LAMBORGHINI URUS
Testo Christian Parodi / Foto Lamborghini Media
Dopo la prova al volante della Huracán avrete notato che non ci siamo soffermati granché sulla produzione di Sant’Agata Bolognese. Sappiate che non è stata una scelta voluta – non da noi perlomeno – ma forse al secondo piano dell’HQ del toro scatenato non sono interessati alla qualità dei nostri servizi e non avranno approfondito la visibilità che possiamo offrire, preferendo la simpatia di altri canali, forse per il fatto che almeno dicono quello che fa più comodo loro. Alla base del nostro lavoro c’è sempre stata l’onestà e ritenendoci dei professionisti, se dobbiamo promuovere o bocciare un’auto ci basiamo soltanto su quei fattori che la rendono o meno un prodotto che merita non solo l’attenzione dei nostri lettori, ma anche i loro soldi. E nella fattispecie, non si parla certo di spiccioli. Con questa doverosa premessa, in un pomeriggio come tanti, un caro amico mi offre l’opportunità di salire a bordo della sua nuova Lamborghini ed ecco che per deformazione professionale mi assicuro subito di non lasciarmi sfuggire l’occasione e sfruttare le poche ore a disposizione per capire se l’Urus valga o meno le nostre e vostre attenzioni. Detta così, il mio amico sembra quasi volersi mordere la lingua, ma ormai stringo la chiave in mano e mentre chiudo la portiera e prometto di tornare prima di dare fondo al pieno di benzina, non c’è modo di tornare indietro.
Introdotto nel 2017, l’Urus si presenta un po’ come il primo super-SUV della storia, ma almeno per quanto riguarda la timeline del brand non possiamo non menzionare il mastodontico LM002, prodotto da Lamborghini tra il 1986 e il 1993. Certo, si trattava più di un fuoristrada per condizioni estreme, con un utilizzo militare nel proprio mirino e distante anni luce dall’attento studio che ha portato il toro ad espandere la propria factory, offrendo peraltro numerosi posti di lavoro in più e creando una vettura che promette di essere efficace su terra, quanto su asfalto. L’Urus non nasconde il fatto di essere nato dal pianale dell’Audi Q7, avvalendosi quindi di una struttura e di un punto di partenza di assoluto rispetto. Ma da una vettura che rende necessaria una spesa di oltre duecentomila euro non ci si aspetta una mera evoluzione di un modello presistente e nettamente più economico, ma un vero e proprio nuovo modo di intendere la guida e valorizzarla.
Lamborghini è sempre stata un brand che nel corso della propria storia ha sempre preso e gettato i compromessi nell’immondizia. La visione di Ferruccio stesso non ha mai concentrato le proprie energie nel politically correct, quanto piuttosto verso ciò che i veri amanti del brivido cercano in un’automobile. E se poco prima del 2020 il mondo automobilistico cercava SUV prestazionali, perché non dar loro il re della giungla? Da concept a realtà è passato davvero poco e così, sulla base di un Q7 e con linee e spigoli presi in prestito da Huracán e Aventador, l’Urus arriva con tutta la prepotenza che lo contraddistingue. Questo è ciò che mi passa per la testa, mentre alzo l’immancabile sportellino in stile aeronautico e porto in vita il V8 bi-turbo da 4-litri. Da questo momento s’incomincia a parlare con l’anima.
Nonostante le dimensioni inferiori rispetto ai propulsori che troviamo nel resto della gamma, questo 8 cilindri non è soltanto in grado di borbottare al minimo e urlare come un forsennato nel momento in cui andiamo pesante con l’acceleratore, ma è anche capace di muovere le quasi 2 tonnellate e mezzo per le trafficate vie di Nizza, in un misto di comfort e agitazione dovuta al fatto che questi spigoli non passano di certo inosservati. La delicatezza non è proprio il suo forte, ma è così che deve essere. È necessario strillare ai quattro venti che siete a bordo di un SUV che estremizza ogni concetto – dal design alle performance – e che non lascia spazio alle mezze misure o ai sopracitati compromessi. Finalmente la strada si apre e puntando verso la valle del Var, agisco sull’ANIMA, ovvero lo speciale selettore che consente di intervenire sui settaggi della vettura e impostare la risposta di acceleratore, cambio, sterzo, assetto e sound in maniera da rendere l’Urus maggiormente incline ad un utilizzo off-road, oppure più votato alle pure prestazioni. In Sport (aumenta trazione al posteriore) o addirittura Corsa (i controlli trazione sono esclusi) sembra che sia di nuovo l’ultimo giorno dell’anno. Il V8 impiega una frazione di secondo per passare da un paese ad un altro e ben presto mi dimentico di quei dettagli che almeno nell’attimo che il mondo fuori dal finestrino si muove freneticamente non contano affatto. Il cambio è un convertitore di coppia, non un doppia frizione, e nonostante questo possa far storcere il naso, si rivela un plus quando scoprirete che l’Urus è realmente abile su strade bianche. Che poi vi viene davvero voglia di portare 230.000 euro a spasso tra rocce aguzze?
