La Pininfarina B95 È Una Vera Ossessione
Testi di Matteo Lavazza / Foto di Pininfarina
Non ci dormo la notte e quando sono sveglio ho sempre quell’immagine di fronte a me, quasi come se fosse scolpita nella retina. Il fatto è che non ne capisco bene il motivo. Se penso a qualche anno fa, le auto che consideravo parte dei miei sogni erano le classiche supercars, quelle da poster per intenderci. Poi ho capito che con buona pace dei miei desideri non me ne sarei mai potuto permettere una, così ho approfondito il mio rapporto amoroso con le compatte sportive o le berline pompate a mille, nettamente più alla mia portata. Si trattava di auto che in fin dei conti erano anche utilizzabili nella vita reale, ci sarei potuto andare a fare la spesa, magari prima di affrontare una tortuosa strada che avrebbe tramutato in omelette le due dozzine di uova appena comprate. Forse è anche per questo che non ho mai preso in grande considerazione le hypercars, le ho sempre viste fin troppo esagerate, inarrivabili e dopotutto poco sfruttabili anche da chi ha la fortuna di avere tasche profonde come la fossa delle Marianne.
La vita riserva delle svolte e la mia si chiama Pininfarina B95. Sembra il nome di un aereo da guerra, ma è quello di una barchetta da 4,4 milioni di Euro. Materiale che non potrei avvicinare neppure se vivessi 900 anni quindi, ma sognare è gratis, perlomeno di fronte a qualche fotografia o al prototipo di una delle sole 10 unità che verranno prodotte dalla firma italiana. Questo oggetto venuto dal profondo del mio inconscio più subdolo non si discosta più di tanto da altre barchette, ma cela forse uno di quei messaggi subliminali che entrano a gamba tesa nel mio ipotalamo bisbigliando “Vendi la casa, un rene, il fegato e cerca di comprartene una”. Ok, forse ho estremizzato, non posso vendere tutto e pretendere di poterla guidare, ma chissà che magari non mi arrivi una buona offerta e mi convinca del contrario.
La B95 è un’ossessione, il regalo che Pininfarina si fa per il 95° compleanno e che ridefinisce – almeno per quanto mi riguarda – il concetto di bellezza e purezza delle forme. Logicamente imparentata con la Battista, ovvero il primo modello dell’Automobili Pinifarina, la B95 guadagna l’esoticità offerta da un corpo vettura ormai relegato a vetture estremamente speciali – quello delle barchette – capaci di unire passato, presente e futuro e mescolarlo in un gigantesco e sensuale frullatore emozionale. La B95 è figlia dei giorni nostri, di questo particolare periodo in cui se presenti una bella auto sei un grande, ma se è anche elettrica allora sei ancora più cool. A muoverla velocemente c’è una batteria agli ioni di litio da 120 kWh a forma di “T” e alloggiata il più in basso possibile. Questo si traduce in 1.900 cavalli di potenza, il risultato dei quattro motori elettrici, ognuno dei quali destinato ad ogni singola e indipendente ruota. Ha pure cinque diverse modalità di guida: Calma, Pura, Energica, Furiosa e Carattere, una nomenclatura tutta nuova che sottolinea quanto Pininfarina sappia cosa occorre per tracciare la strada, anziché seguire quella già intrapresa da altri. Si parla di velocità massima superiore ai 300 orari e 0-100 km/h in meno di 2 secondi, ma che importa stavolta, intanto stiamo parlando di un sogno, almeno per me.
Già, perché questo sogno è scaturito ben prima di venire a conoscenza delle sue doti prestazionali e non è cambiato di un millimetro nemmeno quando ho scoperto che va ricaricata come un Dyson. La B95 mi ha stregato per la sua innaturale bellezza, per quel suo abbinamento cromatico inusuale, per un abitacolo impreziosito da inserti in tessuto pied de poule, per quelle due gobbe che sanno di tempi d’oro dell’automobilismo e per l’assenza del parabrezza. Non puoi non amare una barchetta, ma non puoi guardare le altre allo stesso modo dopo aver trascorso cinque minuti al cospetto della Pininfarina B95.