Follia, follia pura in qualsiasi situazione. È questa la parola che più di ogni altra riesce a esprimere la poesia su asfalto di un capolavoro che ha fatto della semplicità progettuale un punto di assoluto riferimento, una chiave immortale tramite la quale leggere i desideri di chi vuole emozionarsi alla guida, oggi come 65 anni fa.
Testo Alessandro Marrone / Foto Jay Tomei
CATERHAM SEVEN 485R
Astenersi deboli di cuore, fragili di schiena e tutti coloro che pensano che guidare significhi soltanto spostarsi da un luogo ad un altro. Sono davvero poche le auto che potrebbero vantare un disclaimer di questo tipo e in cima al sintetico elenco ci sarebbe senza dubbio la Caterham. La Seven dispensa infatti una filosofia di divertimento alla guida unica dal lontano 1957, quando il buon Colin Chapman prese un telaio a traliccio tubolare della Eleven da competizione e diede vita alla sportiva stradale più folle mai immaginata. Rimasta fedele a se stessa nell’immagine e nella dinamica, la Seven vive ancora oggi sotto l’ala di Caterham, disponibile in così tante versioni da escludere come scusa il fatto di non trovare quella fatta su misura per voi.
È trascorso qualche anno dalla mia ultima volta a bordo di una Caterham, ma le sensazioni provate in Austria con la 275R stanno per essere rispolverate con gli interessi, grazie alla 485R messa a disposizione dal brand tramite la concessionaria ufficiale italiana della Gino S.P.A.. Raggiungo Rivoli (TO) di prima mattina, è estate piena, il periodo migliore per assicurarsi un meteo favorevole, soprattutto tenendo conto che la Seven ha una forte predisposizione ad allargare il posteriore. Il tettuccio dovrà rimanere rigorosamente ripiegato nel microscopico vano bagagli ricavato dietro i sedili e le portiere saranno tenute soltanto per le tratte più scorrevoli, in maniera tale da evitare di giungere a destinazione con il volto ricoperto di pietre sollevate dalle auto che ci precedono. A proposito, anche la più piccola Smart sembrerà improvvisamente un gigante della strada, meglio tenere le dovute distanze, anche se lo speciale azzurro della carrozzeria passerà difficilmente inosservato.
Il modello che porto in ufficio è una SV 485R, si tratta quindi della variante con il telaio allungato, il che si traduce non solo in una migliore abitabilità e “semplicità” in quanto a salire e scendere, ma in un miglior controllo della dinamica una volta che l’aria si fa bollente e tutto ciò che si ha davanti è un serpente di curve che sembra rincorrersi la coda. La 485R dispone poi di un 4 cilindri in linea aspirato di origine Ford da 2-litri e 240 cavalli, abbinato ad una trasmissione manuale a 6 rapporti che muove le sole ruote posteriori. Ma questo era logico, dato che stiamo parlando della quintessenza del piacere di guida, della massima espressione di una devozione meccanica che trasforma ogni singolo metro nella riscoperta di un’azione che per molti ricopre un ruolo puramente funzionale – di necessità – ma che per noi appassionati è sangue che scorre nelle vene.
Il corpo anoressico della Caterham si limita a coprire il telaio rasente a terra, limitando il peso complessivo a poco più di mezza tonnellata: 600 kg di sole parti meccaniche indispensabili. C’è poi il piccolo parabrezza e le due portiere removibili, un po’ di pelle a ricoprire il tunnel centrale e tanta fibra di carbonio. Con la Seven non si sale a bordo, ci si cala in abitacolo ed a dirla tutta il procedimento non è poi nemmeno così ostico come vorrebbero farci credere, dato che l’assenza del tettuccio e la possibilità di poggiare una mano accanto alla leva del cambio e tenere l’altra sul profilo laterale della carrozzeria consente di far scivolare le gambe sotto al piccolo volante e prendere posto quasi come se fosse un gioco da ragazzi. Una volta richiuse le portiere e fissate mediante i due bottoni di ancoraggio è il momento di allacciare le cinture racing a quattro punti e stringersi in maniera proporzionale rispetto all’andatura che si intende tenere da lì a poco. Un giro di chiave, si pigia il pulsante di accensione e la piccola prende vita.
È un borbottio quasi irregolare quello emesso dal marmittone laterale, il quale aumenta di volume e intensità man mano che ci si muove in avanti, staccando una frizione dura, alta e che richiede un pizzico di abitudine, soprattutto nel traffico dove avrete inevitabilmente puntati gli occhi addosso. Stretto nell’abbraccio delle cinture e potendo toccare l’asfalto con le mani riscopri immediatamente i canoni che rendono l’esperienza di guida viscerale, incredibilmente intima e pronta per essere tra le più violente mai vissute, supercar e hypercar incluse. Il motore emette un ronzio che va a fondersi con quel sound racing che fuoriesce dallo scarico, con la modalità Sport che non solo amplifica il tutto e aggiunge scoppiettii in cambiata e rilascio, ma affila e non di poco la risposta dell’acceleratore, lasciando che tutta la potenza a disposizione sia a portata di tre pedali e leva del cambio.
