Car Spotting Is Not A Crime!
CAR SPOTTING IS NOT A CRIME !
Testo: Tommaso Mogge
Fotografie: Gian Romero
Se siete appassionati della brillante serie TV “The Walking Dead” non farete fatica ad immaginare come ci si sente in mezzo ad un gruppo di spotters. Farebbero di tutto per rubare uno scatto alla supercar di turno che sta per sgommare via e fidatevi che trovarsi nella mischia non è affatto piacevole. Ma il “car spotting” non è un crimine, se viene almeno fatto con criterio e con uno scopo più ampio rispetto a quello di postare a raffica fotografie approssimative, identiche ad altre decine, anzi centinaia. Molto dipende dal contesto ovviamente ed ogni volta che penso agli spotters mi viene subito in mente una situazione come quella del Top Marques di Montecarlo, o di qualche tappa della Gumball 3000 – una ressa di esseri umani muniti di reflex e zainetto, i quali corrono su e giù per le strade, gettandosi anche in mezzo ad un incrocio, pur di portare a casa lo scatto. La folle corsa alla pubblicazione sull’immancabile social è ormai satura e ci chiediamo quindi a cosa serva realmente sudare sette camicie per delle semplici immagini che nel 99% dei casi finiranno nel dimenticatoio o comunque non serviranno ad altro che racimolare qualche like.
Uno spotter non ha un’età precisa, ma è decisamente più facile che si tratti di giovani ragazzini che come unico mezzo di locomozione hanno le proprie gambe, oppure i mezzi pubblici. Con loro il fedele zaino dentro al quale presumo abbiano un pranzo al sacco, acqua e qualche memory card e batteria di riserva: la giornata di avvistamenti è lunga e non sapendo cosa potrebbe arrivare svoltato l’angolo è sempre meglio avere la reflex accesa e pronta a scattare. Inizialmente non ne capivo proprio il senso, correre come dei pazzi per scattare delle foto senza una preparazione tecnica o il minimo desiderio di creare qualcosa di esteticamente appagante, ma poi ho capito che oltre a quella fetta di emulatori alla disperata ricerca followers, ci siano anche dei giovani appassionati che iniziano a percorrere i primi passi nel mondo della fotografia. Non tutti hanno a disposizione auto stampa, collezionisti o la possibilità di accedere a qualche evento e quindi, l’unico modo per avere a che fare con qualche auto da sogno è proprio quella di scendere in strada e sperare di beccare qualche Ferrari o Lamborghini. Nel momento in cui la si avvista (lo spotting appunto) l’eccitazione deve lasciare spazio alla prontezza di riflessi ed alla capacità di inquadrarla nei pochi secondi a disposizione. Click, la foto è fatta. A volte due, se va bene e c’è traffico qualcosa di più, ma spesso c’è solo una chance e non c’è spazio per errori o foto mosse. Non sto parlando di fotografia pura, ma dopotutto quel che ne esce fuori sarà pur sempre uno scatto e sta proprio alla bravura ed all’esperienza sul campo – sì, ho detto esperienza – rendere una foto fatta di fretta e furia diversa da tutte le altre e magari bella da guardare anche a distanza di tempo. Discorso diverso quando girando per la città si trova qualche bel ferro posteggiato e con più calma e la possibilità di dedicarsi anche a qualche dettaglio, le cose salgono di livello.
Ma quindi lo spotter è un’aspirante fotografo o il car spotting rappresenta un vicolo cieco? Come in tutte le cose non c’è una risposta universale, ma vedere questo step come il primo gradino verso la fotografia professionale non è affatto sbagliato. Dopotutto bisogna sempre cominciare da qualche parte e fare pratica è il modo migliore per migliorare se stessi e stimolare la propria crescita. Data anche la giovane età della maggior parte di questi appassionati, fare spotting è utile se fatto nel modo giusto e con il preciso obiettivo di scattare belle foto a belle auto, non facendo mai passare in secondo piano la qualità in favore della quantità. Le auto sono comunque là fuori, sta a quelli più bravi spiccare tra la marea di proposte e mostrare che in loro c’è qualcosa di più che un semplice cattura-supercars. Non tengo ovviamente in considerazione quelli che usano esclusivamente lo smartphone – nonostante i cellulari di ultima generazione abbiano una qualità davvero invidiabile – sarebbe come paragonare un DJ ad un musicista, la musica bisogna suonarla realmente.
