Ferrari 365 GT4 2+2: Il Ritratto Perfetto
FERRARI 365 GT4 2+2
IL RITRATTO PERFETTO
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi
È facile dire che “ho sempre voluto una Ferrari”, che avevo scommesso con il mio migliore amico già ai tempi dell’università su chi se la sarebbe comprata, che “se ami le auto, non puoi non impazzire per una Ferrari”, e via così, con i soliti luoghi comuni. In realtà non so che cosa mi sia successo – ad un certo punto ho cominciato a pensarci, a mettere a fuoco qualche idea confusa, a giocare con le macchinine come un bambino ed ecco che ho cominciato a capire: sicuramente una Ferrari, assolutamente un V12 dell’ing. Gioacchino Colombo, le linee di Pininfarina (l’ing. Leonardo Fioravanti), zero elettronica, nessun compromesso tipo fuel saving – cioè qualcosa prima delle “domeniche a piedi” (per chi ha abbastanza primavere sulle spalle da ricordarsele). I favolosi anni 70 e non ci è voluto molto per cadere nella rete della Ferrari 365 GT4 2+2: ricordo che mi colpì il contrasto delle linee “stilose” con la cattiveria di oltre 300 cv… e l’idea dei quatro posti mi intrigava.
Via alla ricerca, circa due anni per trovare lei, una ragazza del 1973 senza ombra di trucco (leggasi arnesi elettronici), 6 poderosi Weber 38 doppio corpo ad alimentare 12 cilindri da 365cc (da cui il nome): provata, qualche problemino evidente ma risolvibile, veloce contrattazione, è mia! È cominciata l’opera di restauro, non grandi cose per fortuna, ma 5 anni circa di aggiusta qua e sistema là, e quando si parla di Ferrari a volte fa male al portafogli … tanto per dire, il cambio olio necessita di quasi 18 litri! Non posso negare di aver pensato al divorzio, ma poi basta metterla in moto, fare qualche chilometro a finestrini abbassati, passare i 4000 giri ed è pace fatta. Girovagando in rete ho capito che ci sono molti appassionati di questa regina dell’understatement, ho trovato il Club F400 (la 365 visse 17 anni di evoluzione – dal 1972 al 1989 – diventando 400, 400i e 412) basato a Parigi e con membri iscritti da tutta Europa, il quale stava organizzando una settimana dalle parti Maranello e ho aderito subito con entusiasmo.
È stata una splendida esperienza, non solo per le visite a tanti marchi famosi (tra cui Lamborghini, Ducati, Maserati, Pagani, Museo Righini), ma soprattutto per l’incontro con tanti amici che condividono una passione e alcuni principi “fondamentali” quali il V12 come massima espressione motoristica. E non si arrabbi chi si accontenta di frazionamenti più grossolani.
In particolare è stato emozionante sentire l’ing. Leonardo Fioravanti descrivere la nascita di questa granturismo, come il Commendatore (così lui chiama ancora Enzo Ferrari) gli descrisse la missione di una Ferrari V12, con i cavalli davanti al carro, quattro posti e con una linea che esprimesse un solo concetto nella sua forma più alta: ELEGANZA.
Ecco, questo è la Ferrari 365 GT4 2+2: una vera Ferrari in vestito da sera, un salotto confortevole che può schizzare a oltre 200 km/h in pochi secondi, con a bordi quattro persone ed i loro bagagli – a mio avviso si tratta di un simbolo perfetto degli Anni 70, con i loro valori e le tante contraddizioni.
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Quell’attimo, quel momento così breve ed inaspettato che scatena tutta una serie di meccanismi, primo fra tutti il boato del 12 cilindri che invade l’aria, una volta sputato dalle due coppie di terminali di scarico. Immediatamente vieni premuto al sedile e lo sguardo cerca con frenesia l’ago del contagiri, assaporando la sua inesorabile salita verso gli oltre 6.000 che permettono alla 365 di cantare una melodia di altri tempi. Il rumore degli innesti, quel suono metallico che rimbalza tra la cambiata ed il brusco rilascio della frizione – mi adopero per abbassare il finestrino e lasciare che la situazione prenda definitivamente il sopravvento. La strada di fronte a noi è libera ed il driver accanto a me non ha nessuna intenzione di alleggerire il piede destro: una Ferrari d’altri tempi su una strada di montagna deserta sono un incitamento a delinquere, il diavolo tentatore ci stringe la mano e si accomoda sui sedili posteriori, godendosi uno spettacolo che trascende il più pittoresco ed iperbolico dei racconti, ridefinendo un’esperienza di guida che unisce perfettamente il feeling e le sensazioni che un’auto d’epoca sa regalare, ed il senso di velocità ed adrenalina che 340 cavalli tutti da ammaestrare sono in grado di riversare su una strada piena di curve veloci e rettilinei, gettati quasi lì per scannare i motori più esigenti. Gli spigoli della 365 GT4 ne delineano al meglio gli ingombri, è una gran turismo che offre comfort e spazio per quattro persone e rispettivi bagagli, ma una volta lasciati moglie e figli a casa, sa appagare quell’insaziabile necessità di far tremare le gambe, buttandosi in curva come non lo avreste mai creduto possibile. Poliedrica, sorniona e con quel cavallino rampante là davanti ad aprire la strada con fierezza – un ritratto perfetto.
