In un mondo in cui il lusso ha così perso il suo vero significato, diventa ancora più difficile e al contempo soddisfacente immergersi alla ricerca di qualcosa che ci faccia rendere conto di essere realmente di fronte a qualcosa di speciale. Oggi credo di averla trovata e non a caso sfoggia quella sua iconica B alata.
Testo Matteo Lavazza / Foto Andy Williams
Lusso: /lùs·so/, ovvero sostantivo maschile che rappresenta motivo di vistosa esorbitanza, temporanea o permanente. Questo recita il dizionario, ma cosa è realmente il lusso? A parer mio occorre fare una netta distinzione tra ciò che oggi viene definito lusso e ciò che lo rappresenta realmente. Ormai è una definizione talmente abusata che quando ci troviamo di fronte a qualcosa definito “di lusso” stentiamo a crederci. Il lusso per come lo intendo io non è il prodotto in saldo, tantomeno quello proposto da Mercedes-Benz o dai profili in finta fibra di carbonio che i brand generalisti propinano ai propri clienti, ignari di acquistare plastica colorata. Il vero lusso è esclusività, ma anche libertà di essere e soprattutto stile. E ribadisco la parola stile, che è molto diversa da eleganza. Già, perché la seconda è un’etichetta formale, la prima è una qualità innata.
In un mondo in cui il lusso ha così perso il suo vero significato, diventa ancora più difficile e al contempo soddisfacente immergersi alla ricerca di qualcosa che ci faccia rendere conto di essere realmente di fronte a qualcosa di speciale. Oggi credo di averla trovata e non a caso sfoggia quella sua iconica B alata, messa bene in mostra sull’estremità di un cofano che trasuda opulenza, esattamente come il modello in sé, impreziosito dall’allestimento Azure, quello che Bentley riserva ai propri clienti che intendono elevare il concetto di comfort e di lusso a bordo. Appunto.
La Flying Spur, da quando la Mulsanne è uscita di produzione, è l’unica berlina disponibile in gamma e ben definisce il concetto portato avanti dal brand per poco più di un secolo, con un modello che riesce nell’incredibile impresa di coniugare l’essenza di un’auto straordinaria da guidare, quanto comoda qualora preferiate optare per le poltrone posteriori e lasciare all’autista l’onere – e l’onore – di stringere il volante con la sua B alata. Sono numerosi i dettagli che caratterizzano l’Azure e si rendono subito riconoscibili nonostante le pressoché infinite possibilità di personalizzazione che Bentley offre per tutti i suoi modelli. Sull’esemplare in prova i dettagli nero lucido del logo, della griglia anteriore e dei cerchi si accostano alla perfezione allo speciale colore Sequin Blue, una cromia realizzata su richiesta di una cliente, adesso resa disponibile a listino. Immancabili i badge Azure sparsi un po’ ovunque – forse ce n’è qualcuno di troppo – a ricordare come l’esperienza di guida sarà incentrata più del solito sul fattore comfort.
Eccolo che ritorna, il lusso. Quello fatto di sedili in pelle morbida come il burro e regolabili sino a 22 posizioni differenti, riscaldati, raffrescati e che fanno a gara con quelli posteriori che dispongono di un cuscino extra per la testa e di abbastanza spazio per le gambe da poter schiacciare un pisolino in attesa di arrivare a destinazione. Dietro anche le più piccole soluzioni adottate c’è un vero e proprio studio che ha portato i tecnici di Bentley a sottolineare come Azure non rappresenti un semplice allestimento, ma un vero e proprio modo di intendere la vita a bordo, impossibile da trovare altrove. A dire la verità, essendo bombardati da cartelle stampa che promettono la qualunque, ero un po’ scettico all’inizio, ma bastano davvero pochi chilometri e ci si rende conto che non sono storielle. Tutt’altro.
