Lo splendido saliscendi del Colle dell’Agnello è soltanto uno sfondo oggi. Uno strumento messo a disposizione di un fine più grande, quello di imprimere nella mia mente la più profonda essenza di una delle migliori gran turismo di tutti i tempi, ormai prossima a varcare la soglia e lasciare gli appassionati orfani di emozioni che presto saranno soltanto meravigliosi ricordi.
Testo Alessandro Marrone / Foto Alessio Becker
Questo è un giorno triste, ma anche uno di quei momenti in cui ti ritrovi necessariamente a dover rallentare e assaporare fino in fondo quelle emozioni che troppo spesso abbiamo dato per scontate. È la fine di un’era che si avvicina, un’ombra cupa che ben presto non lascerà altro che ricordi alle spalle, alla mercé dell’inesorabile lavoro del passare del tempo, il quale spazzerà via del tutto ogni memoria di giornate come questa, trascorse al volante di un’auto sportiva spinta da un motore ormai definito preistorico, di quelli che però sanno come farti venire la pelle d’oca salendo di giri, alla ricerca del matrimonio perfetto di tutti quegli incastri che differenziano un semplice viaggio, da una vera e propria avventura.
Questa è l’ultima delle F-Type, perlomeno per come la conosciamo. L’ultima gran turismo Jaguar con motore termico e molto probabilmente l’ultima di una specie sempre più destinata all’estinzione. La creatura di Sir William Lyons, capace di attraversare il XX secolo, superare conflitti mondiali e una fase – quella degli anni 90 – che sembrava pronta a dare il colpo di grazie al brand di Coventry, celebra la sua sportiva più pura con un’edizione speciale chiamata R75, dietro alla quale si nasconde però molto più che qualche badge e la forza di gridare un ultimo urrà. In questi momenti tutto ciò di cui hai bisogno è prolungare quel sapore di libertà concesso dall’essenza di una gran turismo, ovvero un’auto di prestigio capace di divorare lunghe distanze tra comfort e performance. La F-Type non ha soltanto saputo raccogliere l’eredità lasciata dalla XK8, ma ha riportato l’asticella qualitativa ai livelli delle ben più celebri progenitrici, una su tutte la mitica E-Type, con la quale del resto non ha mai nascosto i numerosi richiami stilistici, tantomeno nel nome stesso.
La vita è fatta di attimi che si susseguono l’un l’altro, dando moto a eventi che delineano il tempo che scorre. Spetta a noi ed al nostro libero arbitrio il compito di prendere una direzione piuttosto che un’altra. Quella di oggi mi porta verso la vetta delle Alpi, in direzione Colle dell’Agnello, un sottile e attorcigliato lembo d’asfalto che si arrampica sul lato della montagna per discendere da quello opposto tra curve impegnative e dislivelli vertiginosi, il tutto accompagnati da un panorama e da uno sfondo naturale degno dell’ultimo ruggito di questo speciale giaguaro. Una volta uscito da Pontechianale e con l’abbraccio delle montagne che mi avvolge quasi come a donare quell’amorevole riparo di cui hai bisogno nel momento in cui il cuore sembra stringersi nella tristezza di un destino inesorabile, fermo l’auto in prossimità dell’arco che delimita l’inizio della salita verso l’Agnello.
Con il motore spento e i finestrini aperti, lascio entrare in abitacolo i rumori della natura, la brezza della prima mattina e quegli odori di prati incontaminati, lontani dal caos a cui siamo ormai purtroppo abituati e che troppo spesso non ci permette di assaporare questi momenti sempre più rari. Quando riusciamo a farli entrare nella nostra vita valgono oro. Una leggera pressione sul tasto dell’accensione, per poi aprire le valvole degli scarichi, escludere lo Start/Stop e muovere il selettore in modalità Dynamic. A quel punto, piede sul freno e ulteriore pressione sull’accensione: il V8 prende vita. Lo fa nell’unica maniera in cui è in grado di farlo, rompendo il silenzio della montagna, con un borbottio che dopo qualche attimo tende a diminuire di intensità e volume, restando pur sempre pronto a scatenare l’inferno in terra se solo lo si rende necessario.
