Dietro Le Quinte Del Mercedes Advanced Design Center
Testo di Giancarlo Gnepo Kla
Foto di Gabriele Cotti Piccinelli, Daimler Group
Edito da Vita di Stile
Sono sempre stato un “rompiscatole”, giusto per usare un eufemismo … specialmente quando si tratta di automobili.
Conversano (Ba), ottobre 2004.
In virtù di questa mia caratteristica, a soli 13 anni scrissi all’allora Presidente di Mercedes-Benz Italia Wolfgang D. Schrempp, che mi parlò del Centro di Advanced Design a Como: “Lì sapranno indicarti il percorso più indicato per i tuoi studi”, all’epoca per me era un miraggio il solo pensiero di poter varcare le soglie di quel luogo, ebbene 12 anni dopo ho avuto finalmente la mia occasione.
Premetto che in questo articolo non ci saranno scoop sui futuri modelli Mercedes-Benz, di questo non possiamo (e non vogliamo) parlare, si tratta di una chiacchierata informale tra appassionati di auto. Qualcosa possiamo raccontarla senza venir denunciati per spionaggio industriale: nel Mercedes-Benz Advanced Design Center di Como lavorano una trentina di persone tra designer, specialisti di color & trim (per la scelta di materiali e finiture) ed infine modellatori manuali e virtuali.
Lontani da occhi indiscreti vengono sviluppati gli interni delle autovetture di produzione e delle concept cars, inoltre vengono portati avanti progetti di Advanced Design (si pensi allo yacht Silver Arrow Marine 460 Granturismo o agli interni dell’elicottero Eurocopter EC145).
Como, febbraio 2016.
Ad accogliermi davanti al Mercedes-Benz Advanced Design Center di Como, il Direttore del Centro Stile in persona Michele Jauch-Paganetti: “Ciao, cosa sei venuto a fare qui? Che vuoi sapere?” mi dice in tono scherzoso e iniziamo a parlare della location, una villa Ottocentesca a pochi metri dal Lago di Como.
“E’ stata scelta perché è un posto tranquillo, dal punto di vista storico non saprei dirti molto, mi pare che un “tale” Versace ci abbia fatto dei vestiti tra gli anni 70 e 80, poi siamo arrivati noi” ironizza, “1998, se non ricordo male” aggiungo io, “Probabilmente ne sai più di me al riguardo … La scelta è ricaduta su Como in quanto Mercedes-Benz desiderava avere una sede vicino alla capitale della Moda, alle più importanti realtà del design e dello stile italiano senza il caos di una grande città come Milano”.
Andiamo a pranzo insieme e ripercorriamo brevemente la sua carriera: inizia in Volkswagen a Wolfsburg negli anni ‘80 passando poi in Skoda nei primi anni ’90: “La Repubblica Ceca era ben diversa all’epoca, piena Era Postcomunista, ma è stata una bellissima esperienza. Per un po’ sono stato al caldo, in Brasile come Team Leader a fine anni ’90, infine nel 2000 sono passato a Mercedes”.
Parliamo un po’ delle nostre vite e di quello che ci accomuna: la passione per le auto e Michele Jauch-Paganetti è un autentico “Car-freak” come direbbero gli anglofoni.
“Ho l’impressione che molti giovanissimi oggi si stiano allontanando dal mondo delle auto e in generale da tutto ciò che è analogico … mi fa piacere che voi ragazzi siate interessati alle belle auto, da vedere e da guidare”, tira un sospiro di sollievo.
Passiamo in rassegna alcune delle auto più belle di sempre: Citroen DS, Ferrari 250 Testarossa, Jaguar E-Type, Mercedes-Benz 300 SL Gullwing.
Chiedo: “Cosa guidi tutti i giorni?” replica: “Ho una ML, pardon … adesso si chiama GLE, aziendale. La mia personale è una Triumph TR 250: mi piacciono le vecchie auto inglesi. Sai, fuori del lavoro non c’è “odio” verso i competitors perché un bell’oggetto rimane tale a prescindere dal Marchio. Il problema è che oggi c’è una gran confusione: le tedesche sono dominanti in un tutti contro tutti, le italiane facevano auto bellissime e ora si son perse per strada, le inglesi sono morte (e naturalizzate indiane o tedesche, NdR), le francesi sono praticamente auto tedesche fatte peggio e le americane sono tutte uguali e irriconoscibili, manca la personalità”.
Michele, che mi chiede di dargli del “tu” mi racconta dei primi sintomi di questa “malattia” per le quattro ruote: “disegnavo le macchinine dai tempi dell’ asilo, avevo uno zio a Bellinzona che lasciava le sue auto nel cortile di casa, poi a 12 anni ero grande abbastanza per arrivare ai pedali e cambiare le marce e non ti dico quanti sfrizionamenti con la Renault 5!
Anche oggi combino qualche “casino” con la mia Triumph: ero a Brescia per la Mille Miglia insieme ad un amico e una delle cose più belle è seguire le auto dei partecipanti, avendo una storica anche io, mi sono intrufolato nella carovana e ho seguito il percorso per un po’, con la gente che salutava e faceva il tifo.
Il problema è che nell’ultimo tratto non potevo più uscire dal gruppo quindi siamo arrivati a pochi metri dal traguardo, ho cercato di far finta di nulla, poi uno dei giudici di gara si è accorto che eravamo senza numero, ci ha chiesto come fossimo arrivati lì e senza dar troppo nell’occhio ci ha fatto uscire aprendo un varco tra le transenne: abbiamo fatto una figura di … però è stato divertente”.
Inutile dire che c’è stato un momento di ilarità generale.
Tornando ad oggi, c’è qualche progetto in particolare a cui sei affezionato?
“Gli interni dell’ ultima Classe C C205 e anche la F015, li abbiamo fatti qui a Como: con le show cars è una continua lotta contro il tempo e si finisce che non si è mai pienamente soddisfatti del lavoro nonostante la fatica”.
“Qualche aneddoto divertente puoi raccontarcelo..?” chiedo con aria sorniona e la risposta arriva puntuale: “Salone di Francoforte 2007, presentavamo la F700 e nell’ abitacolo c’era un frigobar; qualcuno ha proposto di metterci del Sushi per fare qualcosa di “raffinato”, chiaramente non ci potevamo mettere del pesce vero sennò avrebbe fatto puzzare tutta la macchina, quindi dopo essere ammattiti per trovare del cibo finto, lo abbiamo finalmente piazzato nel vano.
E’ venuto anche Lewis Hamilton per fare delle foto e ne ha preso un pezzo, quando stava per rompersi mezza dentatura si è accorto che era plastica e l’ha rimesso a posto”.
Con una certa impertinenza gli chiedo del tablet dell’infotainment, uno stilema delle Mercedes attuali che tanto divide i pareri: “Ricordi quando sono arrivati gli schermi LCD? Tutti ci tenevano a sfoggiarli, mica ci mettevano una tendina o un quadro sopra. Capisco che può non piacere, attualmente anche altri stanno utilizzando questa soluzione, evidentemente non dispiace neanche a loro”.
Un’ ultima domanda: “Cosa non deve mai mancare nella tua auto?” ci pensa un attimo, poi: ” Avere un’auto che fa tutto è un compromesso, preferirei avere un’auto per ogni situazione. NON DEVE MANCARE L’ANIMA, ecco questa è la cosa fondamentale per me”.