La Flying Spur Azure è una berlina di dimensioni mastodontiche, esattamente come ve la aspettereste. Ogni più piccolo dettaglio è un trionfo di materiali e motivo per stupire gli amici, a partire dai gruppi ottici anteriori che sembrano l’interno di una gioielleria, passando per il profilo laterale che nonostante la stazza snellisce una silhouette che scende morbida verso la coda che integra la B luminosa delle luci di posizione. Da un’estremità all’altra ci sono ben 5,316 metri di lunghezza, 2,220 di larghezza e un peso complessivo di 2.330 kg. Un colosso, un enorme mastodonte che sembra venuto da un mondo in cui i compromessi e la praticità non sono ancora stati concepiti. È proprio questo il bello, la libertà di concedersi ogni possibile vezzo per il puro fine ultimo di offrire al cliente il massimo in termini di spazio e stile. Ma la Flying Spur è molto di più, perché come i più affezionati al marchio di Crewe sapranno, Bentley ha sempre coniugato il lusso con un altro fattore imprescindibile per ogni automobilista che si rispetti: le prestazioni. Con una gamma che propone anche una versione W12 e la ibrida da 6 cilindri, la V8 in questione offre potenza da vendere, perché il lusso è anche questo, la consapevolezza di avere a disposizione tutto quello che può elevare l’esperienza di guida.
Per quanto mi riguarda, il concetto di libertà è quello più importante. Un’automobile è soprattutto questo in fin dei conti, un oggetto che portandoti da un luogo ad un altro è in grado di scrivere emozioni e la Flying Spur non se lo fa dire due volte. Le condizioni meteo inclementi non rappresentano un problema, soprattutto quando puoi affidarti alla trazione integrale che riesce a domare in maniera impeccabile la riserva di potenza del V8 biturbo da 4-litri. I cavalli a disposizione sono parecchi, ben 542 e vengono erogati piuttosto in alto sulla scala dei giri (a circa 6.000), ma la qualità dinamica che più mi sorprende nel momento in cui premo il pedale del gas con maggiore decisione è la coppia di 770 Nm. Essa interviene con lo stesso vigore che avrebbe essere colpiti nella schiena da un treno lanciato a tutta velocità e vi preme al sedile con un’intensità che sembra innaturale per un oggetto di simili dimensioni e peso.
Avanziamo lungo il versante sud della montagna e chiamo in causa il mio personale benessere di bordo, ovvero il sound del V8, in prevalenza (giustamente) sopito, ma che una volta che la lancetta del contagiri tocca numeri interessanti si intensifica a tal punto da portare alla mente le immortali gesta dei mitici Bentley boys. Certo, la Flying Spur non è una sportiva da gettare tra i tornanti, ma la consapevolezza di accorciare le distanze è uno di quei famosi plus che abbiamo menzionato a inizio articolo. Il cambio automatico a doppia frizione è rapido e preciso e una volta impostata la modalità di guida Bentley, è l’auto stessa a decidere in autonomia come adattare sterzo, cambio e assetto, a seconda dei feedback imposti dal guidatore. Lo ammetto, farsi prendere la mano è questione di attimi, a riprova dell’incredibile versatilità di un oggetto dalle dimensioni extra large, a tal punto da occupare il garage in obliquo.
L’abitacolo è maggiormente insonorizzato, l’impianto audio è potenziato e il rotolamento degli enormi pneumatici che calzano cerchi da 22” specifici a dieci razze è impercettibile, anche quando la superficie stradale è in pessime condizioni. C’è un netto distacco tra ciò che succede dentro l’abitacolo e il mondo là fuori. Per quanto riguarda la posizione di guida, situazione mai troppo ostica parlando di berline di generose dimensioni, il discorso è ancora una volta meritevole di attenzione. Con la Flying Spur Azure non trovi soltanto la posizione ideale, ma quella definitiva. Dopo di lei, ogni posto guida sembrerà quello di un giocattolo di seconda scelta. La Azure crea un precedente e lo dico con la consapevolezza e onestà di chi prima di conviverci per una decina di giorni non avrebbe mai pensato di confermare quanto un trattamento di questo tipo possa non solo migliorare la vita a bordo, ma trasformare l’approccio alla guida di un modello già comodamente seduto sulla cima del lusso su ruote.