Già, la differenza tra noi appassionati e qualsiasi altro automobilista sta proprio nel fatto che con un’auto e una strada del genere, non possono esistere mezze misure: o si ammira il paesaggio con il braccio fuori dal finestrino, sentendosi in pace con il mondo, oppure si dichiara guerra alle gomme e si attaccano i tornanti come se la nostra vita dipendesse da questo. Oggi è un giorno epocale perché sarà l’ultima occasione di provare un oggetto simile in questo contesto, ma le prime luci del mattino e la scarsità di traffico suggeriscono che è meglio partire con le brutte maniere. Affondo il piede destro sull’acceleratore e la trazione integrale della R75 consente alle gomme di mordere l’asfalto a dovere, premendo me al sedile e facendo schizzare la F-Type verso la prima delle numerose curve dell’Agnello.
Non è cambiata affatto, o dovremmo dire che non l’ha fatto dove non si rendeva necessario. Esteticamente fedele a quella linea da GT e con gruppi ottici più sottili rispetto alla prima generazione, la F-Type resta sostanzialmente la stessa anche nell’abitacolo, dove la carrozzeria coupé ci avvolge in un ambiente raccolto ma pur sempre spazioso. Dove le cose sono differenti è a livello dinamico: la R75 è infatti spinta dal noto e glorioso V8 sovralimentato da 5-litri e ben 575 cavalli, con trazione integrale e cambio automatico a 8 rapporti. Il fatto di avere la trazione sulle quattro ruote è un aspetto che potrebbe far storcere il naso ad alcuni, criticandone un comportamento meno brutale e nervoso, ma la realtà è che con questo layout e un peso di 1.885 kg, la F-Type R risulta molto più predisposta ad un utilizzo che vada ad attingere dall’incredibile potenza a disposizione.
Il 5.000 è un pozzo di potenza, con un’erogazione corposa e costante sin da subito e 700 Nm di coppia che a partire da 3.500 giri rendono la R come una gigantesca molla che si lancia da una curva all’altra con una reattività quasi innaturale. Il grip concesso dagli enormi pneumatici (305 mm al posteriore) fa il resto, offrendo una sicurezza extra quando si percorrono le curve più veloci senza intenzione di alleggerire il gas. È forse lo sterzo che resta sempre piuttosto morbido, ma del resto stiamo parlando di una gran turismo e non dobbiamo farci trascinare dal fatto che possa mettere in gioco prestazioni da supercar. Qualche numero? 3,7 secondi per scattare da 0 a 100 km/h, 12,6 per raggiungere i 200 orari e velocità massima di circa 300 orari. Numeri che con i dovuti spazi sono perfettamente raggiungibili senza il benché minimo sforzo.
La strada diventa stretta e l’aria si assottiglia. Il supercharger emette un sibilo quasi costantemente coperto dall’urlo del V8, che una volta superata la soglia dei 4.000/4.500 giri apre le valvole dello scarico liberando il più ancestrale grido di passione che le vostre orecchie possano udire. Gli scoppiettii in rilascio anticipano una nuova scalata del contagiri, portando a pestare prepotentemente sul freno prima dei tornanti più stretti, con le ruote dietro che si aggrappano all’asfalto meglio che possono, rendendo la F-Type il felino di montagna che mai avremmo creduto. Non pensavo nemmeno che un’automobile sarebbe stata un giorno capace di rubare la scena a madre natura, eppure oggi è proprio così. Lo splendido saliscendi del Colle dell’Agnello è soltanto uno sfondo, uno strumento messo a disposizione di un fine più grande, quello di imprimere nella mia mente la più profonda essenza di una delle migliori gran turismo di tutti i tempi, forse ingiustamente trascurata dai più.
