La Ferrari FXX K E’ Il Laboratorio Della Velocità Definitivo
FERRARI FXX K
IL LABORATORIO DELLA VELOCITA’
Testo di Christian Parodi
Già il nome la dice lunga: FXX K. Non una semplice automobile, ma una vettura-laboratorio alla quale sta stretta anche la definizione di hypercar, figuriamoci supercar. Nata sulla base della prima ibrida di Maranello, la LaFerrari, cerchiamo di ricomporci e di asciugare la bava dalla bocca, intanto le possibilità che potremo mai portarcene una in garage sono estremamente remote.
La FXX K è l’apoteosi della meccanica e dell’ingegneria di ultima generazione, nata con il puro scopo di testare e studiare quello che potrebbe poi diventare parte integrante dei futuri modelli delle vetture del Cavallino. Proprio grazie al fatto che si tratta di una specie di cavia di laboratorio e che nessuna FXX K verrà mai schierata in competizioni, non c’è alcun regolamento al quale attenersi, e quindi la fantasia, ma soprattutto l’estro degli ingegneri hanno potuto dar libero sfogo alla necessità di perseguire l’obiettivo principale, ovvero ottenere la massima potenza e velocità, sia in termini di prestazione pura che di coinvolgimento. Esteticamente, le somiglianze con la hypercar di partenza sono facilmente riscontrabili, ma le appendici aerodinamiche sono nettamente più voluttuose ed accentuate, sia all’anteriore con uno splitter che sfiora il terreno, sia al posteriore dove troviamo un insolito spoiler che si alza soltanto alle due estremità del retrotreno, sovrastando l’enorme diffusore che contribuisce a generare livelli di downforce mai visti prima d’ora. Tutto richiama ed incita alla massima violenza qui, non c’è spazio per le mezze misure quando si ha a che fare con la ricerca della massima prestazione e così il poderoso V12 da 6.262cc eroga 860cv, che abbinati ai 190 del motore elettrico permettono alla FXX K di mettere a disposizione 1.050cv totali, con una coppia massima di 900Nm complessivi. Come abbiamo imparato a capire con le hypercars ibride degli ultimi anni, tra cui proprio la LaFerrari, il motore elettrico gioca un ruolo importante che non è affatto quello di permettere di percorrere una dozzina di km senza chiamare in causa il motore termico, bensì quello di rendere disponibile una maggiore potenza e coppia ad un regime di giri inferiore rispetto a quanto potrebbe fare un classico motore termico utilizzato singolarmente. Se vi state ancora domandando cosa significhi la “K” posta in coda al nome, vi tolgo ogni dubbio rispondendovi che sta proprio a simboleggiare l’uso della tecnologia “kers”, che come nelle Formula 1 rappresenta il recupero dell’energia cinetica per la massimizzazione delle performance durante l’utilizzo in pista.
Esatto, la pista. La FXX K è un’auto da pista che viene utilizzata in strettissima collaborazione con Ferrari, dove durante le tappe del programma “Corse Clienti” i clienti-collaudatori ricoprono il ruolo di veri e propri tester, godendo dell’assistenza degli uomini di Maranello e del fatto di poter girare su alcuni dei circuiti più blasonati e veloci al mondo. A questo punto mi preme parlarvi del “manettino”, che differisce dai modelli stradali per le sue differenti modalità, ovviamente indicate per un utilizzo tra i cordoli: Qualify (massima prestazione entro un numero limitato di giri), Long Run (costanza della performance), Manual Boost (erogazione istantanea della massima coppia)e Fast Charge (ricarica rapida batteria). Il cambio è un F1 a 7 rapporti ed ovviamente i freni sono carboceramici, ma sono sicuro che questo fosse preventivabile. Avrete capito che la FXX K non è un’auto come altre, ma una bestia da pista che cela un ruolo fondamentale per la ricerca e lo sviluppo del marchio stesso. Un’opera d’arte dall’aerodinamica complessa ed in grado di generare sino a 540kg di carico verticale ad una velocità di circa 200 km/h. Tutti ne vorremmo una, ma è troppo speciale per essere semplicemente cercata ed acquistata. Guidare una FXX K fa sentire partecipi, almeno in parte, di quello che può essere il futuro del Cavallino Rampante, dato che ogni feedback, ogni test, ogni giro percorso su qualche pista sparsa nel globo, rappresenta un’attenta analisi ed una ricerca costante per migliorare quelle Ferrari che invece possono far parte della vita di noi mortali. Questo non è un semplice lavoro. È passione, è cuore.