Poco importa se il 90% di quanto toccate in abitacolo sia letteralmente preso in prestito da una qualsiasi Audi, variando i fonts e giocando sul pattern simbolico ripreso con insistenza anche nei gruppi ottici. Dimentico e perdono anche un frontale eccessivamente massiccio e un posteriore troppo plasticoso, perché quello in cui l’Urus eccelle è offrire la sensazione di trovarsi al volante di una supersportiva. Se la natura da SUV permane almeno in termini di peso e sottosterzo concesso provvidenzialmente da una trazione integrale e sospensioni pneumatiche adattive con ammortizzatori a controllo elettronico che evitano il disastro alla prima curva, i 650 cavalli e l’enorme coppia di 850 Nm sono i numeri che caricano quest’arma di distruzione. I dischi freno carboceramici sono colossali: 440 mm all’anteriore e 370 mm al posteriore. A renderla così dannatamente distruttiva è un assetto sovrannaturale capace di ricalcare la traiettoria che avevo immaginato nella mia mente, creando così un dialogo quasi spirituale con un gigantesco SUV coupé che di primo acchito non avrei mai creduto in grado di muoversi con tanta agilità.
Le ore a mia disposizione passano veloci come i chilometri divorati dalla bocca a punta della Lambo meno Lambo in listino oggi, confermando che se riuscite a digerire un look portato così all’estremo, avrete per le mani un modello che su una tortuosa strada tutta curve riesce addirittura a mettere in ombra l’Aventador stessa. Mentre faccio ritorno verso un amico ormai incredibilmente pensieroso, mi rendo infatti conto che dove le più tradizionali supersportive del toro di Sant’Agata sono senza dubbio entusiasmanti da guidare, abbiano come proprio limite il fatto che una volta puntata la concorrenza, il divario in termini di coinvolgimento alla guida patisca un gruppo propulsore/cambio ormai obsoleto, un assetto che né in pista, né su strada riesce a tenere i livelli di Ferrari, McLaren o Porsche e la consapevolezza che la clientela – perlomeno quella fetta di intenditori – non sia necessariamente disposta a basare il proprio investimento in base al look anticonformistico di Lambo.
Quello che invece l’Urus riesce a compiere è proprio il fatto di eccellere in ciò che rappresenta: un super-SUV appunto, dimostrandosi abile nel sfruttare il proprio DNA Audi nel momento in cui lo utilizzerete nel quotidiano, magari sfruttandolo per una grossa 4 posti con un discreto vano di carico, ma affilando gli artigli quando è il momento di giustificare il toro incavolato là davanti. Spengo il motore e resto ancora qualche attimo seduto al posto guida, immaginando cosa un’auto del genere meriterebbe, dove l’avrei portata se solo fossi più simpatico all’ufficio stampa attuale di Lamborghini e quanto mi sia divertito senza badare a quegli inutili dettagli che quando impieghi appena 3,6 secondi per scattare sino a 100 orari lasciano spazio a semplici e primordiali emozioni. Questo nonostante lo sterzo sia in fin dei conti morbido, proprio perché l’intenzione di Lamborghini con la Urus era quella di offrire una Lambo anche per coloro i quali non vivono necessariamente di 0-infinito km/h o di quelle fucilate che, all’occorrenza, sono esattamente dove dovrebbero essere. Se l’estetica ha poi la meglio sui vostri gusti personali – ed a parer mio la parte meglio riuscita è proprio il profilo laterale – simpatici o meno, ma in Lamborghini hanno tirato fuori una bella sorpresa dal cilindro.
LAMBORGHINI URUS
Motore V8 cilindri Twin-Turbo, 3.996 cc Potenza 650 hp @ 6.000 rpm Coppia 850 Nm @ 2.250 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 2.275 kg
0-100 km/h 3,6 sec Velocità massima 305 km/h Prezzo da €229.085
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