Scendere da una per salire a bordo dell’altra è come premere un gigantesco pulsante che trasforma una guida più concentrata sull’esaltazione delle emozioni (la Mazda) ad una guida costruita attorno ad un successo ingegneristico sostanzialmente perfetto (la BMW).
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Andy Williams
Senza alcun preavviso, la strada di fronte a noi si apre e lascia che l’incredibile conca di vegetazione e roccia nuda si estenda a perdita d’occhio, ma non mi è possibile restare incollato agli scarichi dell’X5 che mi precede perché la sua imponente stazza copre del tutto ogni più minima possibilità di vedere la curva successiva. Inoltre, i detriti alzati dalle sue immense ruote sono sempre pronti a intimidire l’immacolata carrozzeria della MX-5, per non parlare del fatto che sto viaggiando con il tettuccio in tela ribassato. Potrebbe sembrare il topo che insegue il gatto – un grosso gatto – ma in realtà la piccola Mazda “Miata” e l’ultima incarnazione del primo SUV della casa bavarese (se non addirittura il primo nella storia dell’automobile contemporanea) condividono una fuga dalla monotonia quotidiana, dove gli schemi più tradizionali vengono ribaltati e tutto si riduce al più puro piacere di guidare. Ecco che immediatamente la potenza specifica del 3-litri del mastodonte bianco non significa necessariamente che la lotta sarà impari, a patto che si tratti davvero di una sfida. Era quello che abbiamo goliardicamente ipotizzato in redazione, affiancando due vetture diametralmente opposte e con nomi divisi soltanto da una “X” e un timido trattino. MX-5 e X5, niente di più diverso, ma comunque due auto fondamentali per i propri marchi, situate agli antipodi della scala evolutiva e comunque in grado di eccellere nel loro segmento, rappresentando a tutti gli effetti uno standard tanto imitato quando mai pienamente raggiunto dagli altri.
Abbandonato ogni più remoto segno di insediamento urbano e lasciata l’autostrada, dove ho goduto dell’infinito comfort offerto dal salotto su ruote rappresentato dalla nuova generazione del SUV BMW, abbiamo oltrepassato una manciata di paesi che, chilometro dopo chilometro, si facevano sempre più piccoli e disabitati. Ti rendi conto di quanto ti stai addentrando in luoghi trascurati dalle mappe quando smetti di trovarli indicati sulle cartine tradizionali, ma la strada è quella giusta perché ben presto ci porterà a perderci e sapete benissimo che per conoscere a fondo un’auto bisogna risvegliare quelle emozioni spesso intorpidite da modelli pensati per affrontare la frenesia dei centri urbani, dediti ad essere funzionali come l’ultimo elettrodomestico tanto pubblicizzato alla tv, ma emotivamente asettici. Non queste due però. Non ci siamo persi, un piccolo cantiere stradale mi ha fatto ringraziare di essere ancora affondato sui morbidi sedili in pelle merino a lana fine dell’X5, limitandomi ad osservare dallo specchietto retrovisore il mio collega che si affannava a chiudere il tettuccio della Mazda, che grazie al noto meccanismo interamente manuale richiede giusto una manciata di secondi per passare da intossicazione da polvere assicurata a sano e salvo.
L’X5 è un colosso e il Mineral White metallizzato dell’esemplare in prova ne accentua le generose dimensioni, così come i cerchi a doppie razze da 22 pollici, i quali accentuano un comportamento su strada reminiscente di una vera e propria auto sportiva. C’è da dire che le ruote non seguono le imperfezioni della strada, ma piuttosto assorbono ogni sconnessione con una precisione chirurgica, consentendo una guida e cambi di direzione solitamente ostici per un SUV alto 175 cm e largo 2 metri. Il peso è del resto sempre consistente (2.185 kg) e con un paio di persone a bordo, il pieno di gasolio e qualche bagaglio nell’enorme vano di carico arriva a sfiorare senza problemi le due tonnellate e mezzo. E’ qui che fa capolino il motore della xDrive30d, che come suggerisce la nomenclatura ormai familiare utilizzata da BMW, mette a disposizione un 6 cilindri turbodiesel da 3 litri in grado di erogare 265 cavalli su entrambi gli assi. La coppia, disponibile ad appena 2.000 giri si attesta su 620 Nm e questo si traduce in una spinta istantanea nel momento in cui viene affondato l’acceleratore.
