Land Rover Discovery: Master Of The Elements
LAND ROVER DISCOVERY
MASTER OF THE ELEMENTS
Testo Marco Mancino / Foto Land Rover
Quando pensiamo a Land Rover, a fare capolino nella nostra mente ci sono la squadrata sagoma del Defender accanto alla più tradizionale Range Rover. Due autentiche icone che caratterizzano un brand che nel corso degli anni ha sempre tenuto alto lo spirito di avventura e stile grazie ad una innata capacità nel distinguersi dal resto del mondo con modelli in grado di eccellere su strade sconnesse e al contempo rappresentare oggetti all’ultima moda perfettamente a proprio agio nei quartieri residenziali più cool di Los Angeles. Unire gli opposti in un singolo contenitore, una cosa nient’affatto semplice, soprattutto se contiamo che nel corso degli anni SUV meno votati ad un utilizzo su strade dissestate hanno preso il sopravvento in un segmento che per un certo periodo sembrava aver dimenticato l’utilità in favore della sola immagine.
Nel 1989, in occasione del salone di Francoforte, Land Rover diede alla luce un modello che andava ad affiancare Defender e Range Rover, sistemandosi in una fascia di prezzo ancora più conveniente di quest’ultima. Il Discovery sarebbe stata l’alternativa più economica, ma avrebbe offerto parecchio spazio a bordo per via della sua particolare carrozzeria con un ampio vano di carico che all’occorrenza consentiva addirittura l’omologazione di due posti extra. Inizialmente presentata soltanto in versione 3 porte – l’unica nel suo genere – proprio per non rischiare di andare in diretta competizione con la più costosa Range, la “Disco” adottò poi una configurazione più tradizionale a 5 porte, mettendo subito in chiaro che non si sarebbe assolutamente trattato di un compromesso.
Il maggiore spazio a bordo era stato reso possibile non solo da dimensioni più generose a livello di volume, ma anche dal fatto di aver sistemato esternamente la ruota di scorta, appesa al portellone incernierato lateralmente. Il profilo laterale del Discovery era quindi ben distinguibile, sia dalla Range che dal Defender, ma il punto di forza era la sorprendente combinazione di un abitacolo rifinito come quello di una berlina di alto livello e le doti fuoristradistiche che rendevano il Defender inarrestabile. Questo connubio lo portò quindi a godere di vita propria, situazione confermata anche dal fatto che nei primi quattro anni di produzione – dal 1990 al 1994 – non furono apportate modifiche rilevanti, continuando ad offrire due motorizzazioni, ovvero un più piccolo 2.5 cc diesel da 113 cavalli e il più potente e prestigioso V8 da 3.5-litri e 155 cavalli. In entrambi i casi non si trattava di prestazioni, ma di comfort di bordo e abilità in off-road, con dimensioni ulteriormente aumentate per la zona posteriore che garantivano la possibilità di destinarlo agli usi più disparati.
Il fatto che il Discovery fosse stato presentato come l’alternativa meno dispendiosa al Range Rover tradizionale non pesò mai sulla sua immagine, proprio perché rappresentava un veicolo più indirizzato ad un’utenza che cercava la maggiore praticità offerta da un corpo vettura più grande. Era infatti possibile reclinare le file di sedili posteriori e disporre di un vano di carico enorme, ma al tempo stesso il guidatore avrebbe avuto tutti i comfort del caso. La trazione integrale permanente, l’ottima altezza da terra e la possibilità di ingaggiare le ridotte completavano una dotazione meccanica che non conosceva limiti e che consacravano il Discovery I come il veicolo ideale per affrontare qualsiasi condizione, anche le più ostiche.
Il Land Rover Discovery II fu prodotto dal 1998 al 2004, aggiornando lievemente il proprio lato estetico e accentuando in maniera più incisiva le abilità su terreni sconnessi, questo anche grazie al fatto di aver adottato sistemi come l’Hill Descent Control e la possibilità di alzare il posteriore, utile in situazioni di passaggi estremi. Nel 2004, il cosiddetto LR3 assunse il nuovo linguaggio stilistico del brand, attingendo dalla fortunata nuova generazione di Range Rover, pur sempre mantenendo il proprio caratteristico look e la propensione per abbandonare le strade asfaltate alla ricerca di qualche epica avventura, aspetto confermato nel 2017 con l’ultima generazione, dalle linee più morbide, un interno sempre più lussuoso, ma mantenendo intatta quella voglia di libertà che soltanto un Discovery è in grado di offrire.