Fiat 524 Cabrio | Vintage
La giornata è molto fredda ed il cielo è limpido quando raggiungiamo il luogo concordato per l’ appuntamento con Lei, una spider italiana di grande classe, anteguerra, dotata di motore a sei cilindri, molto rara, esclusiva, difficilissima da incontrare anche nei concorsi di eleganza o alle più importanti manifestazioni dedicate ad auto di tale classe. Di questo modello non si sa quanti ne siano stati immatricolati in Italia essendo di alta gamma e costruito negli anni successivi al crollo della Borsa di Wall Street, sappiamo però che attualmente in Italia ne esistono solo 2 esemplari restaurati e marcianti, con lievi differenze fra di loro.
Testo di Remigio Camilla / Foto di Giorgia Rossi
L’auto di questo servizio, appartiene alla serie delle FIAT 524, l’ultimo di una serie di modelli che non avevano un nome proprio, ma erano contraddistinti tra di loro da una sigla numerica, la cui costante era il 5 iniziale. La FIAT li aveva costruiti dall’inizio degli anni ‘20 sino al 1934, tutte auto di alto livello, eleganza, prestigio, con le quali la casa automobilistica intendeva contenere la concorrenza delle auto di lusso e dei più blasonati marchi italiani e stranieri dell’epoca. Nello specifico la 524 venne prodotta tra il 1931 ed il 1934 attraverso la predisposizione di due diversi tipi di telaio, uno a passo lungo contraddistinto con la sigla 524 L, che dava origine ai modelli berlina limousine e l’altro con la sigla 524 C a passo corto, che dava origine al modello Spyder Cabriolet. Il motore erogava 55 cv ed aveva una cilindrata di 2.516 centimetri cubi, trazione posteriore, cambio a 4 rapporti più retromarcia, di cui la terza e la quarta sincronizzati, la velocità circa 100 Km/h. La 524 sostituì il precedente modello 525 al vertice della gamma FIAT con l’apporto di alcune semplificazioni per contenerne il prezzo di acquisto, ma trae origine più direttamente dal modello 522, dal quale eredita la meccanica, l’impianto frenante idraulico sulle quattro ruote, alcuni componenti della carrozzeria ed il nuovo logo rettangolare a sfondo rosso con la sigla FIAT, tanto da non essere spesso considerato un vero modello a se stante, ma più una versione lusso della 522. La 524 Spyder/Cabriolet, venne prodotta in un piccolo numero di esemplari, pare 100, ma non si hanno dati certi ed era un modello destinato quasi esclusivamente all’esportazione.
La storia della 524 Spyder Cabriolet del sevizio appare subito fascinosa ed interessante ed ha inizio con l’anno in cui viene costruita, il 1932 negli stabilimenti del Lingotto, reparto “FIAT Carrozzerie Speciali”.
Immatricolata a Roma, il suo primo proprietario pare sia stato un addetto all’ambasciata italiana a Cordoba che la utilizzò per molti anni, prima di cederla. L’auto passa di mano a diversi proprietari, terminando la sua carriera in terra straniera a Buenos Aires. Qui fortunatamente viene ritrovata e recuperata ancora in buone condizioni e del tutto completa da un commerciante import/export della stessa città dell’attuale proprietario. Nel 1991 l’auto fa ritorno nel suo paese d’origine e sempre nello stesso anno iniziano i lavori di un meticoloso ed accurato restauro durati cinque anni.
