Lorenzo Bandini: Il Pilota, L’Uomo
Testo di Roberto Marrone
Sembra assurdo, ma lo scorso 10 maggio ha segnato il cinquantesimo anno da quel tragico rogo al G.P. di Monaco , quando quella colonna di fumo nero oscurò il cielo e mise fine alla vita di un grande pilota, Lorenzo Bandini. Sicuramente sarebbe stato il suo anno buono, aveva ottime possibilità di conquistare il Titolo Iridato e purtroppo fu un incidente che ai nostri giorni non avrebbe portato nessuna conseguenza, – a quei tempi la sicurezza era ancora molto approssimativa ed il fuoco difficile da combattere – specialmente se non fosse stato anche alimentato dalle balle di paglia. Ma vogliamo parlare dell’uomo, del pilota.
Lorenzo nacque il 21 dicembre del 1935 a Barce nella Libia italiana, oggi Al-Marj, dove i suoi genitori di origine emiliana erano emigrati per lavoro. Nel 1941 a causa delle conseguenze della guerra, furono costretti a tornare in Italia e la famiglia Bandini con due bambini, infatti Lorenzo aveva una sorella, Gabriella, si stabilirono nel paese paterno San Cassiano di Brisighella, dove acquistarono un albergo. Nel 1944, il padre dovette partire per il fronte e non si ebbero più sue notizie e solo in un secondo tempo si scoprì che fu fatto prigioniero e fucilato. I bombardamenti distrussero anche l’albergo e così la madre portò i figli a vivere a Reggiolo, dove Lorenzo iniziò a studiare in una scuola di avviamento professionale ed anche a lavorare come meccanico in un’officina di motociclette. Nel 1950 si trasferisce a Milano trovando impiego presso l’officina di Goliardo Freddi, padre della sua futura moglie. È molto ben voluto e continuando a lavorare per alcuni anni diventa un buon meccanico. Con il suo datore di lavoro inizia a seguire le corse e anche a conoscere i campioni dell’epoca, da Fangio, ad Alberto Ascari e persino Tazio Nuvolari, facendo aumentare ulteriormente la sua passione. Fu proprio il futuro suocero ad aiutare Bandini nella sua carriera, il debutto avviene nel giugno del 1956 al volante della 1100-103 bicolore, prestatagli proprio dal sig. Freddi, la gara è la Castell’Arquato-Vernasca ed in quell’occasione giunse quindicesimo. Prese parte ad altre competizioni per accumulare esperienza, ottenne un ottimo secondo posto lo stesso anno alla Lossolo-Alice, poi fu terzo alla Pontedecimo-Passo dei Giovi con una Fiat 8V da 2 litri. Altri buoni piazzamenti seguono l’anno successivo e nel 1958 arriva la vittoria al volante dell’Appia coupé Zagato e la conferma del suo talento prosegue sempre più evidente.
Alla Coppa d’Oro di Sicilia giunge terzo – è la sua prima gara con una monoposto – una Fiat-Volpini Formula Junior. L’anno successivo si aggiudica la vittoria di classe 500 al Trofeo Ascari con la piccola Berkeley e prosegue la sua stagione anche con la Stanguellini, aggiudicandosi tre vittorie importanti, oltre a numerosissimi piazzamenti. La sua carriera è stata percorsa salendo tutti gli scalini, uno ad uno: era modesto e determinato, voleva arrivare a coronare il suo sogno, la Formula 1. Potrebbe sembrare una frase retorica dire che Lorenzo era una persona semplice, buona, gentile, ma chi lo ha conosciuto davvero lo potrebbe confermare. Nel 1961 pensava di poter approdare nella massima formula, dopo aver vinto la Coppa Junior a Monza, dato che su disposizione della FISA, si dava ad un pilota emergente la possibilità di pilotare una Ferrari, ma la scelta cadde su un altro nuovo talento, Giancarlo Baghetti. Fu però la Scuderia Centro Sud ad offrire un volante a Lorenzo, una Cooper 1500 Maserati ed il debutto avvenne al G.P. del Belgio, dove però un guasto lo fermò al 20° giro. Pur non conquistando punti, Bandini venne notato per le sue indubbie qualità ed Enzo Ferrari non se lo volle certo far sfuggire, offrendogli a fine anno un contratto per la stagione successiva. Il 1962 per la casa di Maranello non fu certo facile, BRM, Lotus e Cooper erano estremamente competitive. Lorenzo esordì prima in una gara non valida per il campionato a Pau e poi a Monaco dove giunse terzo. Corse anche in Germania, ma fu costretto al ritiro e poi al G.P. d’Italia dove si classificò ottavo. Ci fu anche una vittoria al G.P. del Mediterraneo a Enna, ma la gara non era valida per il Mondiale. Un altro anno difficile quello del 1963, dove Lorenzo esordì alla quarta gara, solo piazzamenti, ma la stagione non era fatta solo di Formula 1: ci fu la grande vittoria alla 24 ore di le Mans in coppia con Ludovico Scarfiotti.