Ho così deciso di fare un esperimento ed al contrario del percorso che ho ipotizzato poco fa, provare a lasciare un fotografo professionista in strada per qualche ora e chiedergli di scattare delle foto alle auto che trova in giro (sia dinamiche che statiche), per vedere quanto una mano esperta influenzi realmente il risultato finale rispetto a quello che vedo in rete ogni giorno. Necessita sottolineare che si è trattato di un contesto più easy rispetto a quelli in cui, in concomitanza di qualche particolare evento, si vedono orde di persone invadere la strada, ma quello che ne è uscito fuori è stato davvero utile per riflettere su alcuni punti. In primis il materiale che mi sono trovato è pur sempre di elevato livello e quindi per nulla paragonabile alla stragrande quantità delle fotografie che tempestano la pagina di uno spotter tradizionale (a prescindere dal numero di followers poiché, lo ribadisco, quantità non significa qualità) e questo è da imputare all’impostazione ed alla tecnica. Non si tratta di attrezzatura o del tempo a disposizione ma dell’occhio e del gusto che un professionista come Gian Romero mette in campo quando si tratta di fare una foto ad un qualsiasi soggetto. La post produzione è altrettanto importante e senza chiamare in causa Photoshop per eliminare eventuali oggetti estranei, si riesce comunque ad ottenere scatti interessanti. Ho chiesto a Gian quale sia il segreto dietro ad una grande foto e mi ha risposto che l’ingrediente principale che deve avere una bella fotografia sia la capacità di raccontare una storia – se una semplice immagine riesce a farci immaginare tutto ciò che avviene dietro, siamo riusciti nel nostro intento. Ed è vero, osservando le sue foto mi son reso conto che non stavo soltanto osservando le auto, ovvero i soggetti stessi, ma stavo entrando letteralmente nell’immagine, andando quasi a ipotizzare un possibile scenario o i suoni che tenevano sveglia la strada o che cullavano un parcheggio sotterraneo nel più intimo silenzio. Ha infine aggiunto che la giornata a sua disposizione abbia fornito ben pochi spunti per produrre la quantità di materiale ipotizzato prima di cominciare e questo ha fatto sì che avesse modo di concentrarsi sulla location, sulla scoperta di scorci di Monaco che il più delle volte vengono relegati ad un semplice sfondo e che invece, come in questo caso, diventano protagonisti ed arricchiscono quella voglia di scattare una fotografia che non fa altro che accrescere il proprio bagaglio di esperienza – utilissima quando una 918 Spyder girerà l’angolo all’improvviso.
In this issue of Auto Class we gave a lot of space to photography (see also the interview with Arnaud Taquet a few pages ahead), but at the same time I want to break a spear in favor of car spotters, so that they are not seen as a series B photographers, but as young car enthusiasts who are taking their first steps in a passion that could become their future profession, that of photography. It will stand up to their ability to grow and improve if their eye is at the service of hundreds of thousands of other observers, or if they will only remain a way to remember that on that day they saw half a dozen Ferraris and nothing more. And then let’s be honest, the difficult part is also being able to produce something qualitatively valid, as they have to cope with the randomness of what a certain day and the most disparate external factors can give, such as weather, traffic, people passing by and coming back to our crucial point, dozens of other spotters. I’m not a photographer and I just take some pictures of my dogs, my girlfriend and my car, once a month when I remember to bring it to the car wash, but thanks to my job I see hundreds of different and interesting proposals every day and if I can give a humble advice to those out there who have their DSLR ready, is to give more value to a photograph, take care of the details with the utmost precision, because to stand out you must have a strength point that makes your work personal, regardless of the fact that most will not know how to distinguish a professional photo from an amateur one, we must satisfy ourselves and for this we deserve the very best. It is not so hard to capture the eye with a photo of a Bugatti, the difficulty is to make just as exceptional a picture of a random car.