Abbiamo scelto il Monte Fasce per tutta una serie di motivi ed i colori dell’autunno rappresentano la cornice cromatica ideale al Marrone Colorado della carrozzeria: una scelta diversa dal solito per un modello che non è soltanto nobile con il più classico rosso Ferrari. Dicono che l’eleganza sia un valore insito ed il fattore wow della 365 è il punto esclamativo sul meraviglioso disegno di Pininfarina, un’opera che era logico attraversasse più anni di quanto solitamente accade, andando a prestare le linee per le successive 400 e 412, ma seduto nell’abitacolo di questa 365, immerso e coccolato da morbidissime poltrone in pelle beige, è come se riuscissi quasi a toccare con mano l’esclusività di qualcosa che ha aperto una nuova strada, non soltanto in termini di design, ma andando a esaudire appieno l’esigenza di dare alla luce una grande sportiva in grado di coniugare il pedigree sportivo di Maranello, alla fruibilità quotidiana. Avere a disposizione un V12 da 4.390cc e 422Nm di coppia non è soltanto una specifica estremamente attuale – in termini prettamente numerici – è la consapevolezza che l’auto sia in grado di mutare la propria natura a seconda del minimo input del guidatore. Mi sento di definirla come un’automobile emozionale, in grado di rispecchiare l’umore di chi brandisce il volante tra le mani, soprattutto per il fatto che una volta che ci si trova a sfrecciare sull’asfalto del ‘Fasce, è facile perdere il controllo di se stessi ed entrare in una sorta di catatonia sensoriale, ulteriormente accentuata dal matrimonio tra telaio e sospensioni. I circa 1.800kg si sentono, soprattutto durante i cambi di direzione più decisi, ma quello che alla fine resta più impresso è la voglia di continuare a correre – le Ferrari sono nate per correre dopotutto – senza riflettere troppo sul fatto che sia stata prodotta in soli 521 esemplari, senza domandarsi cosa mai ci sarà dopo la curva successiva. Tutto ciò che importa è non interrompere il canto di quello strumento musicale divino composto da doppio albero a camme in testa per bancata, due valvole per cilindro e 340 stalloni di razza che quando accostiamo per qualche tappa fotografica, scalpitano e chiedono di essere nuovamente slegati, lasciati liberi di vivere la propria natura, liberi da guinzagli elettronici, diavolerie che al giorno d’oggi ci hanno ormai abituati ad un rapporto più sterile con le auto sportive.
Enzo Ferrari adorava quest’auto, una linea che non ha bisogno di urlare i propri eccessi, ma che con signorilità e stile riesce ad emozionare e far scoprire un dettaglio sempre nuovo, a seconda di dove la si osservi. Quegli spigoli, quelle linee rette che sanno far male, simbolo di un’epoca così apparentemente lontana e che mai tornerà indietro, sono il lascito di uno dei lavori più emozionanti di un team stellare, che con il provvidenziale supporto dell’Ingegner Fioravanti è riuscito a mettere una firma indelebile ed ineguagliabile nel panorama dell’automobile. E poi i suoi fari anteriori a scomparsa, le cromature lungo il suo filante profilo, oppure quei cerchi a cinque razze a forma di stella, per non parlare dei sei fanali al posteriore, inglobati da una mascherina che contrasta alla perfezione la discesa della coda stessa. Non è umanamente possibile cogliere ogni dettaglio con lo sguardo, probabilmente nonostante siano passati oltre 40 anni non ne siamo ancora capaci, non siamo pronti. Come non saremo mai in grado di abituarci a quel calore che sale nel nostro stomaco, non appena apri la portiera e ti cali nell’abitacolo, stringendo il volante a tre razze che ti stampa nella retina l’immagine della velocità, il cavallino rampante. Uno sguardo nello specchietto retrovisore, dai vita al V12 e con quella fragranza di benzina che entra insistentemente nelle narici hai a portata di mano una delle emozioni più limpide che si possano vivere: guidare il sogno di una vita, guidare ciò che per il nostro amico Marco è stato un sogno divenuto obiettivo. Una conquista custodita in garage, ma sfruttata per come è stata intesa sin dalla sua concezione: correre forte ed emozionare.
FERRARI 365 GT4 2+2 (1972-1976)
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – V12 cilindri 4.390cc
Trasmissione – cambio manuale a 5 rapporti
Potenza – 340 cv @ 6.200 rpm
422 Nm @ 4.000 rpm
Peso – 1.800 kg ca.
Accelerazione – 6,6 sec.
Velocità massima – 245 km/h