GeigerCars Corvette Z06
Se pensavate che nel vecchio continente si fosse radicato quella sorta di disprezzo verso le auto americane, state sbagliando: infatti, dal 1979, la Geigercars si occupa esclusivamente di elaborare muscle cars (e non solo), rendendole ancora più potenti, ma anche più amichevoli a livello di assetto, come il classico cliente europeo desidera. La ditta, con sede a Monaco (Germania) è una delle rarissime realtà tedesche in cui una Casa si concentra su vetture provenienti da oltreoceano, e lo fa con una dedizione tale che i suoi sforzi non passano assolutamente inosservati. Le modifiche sono sostanziali ed anche il tocco finale, quello della cromia, rende le auto che passano da questo garage, inconfondibili. Prendiamo come esempio la Corvette Z06, basata appunto sulla C6: la Chevy dispone di un già potente V8 da 7.0cc che di per sé rappresenta una cifra folle, al limite del gestibile, data l’obsoleta ingegneria che sta sotto al telaio. Geigercars ha pensato che gli otre 500 cavalli del modello originale non fossero abbastanza, anzi che fossero troppo pochi, così bisognava intervenire in maniera pesante e quale modo migliore se non quello di aumentare in toto le dimensioni cubiche del motore e quindi portare la Chevy a 7.6 litri? Nessuno.
Fatto questo, sono stati anche aggiunti due turbo ed un cambio e trasmissione creati appositamente per gestire la potenza disumana che l’auto può adesso erogare, ovvero 890cv per 940Nm di coppia massima. Sono numeri che solo a sentirli nominare ed immaginarli distribuiti sulle ruote posteriori di un’auto americana, fanno pensare a due lunghe ed infinite strisciate di pneumatico sull’asfalto. Non è proprio così fortunatamente, a patto che non pestiate il gas sino a fondo corsa nelle prime due o tre marce, o magari anche quattro. La Z06 biturbo è una belva feroce, con assetto ribassato e siede su gomme da 285 davanti e 345 dietro, che fanno davvero il possibile per non disperdere la potenza di cui dispone. Internamente non è cambiato praticamente nulla, fatta eccezione che per qualche cucitura in tinta con l’esterno, davvero vistoso nel suo verde pisello o nero, che rappresenta il più classico tocco kitsch riconducibile alla generalità tedesca acquisita dalla Corvette dopo il trattamento. O la si ama o la si odia, a livello di performance e guidabilità, sempre molto estrema sotto ogni aspetto, ma il sound che i quattro scarichi emanano valgono almeno un quarto del prezzo della vettura, un altro quarto per il motore, mentre la restante metà la porta fuori budget, su cifre che vi consentirebbero di acquistare supercars più divertenti e sexy.
Federico Giustini