Potrei occupare mezza rivista elencando cosa, il come e il perché di ogni singola scelta adoperata dai ragazzi di Bentley per rendere l’Azure ciò che è realmente, ma non lo farò perché potrebbe sembrare una superflua ridondanza e potreste pensarla esattamente come facevo io sino a qualche giorno fa. Cosa vuoi che sia, l’ennesima sfilza di frasi infiocchettate utili a giustificare un semplice badge in più. Avevo incredibilmente torto, ma queste sono situazioni che se non le provi non puoi realmente capirle. La Azure è la Flying Spur per chi vuole quel particolare quid in più e la vera essenza del lusso è la capacità di mantenere inalterate le qualità dinamiche di un modello che scopri quanto sia speciale nel preciso istante in cui – seduto al volante – ti rendi conto che le dimensioni non rappresentano un problema e che guideresti per il puro piacere di farlo, magari andando alla ricerca di tortuose strade di montagna. Lontani dal traffico, dove spazi aperti consentano ai 542 cavalli di scatenare il lato selvaggio di una limousine che non disdegna un utilizzo totale, dalla città all’autostrada, passando appunto per quelle situazioni in cui il piacere di guida potrebbe anche fare a meno dell’eccezionale batuffolo di morbido cotone nel quale si è avvolti nel preciso istante in cui la portiera si chiude.
Ma davvero vogliamo parlare di prezzi? Ho sempre pensato che una delle tante sfaccettature del lusso sia proprio la libertà che esso stessa implica. Non chiedere il prezzo per sapere quanto costa, è un dettaglio superfluo. Ma già che ci siamo, prendiamo il listino e partiamo dai €212.733 di partenza della Flying Spur V8. La speciale vernice Sequin Blue costa €4.805, mentre la B alata in vetro nero è una chicca da €3.795. L’impianto audio della Naim, specificamente realizzato per Bentley, è uno sfizio da €6.865, mentre i due grossi tablet che possono tenere occupati gli occupanti posteriori costano €2.040. A proposito, chi siede dietro non è un semplice passeggero e, tra le tante cose, può intervenire sul climatizzatore e infotainment tramite il telecomando touch estraibile dalla console centrale. Per farla breve, l’esemplare della nostra prova offre optional per un totale di €43.150, così da portare la nostra Flying Spur Azure ad un prezzo finale di €255.923, che a conti fatti non sono molto, soprattutto tenendo in considerazione quanto riesca a unire elevate prestazioni ad un piacere di guida portato su livelli di assoluto riferimento.
Dopo i molti chilometri percorsi, la cosa che ancora più sorprende è come la FS Azure sia stata in grado di mettermi subito a mio agio, mettendo in chiaro che non vada assolutamente vista come un’auto per autisti, quanto una eccezionale berlina per chi ama guidare. Certo, il valore aggiunto rappresentato dalla zona posteriore potrebbe farvi preferire le morbide poltrone dietro all’ufficio, ma il posto guida è senza dubbio il sedile che sceglierei. Del resto, nonostante impieghi appena 4,1 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h e raggiunga senza problemi i 318 orari, la Flying Spur resta pur sempre una grande berlina che nel 99,9% dei casi sarà guidata senza fretta e senza l’intenzione di staccare una frenata in ingresso di qualche tornante. Ecco perché reputo che il trattamento Azure, quello che enfatizza l’ovattato mondo del vero lusso, abbia realmente senso di esistere. La quintessenza della prima classe, la voce dell’eleganza e il soffice tocco di materiali di primissima scelta sanno però assecondare quella voglia di guidare e sentire un propulsore che trasuda gloria e capace di trasformare benzina nel compiaciuto sorriso che mi compare in volto ammirando la sensuale e sobria sagoma della Bentley ad oziare ai piedi delle montagne, lontani dal caos della città, dove la libertà – la massima espressione del lusso di vivere – è assecondata dai richiami delle marmotte incuriosite da quest’astronave blu parcheggiata di fronte al nostro chalet.
BENTLEY FLYING SPUR AZURE V8
Motore V8 Twin-Turbo, 3.996 cc Potenza 542 hp @ 6.000 rpm Coppia 770 Nm @ 2.000-4.500 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 2.330 kg
0-100 km/h 4,1 sec Velocità massima 318 km/h Prezzo 255.923 (esemplare in prova)