente a ridosso del versante alpino che sovrasta il confine tra Italia e Francia, trait d’union topografico ideale quando sai benissimo che gran parte del viaggio sarà affrontato con un piede destro piuttosto pesante. Nel giro di un paio di giorni, dopo aver preso confidenza con la vettura e saggiato le sue capacità nel più intransigente contesto cittadino, ci ritroviamo a Sauze d’Oulx, località montana in grado di unire una vista mozzafiato alla comodità di essere a pochi chilometri da località come Bardonecchia e Sestriere. L’idea di base dell’Alps Attack è quella di mettere nello stomaco un’abbondante colazione e guidare dal mattino alla sera, escludendo qualsiasi tipo di strada a scorrimento veloce in favore del maggior numero di passi di montagna che ci dividono dal centro di Cuneo, nel basso Piemonte.
Fatto il pieno nel serbatoio della RS Trophy e caricata tutta l’attrezzatura fotografica utile alla nostra missione, maciniamo i primi chilometri che ci dividono dal Colle del Moncenisio, il primo valico che unisce l’Italia con la Francia, arrampicandosi lungo una serie di curve molto veloci e che sono un’autentica gioia per gruppi di motociclisti che non hanno certo paura di utilizzare le pedaline per lasciare segni sull’asfalto. Noi non stiamo a guardare e finalmente pronti a sfruttare la RS per ciò che è stata creata, richiamo la modalità Race dal display centrale, spostando la leva del cambio in modalità sequenziale e aumentando la presa delle mie mani sul volante, quasi come se fossi in procinto di lanciarmi in guerra contro un esercito di tornanti. Bastano davvero pochi minuti per rendersi conto che la magia intrapresa con la precedente generazione di Megane RS sia rimasta intatta, con un corpo vettura che dona addirittura più confidenza al guidatore rispetto alla variante da 280 cv, il tutto grazie a un assetto ribassato di 2 mm e ammortizzatori, barre antirollio e molle più rigide del 25%, 10% e 30%. La rapida successione di curve che porta verso le cristalline acque del lago del Moncenisio è il banco prova ideale per un’auto di questo tipo, sia per la grande varietà delle stesse, che per il manto stradale che varia continuamente, mettendo sotto stress gli pneumatici e il differenziale meccanico Torsen a slittamento limitato presente sull’asse anteriore.
Non fermarsi ad ammirare il paesaggio sarebbe stato un peccato di gola, eppure mentre il fotografo svolge le sue foto di rito, colgo l’occasione per osservare quanto le nervature della RS incidano positivamente sul look di una vettura che non passa inosservata nemmeno di fronte al più distratto degli automobilisti. I passaruota sono ancora più massicci e i cerchi Jerez tritono da 19 pollici contribuiscono ad accentuare un colpo d’occhio laterale che non lascia spazio a dubbi – questa è un’auto che fa sul serio. Fortunatamente a caratterizzare la Trophy abbiamo anche un impianto di scarico vitaminizzato, dotato di un nuovo collettore e di una valvola che aumenta il sound a seconda della modalità di guida per la quale si opta (Comfort, Neutral, Sport, Race e Personal). C’è da dire che l’EDC svolge un ottimo lavoro in qualsiasi scenario, preferendo marce alte in Comfort e sfruttando tutta la curva di coppia in Race, la modalità che ovviamente prediligo per una giornata come questa in cui la parola d’ordine è “scannare come se non ci fosse un domani”. La RS Trophy, come la RS standard, è dotata del retrotreno 4control, ovvero della capacità di sterzare le ruote posteriori sino a 2,7° in controfase rispetto a quelle anteriori, così da accentuare la maneggevolezza sotto ai 100 km/h, mentre ad andature superiori agevolano l’inserimento in curva fino a 1°, accorciando virtualmente il passo della vettura.
Se aveste mai avuto dubbi, il pacchetto meccanico della nuova generazione di Megane RS vi avrà sicuramente schiarito le idee, a questo punto tenete in mente che la Trophy fa tutto in maniera ancora più acutizzata, con l’abilità di gettarsi tra le curve come fareste con un grosso go-kart. Allo stesso modo, scendendo dal versante nord del colle del Moncenisio – in direzione Lanslebourg – l’andatura si fa più frenetica e sfruttiamo il perfetto bilanciamento dei pesi anche grazie all’impianto frenante Brembo, apparentemente instancabile nonostante le alte temperature e le sollecitazioni a cui è stato sottoposto nell’arco di tutto il nostro assalto alpino. Durante il tragitto che ci divide dal passo successivo, apprezziamo anche il lato ergonomico della RS Trophy, hardcore nell’anima ma pur sempre civile e quindi dotata di aria condizionata, navigatore satellitare e un potente impianto audio (che oggi resterà inesorabilmente spento), il tutto a portata di mano dal display verticale da 8,4 pollici posto al centro della plancia. Tolto questo evidente richiamo alla contemporaneità, uno degli aspetti che apprezzo di più di questa Megane è la voglia di tenere viva quell’essenza analogica che rinuncia a eccessivi fronzoli in favore di un cockpit dedito a ripagare a dovere il più profondo desiderio di divertimento su ruote. I paddle dietro al volante peccano di qualche centimetro in lunghezza, ma in compenso hanno il giusto peso e ti trascinano con precisione nell’arrampicata sino alla sesta marcia, con un propulsore quattro cilindri in linea da 1.8 cc e 300 cavalli (+20 rispetto alla Megane RS) che con il cambio automatico mettono a terra 420 Nm di coppia, anziché 400.
