Un’icona matura che al tipico sex, drugs and rock’n roll preferisce un più politically correct leather, torque and rock’n roll, dove la costante è quella della capacità di muoversi da un paese ad un altro più rapidamente del pensiero.
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Gian Romero
Avete mai provato a leggere un libro cominciando dall’ultima pagina? In effetti, quale motivo avreste per fare una cosa simile? Non basterebbe neppure a comprendere che il maggiordomo di turno non era in realtà il colpevole, figuriamoci se il romanzo in questione non è uno di quei “gialli” da bancarella che a forza di essere stati inutilmente sfogliati da innumerevoli e disinteressate mani sconosciute, hanno tinto le proprie pagine di bianco sporco. E questa volta non c’è nemmeno la tipica scusa dell’oggetto vintage, dato che in copertina campeggia molto probabilmente una vignetta spigolosa con scritto un prezzio d’occasione a caratteri cubitali e magari ancora nella vecchia moneta ormai in disuso. Siete ancora con me vero? E forse è così perché del resto non è tanto il finale che conta, quanto lo svolgimento stesso del racconto, quasi a parafrasare il leggendario motto che abbraccia viaggio e destinazione, punti chiave quando abbiamo a che fare con una gran turismo. E se non possiamo giudicare un libro dalla copertina – giuro che poi la smetto – è anche vero che quando ti trovi di fronte ad una Bentley, il resto del mondo ti sembra infinitamente più piccolo.
La Flying Spur giunge alla terza generazione e se con quella precedente ha sottolineato quanto volesse differenziarsi dalla coupé Continental GT, con questo nuovo modello è pronta a innalzare le doti dinamiche di un’enorme dirigibile su ruote, quale autentica e pura gran turismo. Una Continental GT con quattro porte, verrebbe quasi da dire, ma che tiene a mantenere intatta la propria identità come l’anello mancante tra la proverbiale due porte e l’ancora più mastodontica Mulsanne. Passate in rassegna tutti gli aggettivi che siete in grado di farvi venire in mente se pensate a un pachiderma, ma non dimenticatevi che nonostante i 5,3 metri di lunghezza e le quasi 2 tonnellate e mezzo di peso, abbiamo un 6-litri twin-turbo da 12 cilindri a W (sì, 2 V6 che si abbracciano calorosamente) pronti a far decollare l’appartamento di Crewe con prestazioni che a tutti gli effetti entrano a gamba tesa nel territorio solitamente prerogativa di supersportive tradizionali. Con queste premesse, il rischio di voler mettere troppi ingredienti in un unico piatto è elevato, ma in Bentley sanno cosa ci vuole per solleticare l’interesse dei propri clienti e allo stesso modo sono consapevoli che tutto debba incastrarsi alla perfezione, soprattutto in un mondo dove anche brand con un listino più ampio non rinunciano certo a questa elitaria fetta di mercato.
Abbiamo abbandonato il centro di Milano, perché nonostante si tratti di un’auto che sulla carta potrebbe realisticamente percorrere svariati chilometri nei centri urbani, riteniamo che si possa conoscere il vero carattere del proprio destriero, soltanto dopo aver allentato le briglie, permettendo così di mettere a nudo tutte le sfumature che rendono la nuova Flying Spur una Bentley che non vuole essere presa in considerazione soltanto come la “Conti GT, ma più grande”. Con mio grande stupore e dopo non aver nemmeno premuto un decimo dei pulsanti che arricchiscono il tunnel centrale, noto che tra l’ottima visibilità concessa da un abitacolo incredibilmente luminoso nonostante le ridotte superfici vetrate e l’eccezionale posizione di guida, riusciamo a divincolarci tra le vie più strette come se fossi al volante di un’auto di dimensioni tali da poter essere sistemata nell’immenso vano bagagli. L’unico momento di incertezza lo provo avvicinandomi agli incroci, dove i montanti centrali coprono completamente la visuale sul tre quarti posteriore. Seleziono subito la modalità Bentley mode, ovvero quella che concede al cervellone di bordo (non quello alla guida, ndr) di adattare i parametri dinamici della vettura in base allo stile di guida del conducente, un po’ come avere a disposizione sia la modalità più votata al comfort, che quella maggiormente indicata quando vi ricordate che sotto al grande cofano c’è un motore che potrebbe illuminare un intero paese.
Con la stessa scioltezza con cui si divorano chilometri in autostrada, coccolati dall’incredibile morbidezza dell’assetto e di poltrone in pelle per le quali faresti carte false pur di averle di fronte alla tua scrivania in ufficio, la Flying Spur non aspetta altro che dar vita a quei cilindri lasciati a riposo in favore di migliori consumi e minori emissioni. Che classe. Occorre stringersi bene al volante e non lasciarsi intimidire da quella sensazione di vedere la B alata sull’estremità del cofano provare quasi a spiccare il volo verso l’orizzonte, il tutto mentre il dodici cilindri guadagna volume, senza però risultare cafone, complice anche un’insonorizzazione dell’abitacolo che ricorda quanto questa sia in primo luogo una vettura concentrata a rappresentare il miglior concetto di lusso. Ci si muove veloci, con estrema disinvoltura e senza il minimo sforzo si raggiungono velocità tali da rendere necessario l’immane sforzo meccanico che si compie sotto di noi. Oltre infatti alla ben nota trazione integrale che riesce a gestire al meglio una potenza di 635 cavalli e una coppia di 900 Nm che ti tatua al sedile l’istante in cui premi con violenza sull’acceleratore, abbiamo il retrotreno sterzante che accorcia virtualmente il passo dell’auto agevolando gli inserimenti in curva e sospensioni pneumatiche che compensano sia la mole che la massa della Flying Spur.
