Lancia Beta Coupé
La Beta Coupé nasce nel 1973, realizzata sul pianale accorciato della versione Berlina, mostra subito un disegno moderno e piacevole, un misto di sportività ed eleganza, il disegno era di Piero Castagnero e realizzata nello stabilimento Lancia. I motori bialbero delle prime versioni erano 4 cilindri da 1.600 e 1.800cc (109 e 119-cv) con trazione anteriore. L’interno era caratterizzato da quattro poltroncine dotate di poggiatesta ed infatti molti facevano notare come sembrasse di avere sempre 4 persone a bordo. Davvero personale anche il cruscotto che sfoggiava un look accattivante, oltre ad una strumentazione completa. Le primissime versioni avevano il fondo degli strumenti colorato in giallo, mentre nel 1975 ci fu un leggero restyling con piccole modifiche alla mascherina ed i motori disponibili diventarono 1.600cc e 2.000cc, quest’ultima oltre alla targhetta della cilindrata sul cofano posteriore, presente su tutti i modelli, si riconosceva per i doppi fari carenati dai vetri e la mascherina con 4 barre cromate nella parte inferiore. Nel 1976 venne presentata anche la versione 1.300cc da 83-cv: frontale con mascherina nera, sedile posteriore privo di poggiatesta ed i profili erano neri anziché cromati, cerchi non in lega. Nel 1981 altro restyling, quello più pesante: paraurti più grandi, interni banalmente ridisegnati e sicuramente meno personali, ma anche i materiali non erano all’altezza delle aspettative, specialmente le plastiche e i tessuti. Su alcune versioni comparve pure un piccolo spoiler nero e dei profili laterali in plastica. Piccolissime, ma trascurabili modifiche alle potenze erogate. Poi, nel 1982 arrivò la 2.000 Volumex (montava il compressore volumetrico), ma ormai la Beta Coupé era prossima l’uscita di scena. Nel 1984 anche la versione denominata HPE (nata nel ’74) a parte la differenza della linea, seguì le scelte meccaniche ed estetiche della sorella.
Il nostro amico Valerio, che ha questo bel 1.300 del ‘77, quella con l’interno che preferiamo, ci racconta qualcosa sulla sua coupé:
“La mia vettura è una Lancia Beta Coupé 1.3, anno 1977; la stessa è stata acquistata nel gennaio 2011 in uno stato di carrozzeria quasi pietoso anche perché negli ultimi 4 anni era rimasta custodita all’aperto; tuttavia, avendo all’attivo solo 32.000 km, gli interni e la meccanica si presentavano in ottime condizioni per cui, dopo un approfondito tagliando, ho iniziato il lavoro di restauro vero e proprio, durato all’incirca 1 anno e durante il quale è stato sempre rispettato il canone dell’originalità, ad eccezione di un piccolo “ritocco estetico” che ho voluto fare sostituendo gli anonimi specchietti retrovisore esterni e la calandra anteriore in plastica nera, con quelli senz’altro più appariscenti adottati sulla primissima serie (prodotta solo con motorizzazione 1.6 e 1.8). Devo dire che durante i lavori non ho trovato grosse difficoltà e non ho speso neppure grosse cifre nel reperire i ricambi, alcuni nuovi ed altri usati, probabilmente perché l’intera meccanica e gran parte della carrozzeria sono identiche fra Beta Coupé, HPE e Spider. Alla guida il motore 1.300cc, il più che riuscito bialbero progettato dall’ing. Lampredi, con i suoi 82 cavalli, si mostra abbastanza brioso e con un bel sound soprattutto ai regimi medio-bassi ma, senza ombra di dubbio, i 20 cavalli in più forniti dal 1.600 avrebbero reso la guida più piacevole in funzione del baricentro molto basso e delle sospensioni piuttosto rigide che rendono l’auto incollata all’asfalto e molto divertente da guidare sul misto. I consumi non sono certo paragonabili a quelli delle auto moderne ma tutto sommato non sono elevati, rimanendo nell’ordine dei 12-13 km/l a patto però di non pigiare troppo il piede sull’acceleratore. Gli interni si presentano molto curati e di gusto con il bel velluto verde smeraldo dei sedili e pannelli porta in abbinamento agli inserti in simil-pelle di colore marrone che, nel mio caso, si intonano davvero bene al colore testa di moro della carrozzeria. La strumentazione è senz’altro completa e degna di un’auto sportiva ma al tempo stesso di classe quale è questa coupé e presenta, oltre agli ovvi tachimetro, contagiri, indice di livello del carburante e spie di vario genere, delle vere chicche a volte assenti persino su auto moderne quali gli indicatori della pressione dell’olio e dello stato di carica dell’alternatore. La seduta, pur imponendo una posizione di guida praticamente a terra, consente al conducente di vedere bene il muso ma non altrettanto la sagoma posteriore, soprattutto a causa del lunotto alto e della coda spiovente.
In ultimo, mi sia consentita questa considerazione anche se certamente di parte, pur essendo una vettura non particolarmente quotata sul mercato, in tutti i raduni ai quali ho partecipato si è trattato di un esemplare unico e che ha sempre riscosso la sua buona dose di complimenti a dispetto di auto ben più blasonate come ad esempio le bellissime Alfa Romeo GT, delle quali invece puntualmente si sono visti almeno 2-3 esemplari.