Audi Sport Quattro: Potenza a Trazione Integrale
ICONS
AUDI SPORT QUATTRO
Testo Andrea Albertazzi / Foto Audi
Ammettiamolo, a discapito di tutto è un periodo fantastico per essere appassionati di auto. Abbastanza per sistemarci a metà strada tra quelle vetture che hanno scritto i capitoli più importanti della storia, ma al tempo stesso in grado di fruire del costante progresso tecnologico e di prestazioni che anche solo che dieci anni fa sembravano impensabili. Per una volta non bisogna scegliere dove schierarsi, se dalla parte di quelle grezze widowmaker pronte a spaccarti l’osso del collo una volta svegliata la pressione del turbo, oppure preferire il massimo sviluppo delle nuove motorizzazioni ibride, che cercano in tutti i modi di prepararsi ad una possibile estinzione dei motori termici facendo convivere un’erogazione immediata a consumi ed emissioni politically correct. In questa spregiudicata guerra che almeno per il momento non conosce né vincitori né vinti, abbiamo imparato ad apprezzare ancora di più i miti di un passato non troppo lontano, quelle armi improprie travestite da auto sportive che continuano a far sognare e che hanno ritagliato un posto speciale nel libro dell’automobile.
Sto parlando di quei modelli che hanno conquistato la concretizzazione di una grandiosità progettuale che rischiava tutto sulle basi di una semplice intuizione – qualcosa di purtroppo decisamente lontano dalla concezione di business contemporanea – sono le stesse che hanno reso grande il motorsport, in particolare il mondo del rally, dove le vetture schierate erano spesso di stretta derivazione da quelle stradali che avreste potuto comprare l’indomani presso il concessionario di fiducia. Questo sport è sempre stato il punto d’unione definitivo che avrebbe permesso ad un comune automobilista di sentirsi eroe, una volta al volante della sua automobile. Tra le grandi protagoniste e sulla scia del nostro recente test al volante della straripante RS Q3 Sportback, non possiamo non pensare subito alla leggendaria Audi Sport quattro, con il suffisso “quattro” scritto appositamente minuscolo. Già, le cose sono cambiate, ma lei resta pur sempre la regina dei quattro anelli.
Era il 1976 e da una folle idea di una manciata di ingegneri tedeschi, lo sviluppo del fuoristrada destinato all’esercito VW Iltis avrebbe in qualche modo portato alla nascita di una tra le compatte sportive più leggendarie di sempre. Basata sulla umile piattaforma dell’Audi 80 e con parti prese in prestito dalla cugina VW Golf Mark I, l’Audi quattro fu svelata al salone di Ginevra del 1980, ma è soltanto qualche anno dopo che rispondendo alla necessità di costruire un minimo di 200 esemplari regolarmente immatricolati per uso stradale, la Sport quattro raggiunge la massima evoluzione per poter essere schierata nel campionato del mondo di rally, più precisamente nella famigerata categoria Gruppo B, la fossa dei leoni che non conosceva limiti di budget, di potenza e come ben ci ha insegnato la storia, neppure di pericolosità.
La Sport quattro stradale non nascondeva la sua inclinazione alla massima sportività, grazie ad un corpo vettura accorciato e allargato da passaruota più ampi, mantenendo quelle due caratteristiche che l’hanno resa immortale, ovvero la trazione integrale con ben 3 differenziali che gestiva la potenza di un fenomenale 5 cilindri in linea turbo da 2.1 litri e 300 cavalli di potenza (+100 rispetto alla prima incarnazione della quattro), sempre pronto a urlare e che una volta superata la soglia dei 3.500 giri avrebbe delineato il perfetto connubio tra adrenalina e velocità. La trazione su entrambi gli assi rendeva possibile sfruttare la pura potenza e aumentare notevolmente il grip in curva, situazione in cui la Sport quattro eccelleva rispetto alle più impegnative rivali, mentre la coppia di 370 Nm era come una vera e propria esplosione alla quale non sarebbe stato possibile abituarsi.
La realtà è che la Sport quattro, per costosa e rara che fosse – infatti costava 200.000 Marchi – era perfettamente utilizzabile in un contesto tutt’altro che frenetico come quello di una strada zeppa di tornanti. Manteneva il comfort di bordo di una coupé con quattro posti e la capacità di affrontare strade innevate era un plus che la consacra ancora oggi tra le compatte sportive più importanti della storia. Certo che il suo possibile utilizzo è ben più che relegato alle occasioni speciali, con un valore attuale di almeno 400.000 Euro, ma resta il fatto che l’Audi Sport quattro sia figlia di un azzardo, di un’idea e soprattutto del desiderio di rivoluzionare l’automobilismo e le competizioni, portandosi a casa non soltanto importanti successi, ma la consapevolezza di aver segnato la storia in modo indelebile.
L’Audi Sport quattro è il tributo assoluto alla trazione integrale, oggi ampiamente utilizzata anche sui più piccoli modelli della gamma e ovviamente su SUV, un sistema costantemente sviluppato e che prevede numerose modalità utili nell’affrontare terreni sterrati, innevati o semplicemente offrire maggiore sicurezza alla guida, ma ciò che strappa una lacrimuccia in un mondo in cui il valore delle emissioni viene per forza di cose messo davanti al piacere di guida è quel 5 in linea urlatore dalla timbrica che non lascia spazio a dubbi: vuole essere tirato per il collo e la Sport quattro ha saputo farlo come poche altre, esaltando quel particolare innesco dei cilindri che decantano un folle amore per la velocità, un sentimento nato dal desiderio e dalla fame di curve.