Bad Boys of Rock ‘n Rolla
SUPERCARSAFARI: Episode I
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Galapago Photography
Cosa c’è di più puro, duro, crudo e racing di una Corvette? Auto di sostanza che non hanno ceduto ai trend moderni, fatti di infotainment e porta lattine, ma che trasudano sportività da ogni poro, con quel naturale pizzico di indomabilità tipico di una potente muscle car a stelle e strisce. Quando ne vedi arrivare una, ti sembra quasi di sentire Springsteen cominciare le note di “Born in the U.S.A.”, vedere aquile volare nel cielo e bicchieri colmi di birra infrangersi tra loro in segno di fratellanza, quella fratellanza che accomuna tutti i possessori di auto che non sono soltanto semplici pezzi di lamiera, ma espressioni delle proprie passioni. Questo è uno di quei bei tunnel dal quale diventa poi difficile uscirne, una droga adrenalinica che vuole sempre più velocità, sempre più rumore, sempre più rock ‘n roll vecchia scuola, senza inutili fronzoli che tenterebbero di addomesticare una belva nata per veri uomini. È con questo sottofondo che i Bad Boys intendono rubare la scena, a scapito degli appassionati cuori italiani e del chirurgico battaglione tedesco.
È una mattina di fine Gennaio ed il Tempio della Velocità apre i cancelli per una giornata di track day apparentemente come tante. Il paddock comincia a riempirsi di Chevrolet, Dodge, Mustang , ma anche qualche vettura inglese (dato che il tema della mattinata è USA/UK); poi, puntuale come un rumoroso orologio svizzero, la delegazione americana del SupercarSafari posteggia ed ultima i preparativi prima di mettere le gomme in pista. Il sole, intanto, si fa largo tra le nuvole ,e comincia a scaldare l’asfalto di una domenica che sembra quasi primaverile, proprio mentre giro dopo giro le 3 Corvette bevono litri di benzina come un irlandese sull’orlo del baratro. Ovvio che un V8 così generoso è assetato, ma provocatelo e saprà rispondere a dovere. Ogni passaggio sul lungo rettifilo di Monza è lo sbandieramento di quanto baccano e quanta polvere possono alzare queste supercars quando riescono finalmente a sfogare tutta la loro rabbia e violenza, troppo spesso tenuta a freno a causa delle strade del vecchio continente. Ci vuole una strada grande per un’auto grande, ma ci vuole spazio e sicurezza per poter sgranchire a dovere un motore del genere, e l’Autodromo di Monza è il luogo ideale. Qui l’asfalto profuma di motorsport, qui semplici uomini sono diventati campioni e grandi campioni sono diventati leggende: è un privilegio poter calcare lo stesso terreno che ha visto crescere nomi incredibili della storia dell’automobilismo agonistico. I giri si susseguono ed è il momento di rientrare ai box e far raffreddare freni e motori. Il gentilissimo personale ci consente di effettuare degli scatti nella pit-lane e proprio in questo contesto ci è possibile capire quanto questo trittico sia a proprio agio a due passi dalla bandiera a scacchi e dai cordoli.
Storia gloriosa quella di Corvette che, nonostante alcuni episodi di alti e bassi e le numerose accuse per l’utilizzo di materiali non ai livelli dei canoni di noi europei e soprattutto per una guidabilità ancora troppo distante dalle esigenze dei più pignoli, hanno comunque, nel bene e nel male, perseverato nella produzione di queste sportive poliedriche, adatte sia ai lunghi viaggi (magari lungo le Highway americane), sia alla convivenza nella vita quotidiana. E dato che l’occhio vuole la sua parte, ricalcando una linea classica che ha saputo evolversi trovando il suo episodio migliore con l’ultima nata C7, che oltre ad essere incredibilmente vicina alla Concept Car di pre-produzione, riesce a omaggiare la mitica C2 Stingray, una delle americane più amate da appassionati e collezionisti, possiamo tranquillamente sostenere che oggi, qui, non manca nulla.
