John Surtees: Colui Che Vinse In Auto ed In Moto
Testo di Roberto Marrone
Un altro grande ci ha lasciato, lo scorso 10 marzo, al St. Georges Hospital di Londra è mancato John Surtees, aveva 83 anni e sarà eternamente celebrato per essere l’unico pilota nella storia a vincere il Titolo mondiale con le due ruote e con le quattro, in Formula Uno. Nato a Tatsfield, Regno Unito, l’11 febbraio del 1934, già nel 1952 pilotava una Norton ed il suo nome entrava nelle classifiche della Classe 500 al G.P. motociclistico dell’Ulster. Tre anni dopo gareggia nelle classi 350 e 250 e proprio al G.P. dell’Ulster, in sella ad una NSU, ottiene la sua prima vittoria.
L’anno successivo diventa pilota ufficiale della MV Agusta dove ottiene grandi successi e vari record. In totale nelle corse di motociclismo vinse sette titoli mondiali: dal 1958 al 1960 nella classe 350, nel 1956 e dal 1958 al 1960 nella classe 500. La sua carriera automobilistica cominciò senza però smettere con le corse in moto. Nel 1960, dopo un ritiro a Montecarlo per problemi meccanici, giunge secondo al G.P. d’Inghilterra con una Lotus. Nonostante la proposta fatta dalla Ferrari, ritarda di qualche anno per sentirsi più pronto e solo nel 1962 firma con la casa di Maranello. Nel 1964 vince il titolo mondiale proprio con Ferrari e poi prova altre esperienze con BRM, Honda, Cooper, ed infine, per non farsi mancare nulla, fonda una propria scuderia nella massima formula che porterà il suo nome, dapprima anche come pilota della stessa per poi proseguire come Team Manager.
A proposito della vittoria del Titolo mondiale in F1, va ricordata l’ultima gara in calendario in Messico, quella decisiva per la classifica. È il 25 Ottobre del 1964 ed a contendersi l’alloro troviamo: Jim Clark, Graham Hill e John Surtees. Come già accadde nel G.P. precedente, quello degli Stati Uniti, la Ferrari correva con una livrea diversa dal solito – il rosso era sparito dando spazio al bianco e blu, i colori della North America Racing Team, riferiti a Luigi Chinetti, importatore delle vetture del cavallino per gli States. Lo volle Enzo Ferrari in segno di protesta contro la F.I.A. che non aveva reso possibile l’omologazione della Ferrari 250 GT Le Mans, considerandola iscrivibile solo nella categoria Sport Prototipi. Fu così che il Commendator Ferrari restituì la licenza di concorrente alla C.S.A.I. (Commissione Sportiva Automobilistica Italiana) e chiese a Chinetti di far correre le sue monoposto con i colori della NART nelle ultime due gare. La gara andava poi a chiudere la stagione 1964 e Jim Clark prese la testa facilmente, con Graham Hill che restando in quinta posizione era in grado di ottenere i punti necessari per assicurarsi il Titolo, Surtees e Bandini sono dietro. L’inglese della Ferrari ha dei problemi e perde molte posizioni nei primi giri, poi gradatamente recupera sino ad arrivare dietro al suo compagno di squadra. Al 31° giro c’è un contatto tra la Ferrari dell’italiano e la B.R.M. di Hill, quest’ultimo va in testa coda perdendo molte posizioni e poi con la vettura danneggiata deve rientrare ai box, per lui è il ritiro. I colpi di scena non sono finiti, la Lotus dello scozzese inizia ad avere dei problemi, Clark rallenta vistosamente, la pressione dell’olio è la causa. Il Team Ferrari ordina a Bandini di dare strada a Surtees per guadagnare punti preziosi quando mancano due giri al termine – poi Dan Gurney su Brabham Climax supera la Lotus di Jim Clark che ormai ha il motore che sta esalando gli ultimi respiri ed infatti è costretto a fermarsi prima della bandiera a scacchi. John Surtees è al secondo posto ed i sei punti gli consentono di balzare in testa alla classifica ed aggiudicarsi il Titolo, anche per via della regola sugli scarti dei punti. Infatti questa si rivela decisiva per l’assegnazione del Titolo, in quanto Hill ha ottenuto un punto effettivo in più rispetto a Surtees, ma ha dovuto scartare un quinto posto ed i due punti corrispondenti, retrocedendo così al secondo posto. La Ferrari, nel 1964, si aggiudica anche il Titolo Costruttori.
Ma nel corso della sua straordinaria carriera gareggiò anche nelle gare a ruote coperte con le vetture Ferrari Sport e prototipi, ottenendo vittorie importanti anche in gare di durata. Trovò anche il tempo di cimentarsi persino nel campionato Can-Am in Nord America – difficile trovare un volante che non tenne tra le mani. Anche dopo il ritiro rimase sempre a stretto contatto con il mondo dell’automobilismo presenziando agli eventi più importanti. Ricevette dalla Regina Elisabetta II il titolo di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico per il suo apporto nello sport. Da non dimenticare la terribile tragedia che visse nel 2009, quando il suo giovanissimo figlio Henry perse la vita in un assurdo incidente, durante una gara di Formula 2 a Brands Hatch, a causa di una ruota persa da un’altra vettura che lo colpì in pieno. John creò una fondazione a suo nome: la Henry Surtees, che si occupa di fornire un supporto vitale a coloro che hanno subito lesioni in incidenti e la seguì personalmente sino all’ultimo. Pilota, gentleman, John era tutto e di più – e lo sarà per sempre.