Ferrari celebra il proprio pluripremiato V8 con un modello che mantiene le assurde prestazioni della 488 Pista e le mette a disposizione di chi ha bisogno di una berlinetta che non significhi necessariamente guerra. La F8 Spider assicura di stravolgerci l’acconciatura, così l’abbiamo portata sul Passo della Raticosa e sul Passo della Futa.
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Jay Tomei
Appena un attimo prima che tutto cominci, il tempo sembra fermarsi. È come cristallizzato in una bolla, dove i suoni sono ovattati ed i pensieri corrono freneticamente portandosi dietro un disordinato marasma di emozioni che non appena capisci come processare devono per forza lasciar spazio alla fatidica apertura del sipario. Tutto s’illumina, il silenzio si fa ancora più assordante e non più protetto dai pensieri e da come ci siamo figurati l’istante svanito nel nulla come neve al sole, è il momento di mettersi in gioco e creare qualcosa che valga la pena di essere ricordato. Lo spettacolo di oggi è una speciale celebrazione al pluripremiato V8 di Maranello, indiscusso campione della categoria “engine of the year” degli ultimi anni, declinato in quella che è la sua più recente versione.
Questa particolare evoluzione del 3.9 Ferrari è la stessa che abbiamo recentemente provato con la violentissima 488 Pista, in questo caso alleggerito di 18 kg, mantenendo la ferocia e la potenza che lo contraddistingue, tuttavia affinato in modo tale da consentire un utilizzo non necessariamente brutale. Speciale e glorioso tanto da battezzare la nuova berlinetta modenese e renderla nota al mondo come F8 Tributo, omaggiando quell’immagine di auto da sogno che ha tempestato i sogni di tutti i bambini con prestazioni assurde e un progetto che impregna il più profondo know-how Ferrari in grado di unire i puntini che dividono le vetture stradali dal mondo delle corse. La necessità di celebrare in maniera adeguata e il desiderio di esaltarla a cielo aperto mi fanno trovare seduto al volante di una versione cabrio in Giallo Modena, denominata più semplicemente F8 Spider e con l’accoppiata del Passo della Futa e il Passo della Raticosa come destinazione ideale.
Personalmente, soprattutto parlando di supersportive, ho sempre preferito la variante coupé a quella cabriolet, ma la F8 è l’erede della 488 GTB, non della 488 Pista e questo significa che nonostante le spaventose prestazioni a portata di mano, resta pur sempre una vettura indirizzata ad una clientela che non guarda esclusivamente i numerini delle performance ed una scheda tecnica che conferma l’immane attenzione per ogni più minimo dettaglio. Sto parlando di meccanica, ma anche di aerodinamica, con addirittura le maniglie delle portiere che ricoprono una funzione ben precisa, senza contare i gruppi ottici anteriori che si interrompono per consentire ai flussi d’aria di insinuarsi al di sopra dei passaruota, o dell’S-duct che incanala aria dalla porzione più inferiore del muso e la fa scivolare sul parabrezza e sul tettuccio, permettendo alla F8 di tagliare l’aria come un coltello rovente nel burro. Rispetto alla 488 – coupé o spider che sia – abbiamo minigonne più marcate, un grande diffusore al posteriore e doppio scarico centrale a rendere la coda ancora più aggressiva, grazie anche al nuovo design dei fari tondi che la contraddistingue rispetto al modello precedente. Nella F8 Spider abbiamo come di consueto il vano motore non più a vista, ma la possibilità di amplificare il sound del V8 in appena 14 secondi, il tempo che occorre per ripiegare il tettuccio rigido dietro la testa.