Matteo è giovanissimo, ma ha sempre avuto le idee chiare, ovvero ambire ad un’auto con linea da supersportiva e con un potente motore che fosse in grado di divertire ed offrire un’esperienza di guida degna di essere chiamata tale. Questi sono i motivi principali che lo hanno portato a poggiare il sedere a bordo della sua C6 Convertibile, un modello del 2007 con un generoso 6.0cc da 404 cavalli. La trazione posteriore ed il fatto di poter guidare con i capelli al vento sono poi la ciliegina sulla torta che non ti fanno pensare ai consumi più elevati del solito. Ma una Corvette è come una donna matura: fa innamorare chi ha qualche anno in più e fa innamorare i più giovani, senza alcuna distinzione. Del resto, mettendo in campo una quantità notevole di cavalli ed un folle amore per il sovrasterzo, chi sarebbe così noioso da non volerne una? Oggi c’è l’imbarazzo della scelta e per le occasioni speciali, ci vogliono location speciali, e così accediamo al RAV (il rettifilo ad alta velocità), solitamente interdetto alle auto (voci di corridoio dicono che dal 2015 ad oggi, gli unici ad avere avuto accesso con le vetture, siano stati un certo Sir Stirling Moss, Lewis Hamilton, Tim Burton (noto youtuber britannico) ed il Team di Auto Class. Se l’emozione di guidare sul tracciato di F1 è forte, guidare sul vecchio rettifilo ed avvicinarsi alla vecchia parabolica è qualcosa di magico, molto simile ad un viaggio onirico. La strada comincia ad inclinarsi ed i sensori di stabilità lampeggiano come degli alberi di Natale. Poi ti rendi conto che la forza di gravità è una scienza perfetta, dato che vieni premuto verso il basso: aprire la portiera senza indossare la cintura di sicurezza sarebbe un modo ideale per tentare il suicidio con stile, ma non è il caso. Facciamo qualche scatto dinamico e poi delle foto statiche, i più temerari si avventurano verso il guard-rail del lato superiore, ma poi scendere diventa una vera impresa acrobatica. Diavolo se le Corvette si sentono a casa qui. Guardare l’unica Callaway immatricolata in Italia, con quella gobba sul cofano che fa prendere fiato al compressore volumetrico, è una pura istigazione alla violenza. Avresti voglia di pestare sul gas come un maledetto e far gridare quei 630 cavalli, risvegliando dal letargo qualsiasi animale nel raggio di una decina di chilometri, ma grazie al cielo Giuliano riesce a desistere (però, qualche tondo in piano non glielo leva nessuno). Non è da tutti i giorni, perlomeno per noi europei, avere un pezzo così pregiato e raro: Callaway è sinonimo di estremismo senza compromessi, il cambio manuale e lo scarico sportivo rendono meglio l’idea di quello che aspetta guidatore e passeggero, nel momento in cui decidono di calarsi nell’abitacolo e dare gas. Una corsa tra gli aghi del contagiri, tachimetro e indicatore livello carburante, che apparentemente potrebbe sembrare lavorare con un serbatoio bucato, ma in realtà è solo il 6.3 che adora alzare il gomito.
La terza protagonista di oggi è stata la C7 Z06 di Daniele: un gioiello da ammirare e da guidare. La nuova C7 ha fatto strabuzzare gli occhi a tutti e la cattivissima versione Z06, si presenta come un macellaio pronto ad affettare la concorrenza tedesca ed italiana. Non sono mosse di marketing, ma fatti. Questi fatti sono vestiti con un V8 con compressore volumetrico in grado di erogare 660cv e 880Nm di coppia, cambio manuale che scarica sulle ruote posteriori (ma c’erano dubbi?) questa dannata potenza e finalmente sospensioni e telaio all’altezza di gestire delle curve ad alta velocità. Daniele ha il piede pesante e per questo motivo ha già buttato via le Michelin Pilot Sport Cup 2 di serie ed ha dovuto montare delle gomme che fossero in grado di percorrere più di 5.000km ad andatura da fuorilegge. I freni carboceramici sono un altro upgrade notevole ed hanno consentito di far segnare tempi sul giro migliori di supercars del calibro di Porsche Turbo e 458 Italia. Finalmente un’americana in grado di fare la voce grossa anche quando la strada non è rettilinea e perfetta, un’auto da guidare e per guidare, soprattutto con il coltello tra i denti. Un’estetica resa ancora più aggressiva grazie a spoiler e splitter in fibra di carbonio e da quelle linee spigolose che la fanno sembrare uscita dall’ultimo film griffato “Transformers”. Un tripudio: la C7 raccoglie un’eredità importante e la catapulta in un nuovo mondo fatto di tecnologie ibride, materiali ultraleggeri e #chipiùnehapiùnemetta . Lo fa mantenendo un rapporto qualità/prezzo che soltanto Nissan con la sua GTR può insidiare, lo fa con un 8 cilindri grintoso e sempre pronto a spalmare due strisce di pneumatico sull’asfalto, con un abitacolo finalmente moderno e meno plasticoso rispetto al passato. Insomma, lo fa alla grande e consente di valutare i modelli precedenti in chiave di prospettiva futura. E se a livello di performance, su serpentine o piste veloci, la C7 Z06 la fa da padrona, le due C6 sanno difendersi alla grande. Non è uno scontro, ma un gioco di squadra ed è questo che fa la forza dei Bad Boys. Un concerto di V8 e muscoli americani che suonano una canzone entrata nella hit parade nel lontano 1954 (con la Corvette C1) e che ancora oggi vive nel cuore di giovani e meno giovani.
Perdonatemi se non mi soffermo quindi con inutili elenchi di numeri che non fanno altro che confermare che “tanti cavalli = alta velocità”. A quelle sterili cifre preferisco le emozioni, ed oggi, in Autodromo, ne abbiamo vissute di intense. Abbiamo conosciuto persone eccezionali, che con la nostra stessa semplicità coltivano una passione pura che ha come unico obiettivo quello di divertirsi. Investire il proprio tempo ed i propri soldi in degli oggetti che non soltanto ti appagano una volta messe a riposare in garage, ma che sanno come strapparti un sorriso, magari dopo un traverso controllato o magari dopo esserti girato di 360° ed esserne uscito indenne, sono momenti che ti fanno capire che ne è valsa la pena. E poi non vedi l’ora che la settimana voli via in fretta, per poter tornare di nuovo al volante, aprire il tettuccio o i finestrini, dare sfogo a quel cuore che batte sotto al lungo cofano, con tanto amore quanta è la fame di divertimento che vi impone di pestare sull’acceleratore e far pattinare le gomme. Si può sembrare rudi e crudi, si può passare per Bad Boys, ma in fondo in fondo, tutti noi abbiamo un innato amore per qualcosa che, in questo caso, ha due bandierine incrociate tra loro.
Un ringraziamento particolare ai ragazzi dell’Autodromo di Monza che hanno reso possibile questa fantastica giornata. Prossimo appuntamento con gli amici di SupercarSafari, sul prossimo numero.