Amilcar Pégase G36 1938: Nata per Correre
Testo Carlo Brema / Foto concessa da Motors DB
Un centinaio di anni fa il panorama automobilistico era completamente diverso rispetto a oggi. Pensare però che negli anni 20 c’erano già sgravi fiscali per i costruttori che producevano vetture leggere rispecchia il downsizing contemporaneo e diede comunque modo ad Amilcar di pensare agli appassionati e alla loro incessante richiesta di un’auto vera e propria, che fosse bella da guardare e appagante da guidare. Con queste premesse, negli anni a seguire, videro la luce modelli sempre più affascinanti tra cui la Pégase G36.
Si trattava di una due posti estremamente aerodinamica e con carrozzeria interamente in alluminio, con soluzioni estetiche prese in prestito dal mondo dell’aeronautica e che avrebbero garantito un peso ridotto, utile principalmente per l’utilizzo che se ne sarebbe fatto nelle competizioni. A spingerla vi era un generoso 2.5 da 85 cavalli, il quale assicurava una velocità massima compresa tra le 100 e i 105 miglia all’ora. Era poi caratterizzata dal particolare impianto frenante idraulico della Lockhead e dalla possibilità di intervenire con svariate modifiche – estetiche e meccaniche – a seconda della destinazione di uso. La Pégase G36 era perlopiù indirizzata alle gare di durata, come nel caso della mitica 24 ore di Le Mans ed a tal proposito viene subito alla mente l’edizione del 1938.
Nel dopoguerra, la celeberrima madame Roux, moglie di un rinomato chirurgo parigino, acquistò la Pégase e prese parte a diverse competizioni con il suo fedele cagnolino Mowgli (vincendo per esempio la corsa femminile Parigi – Vichy – Saint Raphael) diventando celebre per il fatto che l’animaletto venisse sballottato da una parte all’altra dell’abitacolo, restando però sempre accanto a questa straordinaria e competitiva donna di gran classe e che non temeva affatto di sporcarsi di olio e grasso. La storia dell’Amilcar è anche e soprattutto questo, tanta passione che non conosce limiti e che nel mondo delle corse ha cementato il proprio nome, nonostante gli alti e bassi finanziari che purtroppo l’hanno resa sconosciuta alla maggior parte del pubblico moderno.