American Muscles | Episodio 11 – Chevrolet El Camino
Chevrolet El Camino
Testo Christian Parodi / Foto GM Authority
Ho sempre avuto un debole per la El Camino. Non è una novità – direte – del resto è più facile trovare una muscle car alla quale non sia particolarmente legato, ammesso che ne esista qualcuna. Ma con lei è diverso e magari proprio per via del fatto che da piccolino non volevo proprio saperne di staccarmi dal mio modellino. Era più grande delle altre – fuori scala – e dato che aveva la carrozzeria interamente in plastica non era neppure fatta bene. Le si apriva soltanto la portiera lato guida, ma con quei muscoli e la possibilità di caricare sabbia e pietre nel cassone era per il me-bambino il perfetto punto d’incontro tra le auto sportive e quei camion che mi facevano trascorrere intere giornate con le mani nella terra.
Inutile dire che trovarsi di fronte ad una El Camino in Europa è una situazione estremamente rara, ma negli States sono eccezionalmente utilizzate e conservate più o meno bene. Del resto, ciò che conta è che sappiano ancora far impennare il cofano e alzare polvere come sapevano fare tra i 60 e 70, gli anni d’oro di questo modello. La El Camino era la risposta di Chevrolet alla Ford Ranchero: veniva definita come una coupé, ma al posto di una coda sinuosa aveva un vero e proprio cassone che la rendeva utile a chi cercava in un’unica automobile il veicolo da lavoro e quello per il divertimento. Un look inusuale e che purtroppo è sparito col tempo, lasciando a questi modelli un certo alone di magia che ti pervade una volta che metti in moto e ti rendi conto che l’El Camino non disattende le aspettative.
Con il tempo fu esteticamente aggiornata, mentre il comparto motoristico arrivava a stivare propulsori da autentica sportiva, come i V8 da 6.8-litri e addirittura da 7.4-litri, per una potenza massima di 450 cavalli e 678 Nm di coppia. Il sogno americano respira a pieni polmoni e nessuna strada sarà mai abbastanza polverosa per un El Camino, uno dei più straordinari simboli della libertà a stelle strisce concessa da quelle distese di terra interrotte da una striscia d’asfalto che si perde verso l’orizzonte. È la muscle car che non ti aspetti, quella che vorresti portarti a casa e magari affiancare ad un ritorno in chiave contemporanea. Fatela, io sarei in prima fila per comprarne una. O due.
… to be continued