Il Coyote ha fame. La bestia non ha ancora ingurgitato abbastanza chilometri e di conseguenza gli innumerevoli litri di benzina che ho messo nel serbatoio finiscono ancor prima che me ne accorga. Ogni minima goccia di 98 ottani che viene risucchiata e trasformata in baccano e sovrasterzo è l’ennesima conferma che la grande frontiera americana è il riferimento emotivo che se ne infischia del passare del tempo.
Testo Andrea Albertazzi / Foto Alessio Becker

Affondo ancora una volta sul gas. Il cofano si alza, sempre pronto a mettere in mostra i muscoli. Quel silenzio che un attimo prima riempiva l’aria tutt’intorno viene così invaso dal frastuono inconfondibile degli 8 cilindri a V. Si sale di giri in maniera neanche troppo frenetica, ma la bolgia meccanica e acustica che esplode a pochi centimetri dal mio corpo mi avvolge e muove nello spazio trasmettendomi sensazioni di cui non puoi mai saziarti. Il Coyote – il propulsore s’intende – ha fame. La bestia non ha ancora ingurgitato abbastanza chilometri e di conseguenza gli innumerevoli litri di benzina che ho messo nel serbatoio finiscono ancor prima che me ne accorga. Non posso fargliene una colpa e anzi ringrazio per il semplice fatto che ogni minima goccia di 98 ottani che viene risucchiata e trasformata in baccano e sovrasterzo è l’ennesima conferma che la grande frontiera americana è il riferimento emotivo che se ne infischia del passare del tempo.



La settima generazione della Ford Mustang è esattamente ciò che dovrebbe essere. Restano le sue forme inconfondibili, con linea fastback (o convertibile), 2 posti molto confortevoli e 2 tutto sommato utilizzabili nel mondo reale, grande cofano motore là davanti e due coppie di terminali di scarico dietro a dare giusta voce ad ogni spostamento. La GT è come sempre il modello per antonomasia, abbastanza addomesticato da non minacciare di spezzarvi il collo ad una minima pressione sul gas, ma allo stesso tempo capace di alzare polvere quando si decide di fare sul serio. Resta intatta la comodità a bordo, accentuando l’indole da gran turismo mostrata anche al vecchio continente con l’introduzione della generazione precedente, che l’ha vista per la prima volta arrivare in via ufficiale sul mercato europeo. Soltanto che adesso ogni cosa è stata ulteriormente modernizzata, sia per rendere la convivenza a bordo più pratica, ma anche per districarsi tra le pressoché infinite possibilità di personalizzazione quando si parla di modalità di guida. Su questo ci torneremo tra un attimo.


Per il momento intendo godermi l’aspetto imprescindibile che balza alla mente non appena sento dire Mustang. Quel pony spicca sempre in bella vista al centro della mascherina anteriore, adesso avvolta da gruppi ottici più filanti. Identifichi subito essere il nuovo modello, tuttavia non è stravolta, con le maggiori differenze percepibili soprattutto nella zona posteriore. Qui c’è scritto GT e non v’è dubbio che si tratti di un’auto pensata per percorrere le lunghe distanze in maniera emozionante. La strada davanti a me è umida, le gomme invernali e la voglia di disinibire il controllo trazione faranno il resto. Lo so, con una Mustang è opportuno prendere molta confidenza prima di volersi sentire a tutti i costi Steve McQueen.

Sulla porzione sinistra del volante ci sono i tasti che consentono di muoversi tra la svariate modalità di guida, tra cui Normal, Sport, Circuito, Bassa Aderenza e Drag Strip, mentre nella piccola e plasticosa console centrale puoi andare a settare i singoli parametri e rendere l’esperienza di guida personalizzata su misura. I due display digitali, di cui uno da 8” touch, sono il cervellone che consente di tenere sott’occhio il necessario, perlomeno sinché non inizio a muovermi in maniera frenetica. Non posso essere delicato, è l’auto stessa che te lo impone nel momento in cui escludi ogni minimo accenno di buon senso. Metto giù il piede destro e sembra di puntare verso il cielo grigio sopra la testa. Una frazione di secondo e dopo aver visto la lancetta digitale del contagiri che sale, le ruote dietro trovano finalmente un po’ di grip e si comincia a rincorrere quota 7.250 giri.


I 10 rapporti della trasmissione automatica Selectshift entrano in gioco in situazioni ben differenti, dove un basso numero di giri premia una guida più rilassata. In questo momento è un tira e molla tra seconda, terza e quarta. E fidatevi che quando riesco a mettere la quarta ho le mani che sudano, alla faccia degli zero gradi centigradi che ci sono fuori. Concentrazione massima, pari soltanto a quel pizzico di follia aggiunto sopra una vagonata di incoscienza. Nel frattempo la strada si è fatta più stretta, opportunamente deserta, ma con insidiose strisce di neve fresca ai lati. So che devo restare al centro come se fossi su un binario, ma tu prova a spiegarlo ad una Ford Mustang. Di restare dritti manco a parlarne ed è proprio questo che mi gasa come un folle.