La documentazione storica e tecnica che il nuovo proprietario riesce a recuperare attraverso il Registro Storico FIAT è veramente abbondante e di notevole interesse. Molte sono le fotografie che ritraggono la 524 Spyder esposta ai vari Saloni dell’Auto di quell’epoca, italiani e stranieri, alla sua partecipazione ai Concorsi d’Eleganza come il famoso Villa d’Este nel settembre del 1932, dove è visibile in più scatti. Queste foto si rivelano subito fondamentali per avere la conferma della assoluta originalità di tutta la carrozzeria, di tutti gli elementi che la compongono, di ogni particolare compresi gli interni, la forma ed il colore della capotta. Al suo rientro in Italia pur nella sua completezza, non presentava più il suo colore originale in quanto probabilmente riverniciata in un unico colore nero nel corso degli anni. Pertanto le foto si sono rivelate estremamente utili al fine di poter scoprire e dimostrare – soprattutto in fase di omologazione ASI e Registro FIAT – l’apparato cromatico e decorativo di cui questo modello era dotato, come la diversificazione cromatica tra il corpo vettura ed i parafanghi, la striscia colorata e filettata che percorre longitudinalmente la carrozzeria seguendone la linea e riproponendosi al centro del cofano anteriore e posteriore. Gli stessi colori e filetti sono riproposti negli attuali cerchi ruota in lamiera piena conformi agli originali, in quanto quelli montati sull’auto al rientro in Italia, se pur belli non rispettavano la dotazione dell’epoca.
Particolare poi importantissimo è stato il constatare che il numero di telaio 524C-001190 e di motore Tipo 122 erano quelli d’origine. Sempre attraverso il Registro Storico FIAT, l’attuale proprietario riesce ad ottenere copia dei numerosi disegni tecnici esecutivi della carrozzeria, delle portiere, del sedile posteriore a scomparsa, dei sedili anteriori, della struttura pieghevole della cappotta e della relativa tela di copertura con gli agganci. Inoltre i disegni esecutivi della struttura in legno curvato sul quale è fissata la lamiera che ne costituisce la carrozzeria, con tutti i particolari le sezioni del legno, gli incastri, il fissaggio, si sono resi utilissimi per poter ricostruire pari all’originale quelle parti in legno deteriorate, soprattutto nella parte posteriore e nelle portiere. Altre tavole con disegni sono relative al telaio, al profilo della carrozzeria, al paraurti con i relativi snodi, alla curvatura dei parafanghi, al pavimento interno, insomma una vera miniera di informazioni al fine di un restauro filologico. Molti di questi disegni sono in scala 1:1 con il dimensionamento e le relative indicazioni e diciture scritte a mano.
La linea della carrozzeria della 524 Spyder è perfettamente conforme allo stile ed alla moda degli anni ‘30, appare con due soli posti, caratterizzata da un importante cofano motore, abitacolo contenuto ed una coda che scende veloce seguendo in parallelo la linea dei parafanghi posteriori, ma può assumere una conformazione roadster ripiegando il parabrezza sul cofano anteriore e all’occorrenza trasformarsi in una cabriolet alzando nella sezione di coda lo sportello che racchiude il sedile a pozzetto. Quest’ultimo lo si raggiunge salendo sui due appositi funghetti in alluminio posti sul parafango posteriore, tipo scaletta, anche di questo particolare ci sono i disegni originali in scala 1:1 che ne hanno permesso la perfetta ricostruzione. Questo tipo di sedile, in gergo, viene chiamato posto della suocera, perché separato dai sedili anteriori, scomodo da raggiungere e da accomodarsi, può essere anche utilizzato come bagagliaio rimuovendo il divanetto che è asportabile. Proprio questo particolare della carrozzeria era stato nel tempo modificato rovesciando il senso di apertura dello sportello ed eliminando il sedile. Era stato incernierato superiormente e si apriva come un normale cofano per bagagliaio, perché come tale era stato trasformato.
Fa parte della ricca documentazione recuperata un prezioso depliant dell’epoca scritto in francese, oltre al modello 524 berlina, riporta il modello spyder cabriolet, descrivendone alcuni interessanti accessori. Le guide cromate dei cristalli laterali si ribaltano sulla portiera quando vengono abbassati per proteggerne l’alloggiamento, due ruote di scorta – una per lato – protette da tessuto impermeabile chiaro, staffe portabagagli ripieghevoli, coprimozzi e profili pedane cromati, tergicristallo automatico, retrovisore, posacenere.
