Dagli Arcade Ai Simulatori Di Guida
DAGLI ARCADE AI SIMULATORI DI GUIDA
Testo Marco Mancino / Foto Sega
Dietro ogni appassionato si nasconde un momento ben preciso, una scintilla che ha fatto accendere quell’indescrivibile amore per un’azione per molti invece così apparentemente semplice e scontata quanto guidare. Non si tratta di partire da punto A e raggiungere punto B, perché per quelli come noi, anche il più semplice trasferimento da casa al luogo di lavoro è un momento in cui ci troviamo a stretto contatto con il primordiale bisogno di stringere un volante e percorrere la strada sotto di noi. È molto probabile che tutto sia cominciato da bambini e poco importa se il calendario debba tornare indietro di parecchi anni o decenni, perché a prescindere da quanto tempo sia trascorso, il ricordo di quel preciso istante continua ad essere chiaramente scolpito nella nostra mente. Poco importa che si tratti di un caro vecchio modellino, di un cartone animato, di un film o di un videogame. Quel cordone ombelicale non potrà essere reciso ed ha inconsapevolmente influenzato tutto il nostro percorso di petrolhead fino ad oggi.
Esattamente 30 anni fa – era il 1991 – la Sega portò l’adrenalina e il divertimento dei classici videogiochi da bar nel comfort e nell’intimità di casa. Usciva “Outrun”, un gioco tanto semplice quanto capace di creare dipendenza, tanto da divenire in tutto e per tutto il primo e autentico gioco arcade a tema automobilistico. Siamo anni luce distanti dal panorama videoludico al quale è abituata la generazione contemporanea, lanciati a tutto gas in un mondo in 2D che ha permesso di spalancare i cancelli di uno dei business più prolifici di sempre, quello dei videogames appunto. Sono trascorsi tre decenni e con il miglioramento della tecnologia, i titoli sono stati in grado di evolvere dal punto di vista grafico, da quello del coinvolgimento, arrivando addirittura a suscitare interesse in numerose case automobilistiche, che negli ultimi anni hanno persino svelato alcune concept cars all’interno di determinati giochi. Dal frenetico mondo di “Need for Speed” (di cui è stato girato un film) siamo passati al realismo di “Grand Prix 2” (della MicroProse), uno dei primi simulatori di guida, un altro mondo che nel corso degli anni ha ricoperto un ruolo sempre più cruciale. E ancora “Grand Theft Auto”, autentico fenomeno ludico che ha allargato gli orizzonti automobilistici anche ad utenti tutt’altro che interessati alla materia, i vari “Test Drive” e l’interminabile schiera di corse rallystiche.
Dove le sale giochi sono diventate così vintage e materiale per i nostalgici, i videogames di auto hanno alzato il tiro e ampliato il proprio mondo alle piattaforme online (“Gran Turismo” e “Forza Motorsport” su tutti), dando la possibilità di creare sfide e poi autentici campionati concorrendo anche con persone sedute di fronte ad uno schermo dalla parte opposta del pianeta. Questo non sarebbe passato inosservato e ancora una volta brand automobilistici hanno messo il proprio zampino, avvicinando giovani talenti virtuali al mondo reale e consacrano i simulatori di guida come la gavetta 2.0 che da lì a poco sarebbe diventata parte fondamentale di ogni team delle categorie maggiori (impossibile non menzionare “rFactor” e “Assetto Corsa”). Affinando postazioni di guida inizialmente composte soltanto da volante e pedaliera, i simulatori di ultima generazione integrano anche una seduta montata su una struttura in grado di generare i movimenti che l’auto in prova compie durante i test. Questo aspetto non rappresenta soltanto un modo di giocare con sensazioni analoghe a quelle del mondo reale, ma un eccezionale banco di prova che consente di testare parametri delle vetture, su qualsiasi tracciato e in qualsiasi condizione. Il tutto si traduce in un risparmio di costi e tempo eccezionale, dove si perde addirittura la percezione di trovarsi seduti in mezzo ad una stanza. E pensare che una volta ci stupivamo dei joypad dotati di DualShock.
I videogiochi, inizialmente divenuti un fenomeno pop che ha consentito ai più giovani di familiarizzare con le supercars dei loro sogni, sono ben presto maturati, andando a ricoprire il ruolo di piattaforma di comunicazione e sviluppo, aspetto indispensabile per un’azienda che ambisce a ricoprire una posizione predominante nel panorama automobilistico contemporaneo. Per quanto invece concerne il puro divertimento, nessun simulatore da svariate migliaia di Euro sarà mai in grado di sostituire al sottoscritto le ore trascorse a “Colin McRae Rally”, “Screamer” oppure ai primi capitoli di GTA. È una questione personale, lo so, basata su ciò che ha fatto scattare la passione per le auto in me. Ricordo ancora come fosse ieri, il momento in cui al negozio di videogames di quartiere, anziché noleggiare la cartuccia di “Mortal Kombat”, decisi di portarmi a casa quella di “Lotus Turbo Challenge”. Quel giorno conobbi l’amore.