Oltrepassata la vetta posta a 2.744 metri è il momento di scender dal versante opposto. La prima marcia viene quasi del tutto esclusa in modalità Auto, ma intervenendo sul cambio dai paddle al volante (o dalla leva stessa) lascio che il V8 ingurgiti tutti i giri motore possibili, scatenando quella bolgia sonora della quale non posso proprio fare a meno. Arrivo quasi a pizzicare i 7.000 giri e butto dentro un’altra delle 8 marce, restando tra seconda, terza e quarta, per il semplice fatto di disporre in qualsiasi attimo di tutta quella spaventosa potenza che muove la F-Type in maniera incredibilmente veloce. L’assetto non diventa mai troppo rigido e forse avrei appunto preferito uno step ancora più estremo, ma è abbastanza preciso da consentirmi di spingere i miei limiti oltre nel tratto che guida verso valle, dove i tornanti lasciano definitivamente spazio a curve più veloci e tratti rettilinei permettono un assaggio dell’allungo offerto dal V8 sovralimentato.
Vorrei che tutto questo non finisse mai, eppure finirà oggi stesso. È il momento di decelerare, allentare la presa sul volante e assaporare un altro aspetto intrinseco di giorni come questo. Se il momento prima mette in gioco una tensione che stringe il cuore e quello della guida forsennata stacca letteralmente la spina del cervello, è l’attimo dopo che fa capolino con una sensazione spesso ovattata di pace interiore e calma. Con il battito cardiaco ancora accelerato e gli occhi pregni di quelle stupende curve, l’aria che entra in abitacolo si mescola all’adrenalina che pian piano sembra scaricarsi dal corpo in un misto di soddisfazione e compiacimento. Per un momento ti senti quasi stordito e mentre la testa sembra ripercorrere più volte gli attimi più concitati appena vissuti, è come se poggiassi i sentimenti in un luogo sicuro, dove poterli custodire per sempre. Socchiudi gli occhi, adesso non importa nulla se non il fatto che questo attimo può ancora essere tuo e finalmente rilassi il corpo appoggiando la testa allo schienale come se fosse l’amorevole palmo della mano di Dio.
È un senso di realizzazione e di completamento che accade soltanto quando tutti gli elementi si incastrano e per farlo occorre un’auto speciale. La F-Type non è mai stata perfetta nel senso assoluto e non lo è nemmeno la R75, ma è senza dubbio uno degli strumenti migliori per chiudere un’epoca e lasciare un gusto amaro nella bocca degli appassionati che avrebbero voluto che una grazia automobilistica del genere potesse non finire mai. Mi chiedo se forse non sia meglio così. Forse è così che deve andare, perché se non ci fossero limiti e non ci fosse una fine non sapremmo apprezzare a fondo le cose, tantomeno momenti come questi. Probabilmente la F-Type è tutto questo, una sorta di viaggio introspettivo che ci consente di vivere un’emozione altrimenti relegata a non esistere, proprio perché sapendo che non sarà qualcosa di eterno, ha senso di esserci qui e adesso, per noi che possiamo godercela.
Oggi è stata una giornata segnata da emozioni contrastanti. L’infinito vuoto dovuto dalla consapevolezza che sarà qualcosa di irripetibile, mescolata però alla dirompente gioia concessa proprio dall’amplificarsi di certe sensazioni scatenate da un V8 che grida con violenza verso il cielo, mai così vicino come su queste strade. Se la vita è fatta di momenti che la caratterizzano, questo sarà senza dubbio uno di quelli che porterò con me e mentre do un ultimo sguardo a quel giaguaro che si gode il sole in vetta al passo, sorrido perché per scendere da qui e tornare a casa mi aspettano tornanti, curve e tutto ciò che consacra la F-Type R75 come uno dei tasselli più belli del panorama automobilistico. Ancora un ruggito, facciamo che ne valga la pena. Sempre.
JAGUAR F-TYPE R75
Motore V8 cilindri Supercharged, 5.000 cc Potenza 575 hp @ 6.500 rpm Coppia 700 Nm @ 3.500 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 1.855 kg
0-100 km/h 3,7 sec Velocità massima 300 km/h Prezzo €139.400