Gli input che ricevo al volante sono esattamente quelli che non mi sarei mai aspettato e lo dico nel senso buono del termine. Questa Bentley riesce infatti a muoversi come un leopardo pronto a sferrare il suo attacco mortale, infischiandosene se in realtà non passerà di certo inosservato perché ha la stazza di un elefante. Un pachiderma agilissimo quindi, che passa dall’affrontare curve a velocità da manicomio criminale a rappresentare il posto più rilassante sul quale siete stati seduti negli ultimi vent’anni. L’abitacolo è un tripudio di pelle (presto disponibile anche in opzione vegana!), radica, dettagli in alluminio e altri che sembrano esser messi lì apposta per stupire gli amici, come il display centrale rotativo che consente di farvi scegliere tra il generoso e moderno schermo da 12,3 pollici, o di avere tre strumenti analogici, in perfetta armonia con il passato di un brand vivo e vegeto e sempre pronto a stupire. I Bentley Boys saprebbero che fare, ma dato che avrò bisogno della mia patente di guida ancora per qualche anno, decido di ricominciare a godermi il fantastico paesaggio che fa capolino fuori dal finestrino. Spengo l’aria condizionata, abbasso il vetro e lascio che la fresca brezza di montagna mi accarezzi il viso. Gli occhi rimbalzano tra il verde dei prati e degli alberi nel pieno del loro splendore primaverile e il meraviglioso contrasto del verde su beige della nostra First Edition, un’edizione che viene prodotta per soli 12 mesi e che include la spunta a tutti gli optional che potreste mai desiderare. Nel frattempo, il collega comodamente affondato sulle poltrone posteriori, si gode la massima tecnologia di bordo controllabile anche tramite un telecomando touch estraibile e che fa il verso ad uno smartphone di ultima genereazione.
Consentendo al fotografo di guadagnarsi la pagnotta, colgo l’occasione per osservarla attentamente anche da fuori e mai in un solo momento mi son trovato a paragonarla alla Continental GT, mai così vicine eppure mai così distanti. Se sottopelle condividono ciò che ingegneristicamente le rende efficaci in ogni situazione, telaio, il cambio ZF a 8 rapporti, lo stesso motore e tutto il comparto tecnico che consente di mettere in mostra la sua disinvoltura, stare al posto di guida è un’esperienza che le sistema distanti anni luce tra loro. Dove la coupé sembra più premuta a terra e sempre pronta ad attaccar briga con una strada zeppa di curve, la Flying Spur è come il fratello maggiore che le prova tutte per tenere in ordine le cose, salvo far comunque la voce grossa se la situazione lo rende necessario. Ha una linea che stento a credere possa mai invecchiare e come il buon vino, o come quasi tutte le auto inglesi di quei tempi d’oro in cui si disegnavano usando una matita e non un computer, guadagnerà classe con il passare del tempo, risultando anche potenzialmente più abbordabile per quei clienti che in questo preciso momento non sono in grado di investire 270 mila Euro.
Una Bentley, come è giusto che sia, è qualcosa che non deve chiedere mai il permesso, ma se fino ad ora si è sempre mossa con una eleganza disinvolta e subito riconoscibile, adesso sembra vestire i panni di una rockstar all’apice del proprio successo. Un’icona matura (nel suo caso ha compiuto 100 anni proprio lo scorso anno) che al tipico sex, drugs, rock’n roll preferisce un più politically correct leather, torque, rock’n roll, dove la costante è appunto quella della capacità di muoversi da un paese ad un altro più rapidamente del pensiero, confermando che una volta giunti a destinazione, il lato grandioso della Flying Spur non sarà soltanto quello del viaggio, ma anche il fatto di poter godere della propria destinazione a bordo di una quasi-limousine che adora essere guidata. Dimenticate l’autista quindi, qualora non l’avessi ancora chiarito a dovere, la Flying Spur impiega 4,6 secondi per passare da 0 a 100 km/h e 0,01 secondi per passare da relax totale a velocità da attacco cardiaco, un po’ come quando avrete pizzicato i 322 orari di top speed. Questo libro ha una copertina massiccia come le sue linee, una griglia frontale che divora aria, moscerini, chilometri e tutto ciò che troverà lungo la strada, un disegno sobrio, pulito e che sviluppa la propria trama con una dinamica di guida che diventa il capitolo principale di un’opera esemplare.
BENTLEY FLYING SPUR W12 First Edition
Layout – Motore anteriore, trazione integrale
Motore – W12 cilindri 5.950cc – twin-turbo
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 635 cv @ 6.000 rpm
900 Nm @ 1.350-4.500 rpm
Peso – 2.437 kg
Accelerazione – 4,6 sec.
Velocità massima – 322 km/h
Prezzo – da € 269.594