Electric’s Lounge | AC/DC
Per tutti i fanatici della fantascienza, aver dovuto accettare il fatto che all’alba del 2020 le automobili non volino a decine di metri sopra le nostre teste schizzando tra sottili edifici di vetro, sarà stato un duro colpo. Ma nella realtà è sempre tutto più complicato e ci sono già tanti incidenti viaggiando su un unico livello, figuriamoci se dovessimo preoccuparci anche di quello che ci dovrebbe dare precedenza arrivando dal basso. Un altro aspetto che sembrava dover rimanere relegato a un futuro lontano ed è invece divenuto una sempre più solida realtà, ruota attorno alle propulsioni alternative, del resto il petrolio è sempre più costoso e non durerà in eterno. Sto parlando di auto elettriche, ma anche di ibride, le quali hanno quasi definitivamente sostituito quell’affiancamento GPL/metano che sembra davvero pronto a gettare la spugna, adesso che praticamente tutti i costruttori hanno intrapreso un proprio percorso nel mondo elettrico/benzina.
Chiacchierando al bar, navigando su vari forum – quei pochi rimasti e che non si sono ancora trasformati in gruppi Facebook – e sbirciando tra qualche mail nella casella postale della redazione, ho potuto constatare che ci sia davvero molta confusione in materia. Questa volta non si tratta soltanto di quegli automobilisti tali per necessità, ma anche di veri e propri appassionati che credono ancora al falso mito che tutte le ibride siano noiose e da evitare come la peste nera. Strano che non si sia capito già qualche anno fa, quando Ferrari LaFerrari, McLaren P1 e Porsche 918 Spyder hanno messo in chiaro che l’ibrido non va esclusivamente visto come un modo per trasformare un’auto prestazionale nell’ultimo ritrovato per far fronte al blocco del traffico cittadino. L’aggiunta di uno o più motori elettrici è infatti la chiave per aprire la porta verso prestazioni migliori, con un’accelerazione istantanea offerta dal funzionamento del gruppo batterie che agisce come un vero e proprio interruttore – On/Off. Ma quale ibrida scegliere, soprattutto adesso che ogni brand ne propone a listino? E quando conviene rivolgersi a vetture esclusivamente elettriche? Quest’ultima è probabilmente la risposta più semplice da dare, poiché basta fare un rapido calcolo di quanti chilometri si debbano affrontare nell’utilizzo quotidiano. Certo, non tutti godono della rete di ricarica veloce di Tesla, con i suoi cosiddetti supercharger, ma c’è da dire che stia finalmente aumentando la presenza di colonnine universali presso le quali effettuare una ricarica imprevista prima di rientrare a casa. Niente paura quindi, non bisogna improvvisarsi matematici o vivere con il costante terrore di restare bloccati per aver viaggiato troppo a lungo con climatizzatore e radio accesa.
Le EV sono esclusivamente spinte da uno o più motori elettrici e devono essere necessariamente caricate da fonti energetiche esterne. Si parte dalla piccola Renault Twizy, l’ideale per divincolarsi nel traffico e con una percorrenza media reale di circa 250 km, passando per le ormai collaudate Tesla, che offre al momento tre diversi modelli, differenti per carrozzeria e dimensioni, ma tutte unite da un altissimo contenuto tecnologico e arricchite da servizi esclusivi per il brand di Elon Musk. In questo caso si parte dalla Model 3 (circa 530 km), passando per la berlina Model S (da circa 600 km) sino al SUV Model X (500 km circa), disponibili con vari motori e con prestazioni a dir poco sorprendenti. Giusto per aggiungere un altro nome in quello che sarebbe un elenco estremamente nutrito di opzioni, c’è la nuovissima Porsche Taycan, una berlina sportiva tutta elettrica che mantiene la nomenclatura dei modelli tradizionali del brand, offrendo sino ai 761 cv della Turbo S e con percorrenze attorno ai 420/450 km.
A rappresentare una scelta più conservativa rispetto alle EV, abbiamo un ancora più fitto schieramento di ibride, le quali vengono comunemente suddivise in Mild Hybrid, Full Hybrid e Plug-In Hybrid. A sentire parlare alcuni esperti o il venditore di turno si fa presto a fare confusione e rischiare di ritrovarsi con l’auto sbagliata, in più bisogna tener conto che una vettura ibrida costa di più in fase di produzione e quindi costerà logicamente di più una volta arrivata nelle concessionarie. Ma scegliendo quella giusta si può davvero risparmiare senza scender a nessun compromesso. Prima di vedere rapidamente le differenze tra le tre categorie menzionate qualche riga sopra, cerchiamo però di far luce se un’auto ibrida serva soltanto a risparmiare qualche spicciolo alla pompa di benzina, oppure no. La realtà è che si tratti di una tecnologia tuttora in fase di sviluppo, per cui i miglioramenti che ci sono anno dopo anno sono sostanziali, ecco un altro buon motivo per non trascurare questo tipo di propulsione. Ibrido non significa soltanto che potete accedere a zone interdette al traffico, o che si ha la possibilità di usufruire di sgravi fiscali, ma oltre a inquinare meno affiancano motori tendenzialmente più piccoli, proprio perché vanno a suddividersi il compito di muovere l’auto e quindi l’erogazione della potenza necessaria.
Su una supercar o hypercar abbiamo ovviamente motori elettrici che hanno il compito di elevare il lato prestazionale della vettura, magari andando a fornire energia su ogni singola ruota e offrendo un’accelerazione fulminea, con la minima pressione dell’acceleratore. In questi casi, l’energia consumata viene poi rigenerata in fase di frenata, ma questo è un aspetto che non viene limitato alle sole auto da sogno. Torniamo a noi e scopriamo cosa significano quei tre nomi che vi ho anticipato poco fa. Plug-In Hybrid: probabilmente la tipologia ideale al momento e che come suggerisce il nome, con un’ibrida di questo tipo avete la possibilità di ricaricare il pacco batterie collegando l’auto ad una presa elettrica, proprio come uno smartphone. Il motore elettrico lavora indipendentemente e in sintonia con quello termico per diminuire le emissioni e migliorare le prestazioni. Full Hybrid: rappresenta un tipo di motore che prevede il funzionamento del veicolo sia in modalità soltanto elettrica (per una percorrenza limitata a seconda della carica e delle dimensioni delle batterie), sia soltanto con il termico, oppure sfruttando la loro potenza combinata. In questo caso, l’unità elettrica viene esclusivamente ricaricata da energia cinetica, ovvero in fase di frenata, o in discesa, dove viene sostanzialmente lasciata in riposo. Infine, Mild Hybrid, ovvero l’opzione meno costosa e che prevede un più piccolo motore elettrico che funge esclusivamente da supporto per quello termico. Quest’ultimo caso non prevede la marcia con la sola modalità elettrica, se non per piccolissimi spostamenti o per la semplice messa in moto. Se l’elettrico è ancora concentrato nel futuro, l’ibrido è un presente consolidato e chissà che avendo fatto un briciolo di chiarezza, non guardiate l’auto alternativa del vostro vicino in modo diverso.
Testo di Carlo Brema / Foto di Jay Tomei