American Muscles | Episodio 07 – DODGE CHARGER
DODGE CHARGER
Testo Christian Parodi / Foto RevMuscleCars
In questo viaggio americano mi sono spesso trovato di fronte a quei miti troppo spesso idealizzati, di quelli che le elevate aspettative rischiano di rovinare quando poi alla fine ti trovi solo al cospetto del tuo sogno. La Dodge Charger – annata 1969 – è uno di questi, anzi è forse il più grande obiettivo ancora rimasto nella mia lista di auto da guidare prima di lasciare questo mondo. Icona del cinema per antonomasia, prevalentemente utilizzata dal villain di turno, ma consacrata al piccolo schermo anche grazie all’intramontabile serie TV “Dukes of Hazzard”, la Charger è la più eccezionale rappresentazione delle muscle cars, anche a siderali distanze dalle infinite e polverose statali del West Virginia.
Linea filante, due sole porte e un enorme V8 a scaricare sulle ruote posteriori alcuni tra i 375 cavalli più scalpitanti che si possano desiderare. Già, perché è inutile girarci attorno e pensare a percorrenze di curva o chissà quale altro dato da nerd, dato che l’assetto resta pur sempre molto morbido e che il peso di questa Dodge è paragonabile a quello di un SUV contemporaneo, ma fidatevi quando vi dico che il coinvolgimento alla guida è qualcosa che non lascerà la vostra memoria. Avvicinarsi ad uno di questi mostri sacri fa salire un pizzico di ansia, quel classico brivido che percorre la schiena e che viene sostituito da un vero e proprio tremore alle gambe, il preciso istante in cui do vita al V8. Tutto comincia a vibrare e ogni volta che premo sul gas a vettura ferma, è come se l’auto stessa venisse scossa, quasi implorando di lasciare qualche centimetro di pneumatico sull’asfalto sporco di sabbia e partire verso le distese fuori Morgantown.
La Charger non delude le mie aspettative e da forma a quel sogno americano che sin da piccolo mi ha accompagnato in chissà quante centinaia di film. Oggi sono il cattivo, ma non posso fare a meno di pensare alla Dodge arancione dei Dukes. Insomma, immaginatevela come volete, la Charger sa esattamente cosa occorre in questo preciso momento e risponde affermativamente accennando un’impennata del cofano motore, aumentando i decibel e lasciando che l’aria accarezzi il braccio sinistro, pronto a carambolare fuori dal finestrino soltanto dopo aver domato la voglia primordiale di strapparti il sorriso dalla faccia. Sì, perché in fondo è pur sempre una cattiva ragazza, ti fa perdere la testa e non puoi più farne a meno. Tempo di svegliarmi, con la consapevolezza che se voglio provare un po’ di sana pelle d’oca, mi basterà ripensare a lei.
… to be continued