Comodamente seduto nei contenitivi sedili in pelle blu che insieme al giallo della carrozzeria richiamano proprio i colori della città di Modena, ritrovo un abitacolo mutuato quasi totalmente dalla 488, trovando però una connettività migliorata e l’opzione del dual cockpit, il display che permette al passeggero di rendersi conto di quello che sta succedendo. Già perché non appena lasciamo l’autostrada, divorata nel più perfetto comfort offerto dalla modalità di guida più rilassata, siamo subito accolti dalle prime curve che ci guidano verso il Passo della Futa, la prima delle due tappe odierne. Nonostante sia una strada prettamente collinare, la successione di curve che presenta è il modo ideale per avere un primo assaggio delle doti prestazionali della F8 Spider, aspetto sul quale nessuno aveva dubbi dato che stiamo parlando di 720 cavalli e 770 Nm di coppia messi a terra dalle sole ruote posteriori. Sono numeri che non vanno per il sottile, soprattutto se pensiamo che dove possibile si traducono in uno 0-100 km/h di appena 2,9 secondi e uno 0-200 di 8,2 secondi.
Sposto il manettino in modalità Race, cercando di aggirare il tappo acustico che comporta la presenza di un filtro antiparticolato, ma non appena premi con decisione sull’acceleratore quel che succede è paragonabile ai più grandi fuochi d’artificio mai visti che deflagrano all’interno del proprio stomaco. Senza la minima incertezza il V8 twin-turbo aumenta di giri in maniera scioccante, notando subito come la F8 trasmetta però una costante sensazione di controllo lungo tutta la fase d’accelerazione. Peccato che la Futa non lasci che una potenza simile venga erogata liberamente, facendoti arrivare a malapena a metà contagiri che già devi affondare sui freni carboceramici con dischi da 398 mm all’anteriore e da 360 mm al posteriore, per poi muovere il volante con precisione millimetrica, pennellare la traiettoria figurata nella mente l’attimo prima e pizzicare gli enormi paddle in fibra di carbonio dietro al volante. Con il tettuccio chiuso sopra la testa cominci a notare che il telaio in alluminio asseconda maggiormente una guida frenetica, lasciando fuori dall’abitacolo qualche decibel, ma gettandoti da una curva all’altra sempre con il posteriore premuto a terra e con una trazione incredibilmente spremuta tramite le colossali gomme posteriori.
Tetto su, tetto giù, poco importa. La concentrazione ai massimi livelli che richiede una 488 Pista sembra ancora più appannaggio di un guidatore esperto, mentre la F8 sembra sia riuscita a evolvere un certo senso di sicurezza e confidenza che viene trasmessa dal momento in cui le gomme pattinano alla disperata ricerca di aderenza, per poi farti schizzare verso una linea rossa che a 8.000 giri rende il V8 delle meraviglie il propulsore turbocompresso più simile ad un aspirato. Lag in erogazione? Neanche a parlarne. Potenza bruta? Esagerata, ma mai esasperata ed è così che cominciando ad accettare che questo sensuale oggetto giallo sia in grado di muoversi con una velocità che sembra possibile soltanto nella mente di George Lucas, sposti leggermente più in là l’asticella del rischio e tieni giù il gas in quelle curve che costringono un gruppetto di motociclisti ad abbandonare ogni speranza di restarci addosso. In quel momento la strada si allarga ed entriamo nel ventre del Passo della Raticosa, lo guidiamo su e giù per una manciata di volte e poi deviamo in direzione Sassoleone, una tratta deserta che accoglie la F8 Spider, la Ferrari non-hardcore a motore posteriore centrale più potente di sempre.
L’ululato a cui ci avevano abituato la 360 Modena, la F430 Scuderia o la 458 Speciale non è più la colonna sonora che viene emessa dai terminali di scarico, non più da quando questi otto cilindri sono diventati turbocompressi, ma quanto conta davvero il sound se ciò che accade è reso ancora più estremo e se queste stesse incredibili e folli performance riescono al tempo stesso, semplicemente con i relativi input imposti dal guidatore, ad offrire un’esperienza di guida totale, viscerale e frenetica come un tuffo al centro della fine del mondo e trasformare tutto quanto in uno spostamento dai toni gentili, confortevole come sarebbe con una qualsiasi berlina. C’è quel senso di speciale offerto dal cavallino rampante che troneggia in mezzo al volante, lo strumento definitivo che connette l’asfalto al vostro apparato muscolare, trasmettendo le disconnessioni della Raticosa e facendovele affrontare con una scioltezza sorprendente, ma c’è anche quel bagaglio tecnologico offerto dai due schermi digitali che abbracciano il tachimetro analogico, ultimo vero baluardo di quei tempi sempre più lontani.