Analogico è la parola d’ordine. Fatta eccezione per il piccolo indicatore di giri posizionato appena sopra al volante, ogni singola cosa è prettamente old school e potrebbe infatti essere assemblata in garage, qualora si desideri far arrivare la Seven in scatola di montaggio – tutto vero. Dovendo muovere appena 600 kg di peso, il motore aspirato non ha bisogno di una grande curva di coppia e questo è uno degli aspetti che rende la Seven lo strumento definitivo per imparare cosa significhi guidare veloci. Per ottenere una vera scarica di adrenalina bisogna tenere le marce sino alla linea rossa e mentre la potenza massima viene messa a terra a 8.500 giri, la scalata verso il rapporto successivo vi si butta addosso con tutta la forza degli elementi. Aria, aria caldissima, terriccio, insetti e chissà cos’altro, ma non importa perché lo sguardo è quasi posseduto dalla curva che si avvicina troppo rapidamente per permettervi di pensare alla posizione di disagio in cui si trova metà del vostro corpo.
C’è tutta un’altra percezione di quella strada che conosco bene e che ho scelto per guidare oggi, dopo essermi concesso qualche giorno fondamentale per prendere le cosiddette misure e cercare di spostare il mio limite al volante un po’ più in là. È come se per la prima volta riuscissi a sentire fisicamente tutte le variazioni dell’asfalto sotto le piccole gomme Avon montate attorno a cerchi da 13 pollici, così piccoli proprio per contribuire a limitare ulteriormente il peso e rendere più agile l’auto nei cambi di direzione. Ogni rumore viene enfatizzato e la risposta dell’acceleratore è chirurgica almeno quanto la precisione dello sterzo, il che si traduce in un anteriore estremamente efficace, anche quando si esagera un po’ troppo in ingresso di curva. Basta poi un accenno di prepotenza sull’acceleratore e la totale assenza di controlli alla guida permette al posteriore di allargare. È quello il momento in cui bisogna armeggiare con il microscopico volantino Momo e raddrizzare quei parafanghi in carbonio sempre di fronte allo sguardo attento che richiede una Caterham quando viene guidata con più brio del solito.
Non bisogna però commettere l’errore di aver capito tutto, di essere entrati in sintonia con la Seven soltanto per un traverso ben riuscito o per cambiate al limite dell’impeccabile. La vera forza della Caterham è infatti questo costante rapporto instaurato con il guidatore, fatto di un crescendo di emozioni inarrivabili per qualsiasi altra auto sportiva, a prescindere che abbia cinque volte la potenza a disposizione. Quello della Seven non è ormai un segreto, tantomeno si nasconde dietro a numeri che alla mercé degli elementi fanno ancora più impressione: 0-100 km/h in appena 3,4 secondi e una velocità massima di 225 orari. Follia, follia pura in qualsiasi situazione. È questa la parola che più di ogni altra riesce a esprimere la poesia su asfalto di un capolavoro che ha fatto della semplicità progettuale un punto di assoluto riferimento, una chiave immortale tramite la quale leggere i desideri di chi vuole emozionarsi alla guida, oggi come 65 anni fa.
Il prezzo del biglietto? La Seven parte dai circa 38.000€ della 165, che monta un 1.6 da 81 cavalli e fidatevi che già questa è in grado di dispensare dosi di divertimento. Passando alla 485 della nostra prova si parte dai quasi 53.000€ della 485S e 57.000€ della 485R, ai quali vanno aggiunti €2.450 per l’extended chassis SV. A quel punto ci si può davvero sfogare configurando il proprio modello secondo i propri gusti e – soprattutto – le proprie preferenze legate alla purezza dinamica della Seven. In questo scenario, arrivare attorno ai 70.000€ è un attimo, ma di ritorno si porta a casa un tassello di storia automobilistica sotto le seminude vesti di un giocattolo capace di unire poesia e follia come solo un leggendario artista come Colin Chapman è mai riuscito a fare. Guidare una Caterham è come leggere la “Divina Commedia” sulle montagne russe, ti arricchisce e stordisce nello stesso momento.
Un ringraziamento alla Gino SPA per aver coordinato il test drive, in particolare ad Alessandro Gino, Fabio Di Chio e Luca Bagarolo.
CATERHAM SEVEN SV 485R
Motore 4 cilindri in linea, 1.999 cc Potenza 240 hp @ 8.500 rpm Coppia 206 Nm @ 6.300 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio Manuale a 5 Rapporti Peso 600 kg
0-100 km/h 3,4 sec Velocità massima 225 km/h Prezzo da €57.095