Comprare Auto è una Cosa Seria
Testo di Christian Parodi / Foto di Mercedes-Benz
È un momento che segna una nuova tacca sul percorso motoristico di un appassionato e – che lo si voglia oppure no – resterà lì, anche a distanza di decenni e anche se l’ipotetico acquisto in analisi si rivela una cocente delusione. Ecco perché è importante ponderare bene dove far finire i propri risparmi, soprattutto quando si tratta di una spesa consistente. Ti documenti, analizzi con cura, prendi appunti esattamente come sono solito fare con la mia lista “dei pro e dei contro” quando mi trovo a scegliere la nuova auto da tutti i giorni, magari meno entusiasmante delle sportive da weekend, ma quella con la quale mi troverò a percorrere la maggior parte dei chilometri.
Poi ci sono quegli acquisti di pancia, quelle manie che ti assalgono lanciandosi nella tua testa dal proverbiale nulla. Proprio così, un bel giorno ti alzi da letto e hai deciso che vuoi una SL500, la leggendaria cabrio di Mercedes-Benz. Che sia stato un sogno con messaggi subliminali o qualche diavoletto che vuole mettere a dura prova la carta carburante, non riuscivo a pensare ad altro che ad una R230, quella con il doppio faro tondo aggiornata dal 2003 al 2008. Ricordo bene l’entusiasmo del mio amico Giorgio quando anni prima aveva portato a casa – nuova di pacca – una AMG SL65. Una spesa folle, assurda e più stupida che gettare i soldi nel camino acceso. Il fatto è che ogni volta che la metteva in moto era pura goduria. Aggiungi che ne hanno fatte poche e vendute ancora meno e la SL65 era una vera e propria perla rara, adesso provvidenzialmente rivalutata dopo una picchiata a minimi storici di circa €200.000 di svalutazione.
La mia scelta è più assennata e arrivando all’improvviso mi convinco perlomeno di lasciar perdere le prepotenti AMG e far prevalere il lato granturismo, tolto il fatto che con questo restyling la SL500 portò la potenza del proprio V8 a 387 cavalli, ovvero +81 rispetto a prima. Maggiore incisività in accelerazione, ma anche in erogazione, garantendo un comportamento nettamente più dinamico tra le curve e un coinvolgimento pure maggiore, soprattutto con il tettuccio rigido ripiegato dietro ai due sedili, il quale – per la cronaca – impiega 16 secondi netti per passare da coupé a cabriolet. Avrete quindi già capito che alla fine la SL500 è finita nel mio garage, spodestando la M6 acquistata verso fine 2013, molto più veloce, ma anche asettica.
Sta di fatto che la scelta della motorizzazione è stata semplice e dovuta ad un rapido ragionamento. In quanto alla ricerca è stata una vera e propria sofferenza. Vuoi per la pessima rete vendita di casa madre in Italia, vuoi per il fatto che molti proprietari non abbiano realmente intenzione di separarsene, ho trovato un esemplare in ottime condizioni in Francia. Bonus: una garanzia e uno stato di conservazione a dir poco strabilianti. Da quel momento è sostanzialmente bastato mettere il mio Arbre Magique preferito in quel periodo e guidare, rispolverando – laddove ce ne fosse mai bisogno – la consapevolezza che un grande motore sotto un generoso cofano anteriore è la definizione migliore di piacere di guida. Uno stile rilassato ma pur sempre pronto a graffiare l’asfalto, una colonna sonora piena e corposa, eppure mai invasiva. L’ho amata in maniera incondizionata, anche e soprattutto per quel suo interno ormai obsoleto e quando le ho dovuto dire addio mi sono assicurato che finisse in buone mani (quelle di un appassionato olandese, ndr), con la certezza che i prossimi centomila chilometri saranno speciali come ciascuno di quelli condivisi con me.
PS. Quando sento la fragranza Fruit Cocktail mi viene sempre in mente lei, la SL500!