C’è un tratto di curve che finalmente permette alla strada di allargarsi e le perfette condizioni dell’asfalto rendono possibile un aumento dell’andatura, complice qualche minuto di ritardo accumulato sulla tabella di marcia a causa dei blocchi per lavori in corso di qualche chilometro fa e la spasmodica curiosità di raggiungere uno degli angoli più scenografici della regione, chiaramente palpabile dai continui botta e risposta che si alternano dalle nostre ricetrasmittenti. Più spazio per affondare il gas non significa soltanto che l’X5 riuscirà a muoversi meglio tra una curva e l’altra, perché nonostante l’MX-5 di oggi sia l’entry level spinta da un modesto 1.5cc da 131 cavalli, il fatto di muovere appena 1.000 kg di peso – ovvero meno della metà della BMW – consente di fiondarsi in percorrenze di curva che portano il morso degli pneumatici al limite. Il telaio è una tavola sulla quale sono appoggiati i sedili, un cambio manuale a 6 rapporti e il volante al quale resti arpionato, capendo ben presto che una guida pulita potrà essere anche la più efficace, ma non per questo motivo la più divertente.
La MX-5 è un’icona che mantiene una ricetta d’altri tempi, a discapito di mode turbocompresse e inutili gadget per una gioventù maldestramente cresciuta a pane e PlayStation. Il 4 cilindri aspirato è il compagno ideale per la vita, in grado di portarvi a spasso sempre e comunque, eppure pronto a trasformarsi in uno strumento di goduria quando entrerete in sintonia con una porzione del contagiri che spesso ci dimentichiamo o non possiamo proprio avere. Poco importa se la coppia massima è di soli 150 Nm, perché avere modo di veder salire la lancetta sino a 7.000 giri ti catapulta in un approccio alla guida (sportiva) completamente diverso rispetto al solito. Mantenendo le marce basse, si ha la percezione di essere sempre presi a bastonate nella schiena, facendo bene attenzione a sfruttare ogni singolo giro motore a propria disposizione e nel giro di pochi chilometri, essendo entrato in sintonia con questo tipo di guida old school, restare incollato al paraurti posteriore dell’X5 non sembra più così impossibile.
Ancora qualche scambio di volante, altre curve, stavolta più strette tra alte pareti di roccia e finalmente raggiungiamo il famigerato punto B di oggi. Davanti a noi comincia a delinearsi una distesa incontaminata che la natura ha creato nel corso di lunghi anni di erosione e altri agenti climatici, con un piccolo e quasi intimo lago che viene gelosamente abbracciato da una formazione rocciosa che si eleva tutta attorno. Il sole splende nel cielo limpido sopra le nostre teste e mentre accostiamo le vetture a bordo strada, ci rendiamo ancora una volta conto dell’incredibile differenza in quanto a dimensioni, con la Mazda che viene nascosta, non appena metà BMW le si para davanti. Poi il Soul Red Crystal della piccola MX-5 si fa prepotentemente avanti e cattura i raggi del sole, variando quasi le tonalità del suo rosso, a seconda dell’angolazione dalla quale la si osservi. Questo è uno di quei momenti in cui, mentre il fotografo sfrutta a dovere le sue fotocamere da millemila Euro, io e Andrea ci lasciamo catturare da quel paesaggio incontaminato, dove l’unico rumore che senti è il delicato fruscio di un tiepido vento di fine estate e i richiami delle marmotte, abili nel mimetizzarsi nel terreno più roccioso che si erge alle nostre spalle.
Salire a bordo dell’X5 è come attraversare uno Stargate. Chiudi la porta e ogni suono diventa ovattato, accentuando quel distacco agevolato da una seduta a diversi centimetri da terra e che può essere regolata elettronicamente, anche a seconda della modalità di guida (Sport, Comfort, Eco Pro e Adaptive, quest’ultima in grado di adeguarsi in tempo reale al vostro stile di guida). C’è enorme spazio, sia davanti che dietro, e alcuni dettagli come il pomo del cambio in cristallo sono magari superflui, faziosi e costosi, ma sono anche quei tratti che rendono questo uno degli abitacoli più ergonomici e meglio rifiniti del segmento. Le plastiche nere non danno nessun tipo di sensazione economica e dove i comandi del clima sono ancora (per fortuna) fisici, sul tunnel centrale si ha la grossa rotella tramite la quale gestire l’enorme display multimediale, mentre di fronte al volante sportivo abbiamo il BMW Live Cockpit Professional, interamente digitale e capace di visualizzare ogni informazione che il guidatore desideri. Ti volti all’indietro e ti sembra di essere seduto alla guida di un monolocale, ovvero l’esatto opposto della Mazda, una due posti secchi che finalmente offre la possibilità di regolare il volante sia in altezza che in profondità. Lo spazio a bordo non è claustrofobico, nemmeno con il tettuccio chiuso, ma vi sfido a non voler catturare la più profonda essenza della guida en plein air di un’auto che ti trasmette i suoi feedback meccanici lungo tutto il corpo. Cambio meccanico a 6 rapporti vicino alla mano destra, innesti e leva corta, volante preciso e dal diametro forse un po’ generoso, un piccolo display al centro della plancia e strumentazione a tre elementi quasi completamente analogica. L’unico vero optional è il controllo trazione, che nonostante la cavalleria più ridotta rispetto ai 160 e 184 cavalli della 2-litri, consente di divertirsi allargando il posteriore e godendo di un controllo della vettura pressoché totale.