La scalata sul Col du Télégraphe e quindi sul più scenografico Col du Galibier porta questa particolare giornata in ufficio su un piano nettamente più serio. Meno spazio ai convenevoli e un pedale destro che funge da collegamento tra lo sguardo concentrato come nel centro di un mirino e i 6.000 giri di uno dei più sorprendenti 4 cilindri che abbia mai guidato. La francesina aggrotta le sopraciglia e mastica chilometri di asfalto con una sicurezza disarmante e mentre il terminale di scarico in mezzo al paraurti sbuffa e sputa fuori aria con i decibel che vi aspettereste da simili prestazioni, mi rendo conto di quanto incredibile sia il dialogo tra il volante e la strada. La Megane RS Trophy è una delle sportive più analogiche di quest’era ormai finita a capofitto in un Matrix che ha trascorso troppe ore a Forza Motorsport. Ogni più piccolo feedback viene mandato dalle ruote alla schiena senza filtri apparenti e nonostante ci sia comunque molta elettronica a limitare inutili dispersioni di potenza dovuti ad una trazione unicamente sull’asse anteriore, ogni curva si affronta con il coltello tra i denti e un detonatore emotivo pronto a mandare in frantumi il mondo attorno a noi. Tutto nel nome del piacere di guida.
Col du Lautaret e quindi l’incantevole Col d’Izoard con le sue rocce che ti obbligano a qualche sosta extra, dove per la prima volta ti ritrovi a dare le spalle al bolide giallo. Appena il tempo di lasciare che il concerto di ticchettii di parti meccaniche bollenti si assopisca che si riprende la nostra frenetica abbuffata di asfalto in direzione Col de Vars e quindi Col de Larche, penultima tappa prima del ritorno a quella civiltà che ci impone di allentare le briglie al nostro furioso destriero, nient’affatto sazio dopo una cavalcata alpina che mi ha sorpreso sotto tutti gli aspetti possibili. Prima di partire, il livello di aspettativa era pari soltanto a quello del timore di avere a che fare con una sportiva addomesticata e soltanto parente del modello del quale prende il posto. Non sono serviti nemmeno un centinaio di chilometri per capire che Renault sia riuscita a evolvere il lato prestazionale senza far perdere quel dialogo sincero con l’anima meccanica della RS Trophy. E’ un’auto simile e che differisce sostanzialmente per quella sensazione di un corpo vettura più stabile (soprattutto al retrotreno) e che ad alcuni potrebbe invece peccare di minor vivacità. La Trophy è veloce come un serpente che sferra il suo attacco letale e risveglia in noi quella voglia di guidare per il più puro piacere di disegnare un sorriso in volto a chi ha il compito di decidere su che livelli mantenere l’andatura, senza necessariamente stravolgere l’anima dell’auto stessa a seconda dei pulsanti che vengono premuti.
E’ indubbio che in Race si sfrutti maggiormente lo spirito racing della transalpina gialla e che in Comfort si possa condurre una convivenza pacifica nel tragitto casa-lavoro o per fare la spesa al supermercato, ma sapete meglio di me che se spenderete più di 42 mila Euro per una compatta lo fate in nome di giornate come queste. Poco importa se saranno 600 km, 2.000 o anche soltanto una dozzina, quei singoli metri di strada percorsi come degli indemoniati varranno ogni attimo vissuto facendo l’occhiolino a un contagiri che una volta superati i 4.000 giri ti getta tra le braccia di uno special stage intenso come lo avremmo desiderato. La paura di restare delusi è soltanto un ricordo, la passione può dormire sonni tranquilli ancora una volta.
RENAULT MEGANE RS TROPHY
Layout – Motore anteriore, trazione anteriore
Motore – 4 cilindri 1.798cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 6 rapporti
Potenza – 300 cv @ 6.000 rpm
420 Nm @ 3.200 rpm
Peso – 1.419 kg
Accelerazione – 5,7 sec.
Velocità massima – 260 km/h
Prezzo – da € 42.250 (esemplare in prova € 49.700)