Grand Prix Historique Monaco 2024 | Gli Anni d’Oro della F1
GRAND PRIX HISTORIQUE DE MONACO 2024
Testo Alessandro Marrone / Foto Roberto Marrone
Dicono che certe strade non dormano mai. Non conoscono attimi di tregua e nei rari momenti in cui il loro asfalto non viene calpestato da qualche ruota è come se prendessero rapidamente fiato in attesa di una nuova epica battaglia. Le strette vie del Principato di Monaco hanno così dato vita alla quattordicesima edizione del Grand Prix Historique, appuntamento biennale che permette a piloti, gentlemen drivers e appassionati di fare un viaggio nel tempo negli anni d’oro della Formula 1. Un salto nel passato che attraversa quasi un secolo di catalogo motoristico e che suddivide in 8 categorie vetture anteguerra, F1 da metà anni 50 fino all’85 e una fitta rappresentanza (ben 38 auto) di GT sportive, perché Monaco non è soltanto monoposto.
E così, dal 10 al 12 maggio siamo di nuovo tornanti a respirare e ascoltare quegli odori e suoni che risvegliano il Principato e sembrano fermare il tempo e trascinare le emozioni a quegli anni in cui correre su un’auto da competizione era una tra le cose più pericolose che si potessero fare. Pericolose, ma al tempo stesso affascinanti, almeno quanto capaci di creare dipendenza. In quegli anni in cui le monoposto da corsa erano ridotte all’osso e dove non esisteva altro che un piccolo casco e un paio di normalissimi guanti a dividere la gloria dalla tragedia, i piloti trattenevano il fiato dal semaforo verde sino allo sventolare della bandiera a scacchi. Era finita soltanto quando era finita.
Il paddock è l’anticamera del grande palcoscenico. A pochi centimetri dai lussuosi yacht c’è un museo a cielo aperto, con la differenza che le opere d’arte sono ordinatamente sistemate le une accanto alle altre in attesa delle ultime tarature e pronte a varcare la pit-lane. C’è chi consuma una rapida colazione, chi ha già le mani sporche d’olio e chi accelera a limitatore, attirando gli smartphone e le reflex di addetti ai lavori e media. Automobili con livree iconiche e grandi classici che solitamente si ammirano in qualche museo, tra pochi minuti saranno là fuori a darsi battaglia come se fosse una questione di vita o di morte.
Mi sposto in pit-lane e dopo aver dato un’occhiata alla selezione di auto che celebreranno il trentennale della scomparsa del mitico Ayrton Senna – indimenticato campione che ha compiuto gesta leggendarie proprio qui a Montecarlo – comincio a scorgere qualche volto più noto del solito: Jacky Ickx, Zak Brown, Adrian Newey (questi ultimi due in gara), Eddie Irvine, ma anche Fernando Alonso, Leclerc e Lando Norris, senza dimenticare Patrick Dempsey che ha potuto girare al volante di una Porsche 911 Carrera RS, tra una manche e l’altra.
Il venerdì è la giornata inaugurale, quella dedicata alle prove libere, ma nessuno si è risparmiato. Spettacolare anche il sabato con le qualifiche ufficiali, ma tutta l’attenzione era rivolta a domenica, con le gare che non hanno deluso le aspettative e anzi hanno addirittura superato le già spettacolari passate edizioni. Nella F1 attuale, superare a Monaco è difficilissimo. Questo weekend, ogni curva è una buona occasione e quando all’ultimo giro capita di andare in testacoda e perdere la prima posizione, ti ricordi quanto manico occorra per governare queste potenti auto senza nessun aiuto alla guida e con un grip estremamente precario che comporta un’attenzione assoluta per tutta la durata delle manche.
53 i marchi rappresentati in questa edizione. Una lettera d’amore dal Principato per l’automobile scritta con pneumatici su asfalto, lo stesso calcato già dalla Formula E qualche giorno prima e – appena due settimane dopo – dalle F1 contemporanee. Ma quella è un’altra storia, tutta un’altra musica. Questo weekend avremo anche rallentato i tempi sul giro, ma il rombo delle monoposto anni 70 e 80 è qualcosa che ti sveglia la notte e ti fa desiderare che i prossimi 730 giorni passino in fretta in vista della quindicesima edizione. A la prochaine fois, héros.