Lascio il cambio in modalità automatica e mentre i Pirelli Sottozero ringraziano la scivolosità dell’asfalto, i 540 Nm di coppia sono quel boost che trasforma i 1.760 kg della GT in qualcosa di molto più agile del previsto. Non giriamoci intorno, intanto tutti sanno che il comportamento su strada di una muscle car – anzi, di una pony car – non sarà mai paragonabile a quello di una Porsche o di una qualsiasi sportiva europea, ma se è questo che cerchi, la nuova Mustang mantiene intatto quel carattere a stelle e strisce che trasforma qualsiasi momento trascorso alla guida in un’esperienza. Una frenetica esperienza, se non sarai delicato con il pedale del gas.




Non c’è nulla di scontato qui e tutto brilla nel riflesso del glorioso 5-litri che ingurgita aria per poi buttarla fuori, ma attenzione a pensare che il divertimento sia puramente figlio del rischio, perché abbiamo sospensioni MacPherson all’avantreno e Multilink dietro, le quali consentono di avvicinarsi alle curve senza necessariamente recitare qualche preghiera. C’è anche il Torque Vectoring Control, fondamentale nella gestione differenziata della coppia sulle ruote dell’asse posteriore. Insomma, le curve non sono affatto un problema: si tratta soltanto di anticipare leggermente i movimenti, perlomeno se si viaggia con il controllo trazione disinserito e su un asfalto come quello odierno.







Non vi ho ancora detto che il sistema di infotainment Sync 4 è incredibilmente ricco, molto più rapido e preciso di prima. E nemmeno che ci sono 12 altoparlanti, che per quanto abbiano una resa eccezionale lascio in religioso silenzio. La musica è un’altra ed è quella orchestrata dal maestro V8 longitudinale, direttore di scena e protagonista assoluto anche quando in città imposto tutti i parametri su Normal, lasciando prontamente lo scarico su Circuito. Voglio svegliare i vicini quando rientro a casa la sera tardi? Fatto. Voglio far divertire i bambini che mi indicano quando vedono passare questa meravigliosa GT gialla invece che una noiosissima Golf? Fatto, ma il bambino troppo cresciuto sono io e non mi sono mai divertito tanto.


Le auto americane, queste perlomeno, sono l’ultimo baluardo di una concezione di automobile sportiva ormai superata. Una frontiera che c’è sempre stata e continua imperterrita anche laddove il panorama automotive attuale si trasforma seguendo come unica legge i numeri del mercato, mode che durano meno delle stagioni e destinate ad essere dimenticate con l’arrivo del prossimo tormentone da social media. La Mustang, anche se smettesse di esistere domani, sarà sempre la Mustang. Non ci si può sbagliare, perché è l’incarnazione dello spirito selvaggio di un mondo d’altri tempi già in questo preciso istante. L’attimo che ti accomodi al posto guida e chiudi lo sportello vieni catapultato in una dimensione dove il tempo sembra essersi fermato.

Adesso, in questo preciso momento, non mi manca niente. Ok, qualche litro di benzina extra e magari gratis non sarebbe male, ma come potrei mai lamentarmi? E ricordiamo che in Italia la nuova Mustang V8 ha un prezzo di partenza di €58.000, mentre per l’automatica si parte da €61.000. State pensando quello che penso io? Meno, ma molto meno rispetto alle competitors del vecchio continente. Se invece analizziamo la situazione da un puro punto di vista di prezzi, con una cifra analoga, di europeo vi portate a casa un modello neanche lontanamente paragonabile. La trasmissione manuale è ancora più goduriosa. Il fatto di avere un terzo pedale, di sentirsi padroni a fondo di quella corsa di giri al minuti verso una linea rossa opportunamente posizionata in alto, nel nome dell’aspirazione naturale, dei decibel e di performance che mettono al primo posto il fattore coinvolgimento, aspetto non solo importante, ma vitale quando si parla di auto sportive.






Pesto deciso sull’acceleratore e il posteriore decide di allargare verso destra. Sapevo che sarebbe successo, ma non potevo immaginare la direzione dello scarto diagonale. Sterzo nella direzione opposta e poi nell’altra. Lo faccio per tre o quattro volte perché nel frattempo il gas resta a tavoletta, con gli pneumatici che poco dopo riprendono a mordere l’asfalto bagnato. In quell’istante i 446 cavalli iniziano la propria galoppata, i 540 Nm spazzano via ogni incertezza e il cofano si assesta lasciando definire i contorni della strada davanti a me. Punto verso l’orizzonte, per quel punto più piccolo, lontano e nascosto, dove sono certo di trovare altro pane per i denti della Mustang. L’importante è che ci sia da guidare, perché una volta qui sopra non vorresti più scendere. Riuscire in un’impresa simile, dopo 60 anni dalla primissima incarnazione di questa filosofia di guida, è qualcosa che ti definisce parte integrante della leggendaria frontiera americana.

FORD MUSTANG GT SELECTSHIFT
Motore V8 cilindri, 5.038 cc Potenza 446 hp @ 7.250 rpm Coppia 540 Nm @ 5.100 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio Automatico a 10 rapporti Peso 1.761 kg
0-100 km/h 4,9 sec Velocità massima 250 km/h Prezzo da €61.000