Breve pausa pranzo, sfruttando il portellone posteriore BMW che si suddivide in due parti, lasciando la possibilità di sfruttare la ribaltina inferiore anche come appoggio e poi si riparte, continuando a scambiarci le vetture e tenere costante il paragone di due modelli non più agli antipodi come sembravano la sera precedente, prima che questa bizzarra spedizione avesse inizio. Nessuna delle due è assetata, l’X5 perché dispone di un grande serbatoio (80 litri) e di un efficiente turbodiesel Common Rail in grado di limitare il consumo sui 6,1 l/100km di media nel ciclo misto, la Mazda (6l/100km di media nel ciclo misto) perché forte del suo peso piuma richiede uno sforzo davvero minimo per muoversi, a patto che non viaggiate costantemente a limitatore, cosa che in una giornata come questa è però giustificabile ai fini del divertimento. Il punto di incontro si svela invece essere il fattore di precisione nell’affrontare un qualsiasi tipo di strada e a prescindere da come la si possa affrontare. Scendere da una per salire a bordo dell’altra è come premere un gigantesco pulsante che trasforma una guida più concentrata sull’esaltazione delle emozioni (la Mazda) ad una guida costruita attorno ad un successo ingegneristico sostanzialmente perfetto (BMW). E’ qui che ti rendi conto che una non esclude l’altra e che hai forse trovato la coppia definitiva per il tuo garage ideale.
Dove la piccola e simpatica Mazda richiede una spesa di circa 27.000€ (l’esemplare in prova arriva a superare di poco i 30.000€ per la vernice e l’interno in pelle nappa), la qualità e le mille chicche dell’X5 impongono uno sforzo economico più impegnativo, con l’allestimento Msport che porta il prezzo di partenza a circa 81.000€, rendendola però non soltanto bella da guardare, ma spiccatamente sportiva, del resto impiega pur sempre appena 6 secondi e mezzo per scattare da 0 a 100 km/h. Numeri che non vogliamo accantonare, perché in fin dei conti sono lo specchio di necessità sostanzialmente diverse e che non vengono scartate per motivi meramente economici, ma piuttosto per ciò che si cerca in una vettura. E non vi dirò neppure con quale auto abbia deciso di tornare a casa, in un viaggio di ritorno nel quale più volte ho cercato di rispondermi io stesso su quale tra le due preferissi e per una volta, è proprio la loro abissale diversità che le rende così indispensabili entrambe. In una giornata come quella odierna, eravamo tutti convinti di elogiare il SUV per il comfort e la roadster per l’esperienza di guida, invece torniamo alla base con la consapevolezza che l’X5 non abbia paura di affrontare le curve come l’X5M adora fare, mentre l’MX-5 si è dimostrata emozionante, viscerale, letteralmente viva anche viaggiando a 40 km/h, con il braccio fuori dal finestrino e il vento che ti accarezza il volto. Qualsiasi possa essere la scelta finale, finirete al volante di un gigante del mondo automobilistico, sempre pronto a soddisfare la nostra voglia e la nostra necessità di tenere un volante tra le mani e questo mi sembra più che abbastanza. A proposito, quando si riparte?
BMW X5 xDrive30d Msport
Layout – Motore anteriore, trazione integrale
Motore – 6 cilindri 2.993cc – turbodiesel
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 265 cv @ 4.000 rpm
620 Nm @ 2.000 rpm
Peso – 2.185 kg
Accelerazione – 6,5 sec.
Velocità massima – 230 km/h
Prezzo – da € 81.750
MAZDA MX-5 1.5L
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 1.496cc
Trasmissione – cambio manuale a 6 rapporti
Potenza – 131 cv @ 7.000 rpm
150 Nm @ 4.800 rpm
Peso – 1.050 kg
Accelerazione – 8,3 sec.
Velocità massima – 204 km/h
Prezzo – da € 27.850