Tutti accessori presenti sulla vettura di questo servizio, ma anche molti altri, di cui uno in particolare attrae subito la mia attenzione, un piccolo sportellino posto sul lato di sinistra dietro la portiera e del quale non posso fare a meno di capirne la funzione. Il proprietario prontamente lo apre dall’interno dell’abitacolo spiegandomi che serve per infilare trasversalmente le mazze da Golf. Immediatamente non posso fare a meno di pensare all’eleganza, alla raffinatezza degli anni 30 e di come quest’auto ne sia uno splendido esempio, concepita per assolvere pienamente a queste funzioni, per essere guidata “en plein air” da chi se la poteva permettere. L’immagine che mi trasmette immediatamente è il famoso autoritratto di Tamara De Lempicka al volante di una verde Bugatti, caschetto di pelle chiara in testa per contenere i biondi capelli ed alle mani salde sul volante, guanti di daino.
Al centro del volante oltre all’avvisatore acustico a pulsante, sono presenti due levette, una è il classico comando dell’anticipo comune a molte vetture di quest’epoca, l’altra serve come commutatore meccanico dei fari anteriori. Il quadro porta strumenti in acciaio lucido, in perfetto stile Art Deco’ impreziosito da una elegante, sottile, leggera cornice in rilievo, presenta una dotazione veramente completa degna della classe della vettura. Partendo da destra troviamo l’indicatore della pressione dell’olio, l’orologio, al centro in alto l’indicatore del livello della benzina con sottostante logo FIAT, a sinistra simmetrico all’orologio troviamo il contachilometri totale con l’indicatore della velocità e l’amperometro. Nella parte bassa a destra una levetta comanda l’economizzatore che agisce meccanicamente sul flusso della benzina al carburatore, al centro due pomelli a tirante sono uno lo starter e l’altro l’acceleratore a mano, a sinistra la chiave che agisce anche come commutatore dei fari.
Nel corso del servizio fotografico, il proprietario signor Flavio, ci racconta del secondo esemplare esistente in Italia, ma con leggere differenze rispetto alla sua 524, di cui le più importanti sono la guida a sinistra ed i finestrini laterali discendenti incorniciati da un profilo in alluminio lucido, rispetto alla sua con guida a destra, i cui finestrini laterali sono dotati delle guide poste lateralmente in acciaio cromato che si sollevano e contengono il vetro quando lo si alza. Quando lo si abbassa, le due guide si ripiegano chiudendo il vetro stesso nella portiera occultandolo completamente alla vista, esattamente come descritto nel depliant francese. Questa interessante raffinatezza pare essere, sempre secondo il racconto, un brevetto del Conte Mario Revelli di Beaumont, che proprio in quegli anni prestava la sua opera anche presso il Reparto Carrozzerie Speciali FIAT e probabilmente intervenendo anche su altri particolari della carrozzeria della 524 Spyder Cabriolet, come sulla linea slanciata dei parafanghi anteriori che conferiscono all’auto leggerezza, nonostante la sua imponenza. Proseguendo nel racconto il nostro interlocutore racconta che il secondo esemplare è stato ritrovato in Uruguay, conosce l’attuale proprietario e possiede le foto del recupero e dell’imbarco dell’auto per il rientro in Italia.
Alcuni giorni dopo il servizio fotografico e prima di scrivere l’articolo, avviene il colpo di scena o meglio di fortuna inaspettata ed incontro la seconda 524 spyder ad inizio febbraio a Torino in occasione della fiera Automotoretrò, esposta nello stand del Registro Fiat. Il cerchio si chiude, posso constatare di persona le differenze descrittemi qualche giorno prima. Tutto coincide, la guida a sinistra, le cornici dei finestrini laterali e non con le guide discendenti, ma a questo punto vado subito a cercare un altro particolare, lo sportello per le mazze da golf, che su questo modello è posto a destra e non a sinistra, facendomi capire che non aveva una posizione fissa, ma veniva sempre posto sul lato opposto al guidatore. Ho provato a darmi una spiegazione, ma senza risultato, solo ipotesi ed al momento non ho trovato qualcuno che mi possa dare spiegazioni. A questo punto ho pensato che per poter capire la logica del posizionamento dello sportellino, forse dovrei guidare una FIAT 524 spyder ed andare a giocare a Golf, provando la stessa gioia e piacere del signor Flavio quando guida la sua.