È bella come deve essere una supercar da oltre 260 mila Euro in grado di raggiungere i 340 orari con il vento tra i capelli e la vostra playlist Spotify pronta per essere mandata in loop una volta bloccati nel traffico, ma la F8 Spider non è un oggetto che va relegato ad una semplicistica disquisizione sulla pulizia delle linee disegnate dal Centro Stile Ferrari o sulle prestazioni balistiche di cui è capace. Questa Ferrari trasferisce il potenziale di compressione del rapporto km/h della 488 Pista in un ambito più stradistico. Mi spiego meglio. Se affrontare un passo di montagna con la Pista implichi di arrivare a destinazione imbevuti nel proprio sudore, avendo affrontato ogni curva con il dubbio di non aver esagerato nel pretendere di emulare Leclerc e ringraziando nella maggior parte dei casi il sontuoso sforzo messo in atto dal cervellone che ha evitato di spalmarvi alla prima curva, con la F8 si ha per le mani un’esperienza meno frenetica ed è qui che viene il bello.
Con una quasi parità di prestazioni, la F8 sopperisce ad un’impostazione meno pistaiola con mirati aggiornamenti che affinano in maniera meno invadente le doti dinamiche della berlinetta modenese. In parole povere, andrete fortissimo, ma impegnandovi di meno che con la 488 Pista. E adesso arriva un enorme “ma” che da senso a entrambe. Infatti una non preclude l’altra, poiché il bello della Pista è precisamente il fatto di doverti mettere in gioco e avvicinarti vertiginosamente ai tuoi limiti per cominciare ad essere davvero in simbiosi con l’auto. D’altro canto, la F8 può almeno in apparenza sembrare più addomesticata, ma in realtà prende l’indole più feroce dell’altra e la sistema in fondo alla scala della propria anima. Sino a quel momento avrete per le mani una Ferrari adatta per qualsiasi tipo di spostamento, anche quelli che non implicano di andarci giù pesante con l’acceleratore o di appendervi al volante in mezzo a quelle curve che ti rinfrescano la memoria in quanto a leggi della dinamica e principi base di fisica.
Dove la 488 Pista non fa calare il sipario, perché l’ha letteralmente fatto a brandelli, la F8 richiude il tettuccio e lascia fuori la fresca brezza della sera e gli scroscianti applausi rivolti ad un capolavoro sottoforma di motore, un cambio perfetto e un telaio su misura di civile, ma pur sempre pronto alla vita in trincea. Nel momento in cui le luci calano, il ruggito di un V8 che sfrutta a proprio vantaggio l’inesorabile necessità di evolversi punta verso l’orizzonte e inghiottendo la linea di mezzeria mette in pratica quello per cui automobili di questo tipo sono state create, che non è soltanto correre forte, ma scolpire emozioni nel cuore di chi le guida. Il sipario si è ormai chiuso, ma non riesce a spezzare l’intensità di una clamorosa standing ovation che vuole che lo spettacolo vada avanti. E con la F8 Spider state pur certi che andrà avanti a tavoletta.
FERRARI F8 SPIDER
Layout – Motore centrale-posteriore, trazione posteriore
Motore – 8 cilindri a V 3.902cc – twin-turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 720 cv @ 7.000 rpm
770 Nm @ 3.250 rpm
Peso – 1.485 kg
Accelerazione – 2,9 sec.
Velocità massima – 340 km/h
Prezzo – da € 262.000