Altri successi in altre competizioni fecero di Bandini il Campione Italiano Assoluto dell’anno. Nel 1964 definitivamente confermato, affianca John Surtees nel Team Ferrari e dopo il podio in Germania ed il quinto posto in Gran Bretagna, arriva il trionfo al G.P. d’Austria a Zeltweg. Poi in Italia è terzo, mentre in Messico lascia strada al compagno Surtees, contribuendo a fargli conquistare il titolo piloti 1964, oltre naturalmente a quello Costruttori. Nel 1965 è secondo a Monaco, poi ottiene solo qualche piazzamento, anche a causa di una serie di guasti che affliggono la vettura. La stagione è raddrizzata dalla vittoria alla Targa Florio insieme a Nino Vaccarella. Il 1966 sembra che le cose non cambino, ancora secondo a Monaco, ma poi anche quando si trova nelle prime posizioni, come quando in Francia parte dalla Pole Position ed è in testa, è vittima di guasti di vario genere ed in poche occasioni riuscirà a vedere la bandiera a scacchi. Anche a Monza si deve fermare al secondo giro, lasciando la testa della gara. Stessa cosa al G.P. USA, il motore lo abbandona mentre era al comando. Lorenzo è un po’ deluso, ma anche determinato a rifarsi. Il 1967 doveva essere il suo anno, iniziato alla grande con la vittoria alla 24 ore di Daytona in coppia con Chris Amon. Poi a Monza sempre con il neozelandese altro trionfo alla 1000 Km. In Formula 1 diventa lui la prima guida del Cavallino ed al suo fianco c’è Amon. La Ferrari non si presenta al primo appuntamento in Sud Africa, la seconda gara è nel Principato di Monaco, Bandini parte secondo, dietro al Campione del mondo in carica Jack Brabham. Lorenzo riesce a passare in testa subito, intanto la vettura di Jack perde olio ed è proprio su una di quelle chiazze che Bandini scivola durante il giro successivo, perdendo due posizioni nei confronti di Denny Hulme e Jackie Stewart. Inizia la sua rimonta, al 61esimo dei 100 previsti il distacco dal neozelandese è di soli 7,6 secondi, ma si ritrova due doppiati davanti, Pedro Rodriguez e Graham Hill. Liberatosi velocemente del messicano, con l’inglese deve faticare di più, vedendo inevitabilmente aumentare il distacco dal leader della corsa. Siamo all’82° giro, quando accade l’incidente di cui non si è mai ben capito se la causa fosse l’eccessiva velocità con cui giunse nella chicane, la stanchezza o chissà cos’altro, ma fu così che la rossa #18 colpì con il mozzo della ruota posteriore una bitta di ormeggio per le navi, nascosta da uno striscione pubblicitario, la monoposto decollò, ricadendo rovesciata ed a causa delle balle di paglia il fuoco si propagò immediatamente. I soccorsi purtroppo non avevano i mezzi e le capacità a cui siamo abituati oggi, alcuni pensarono perfino che il pilota fosse stato sbalzato fuori dall’abitacolo, com’era successo ad Ascari molti anni prima, fatto sta che Lorenzo rimase imprigionato tra le fiamme nell’abitacolo per alcuni minuti, troppi. Quando l’auto venne infine raddrizzata, il pilota era privo di conoscenza e con ustioni irrimediabili, ogni tentativo dei medici fu vano e Bandini se ne andò dopo 72 ore di agonia.
Si, c’è poi quella catena di coincidenze del n°7 – anche la Signora Margherita disse come fosse strano quel continuo ripetersi, tanto assurdo, quanto inspiegabile. Accadde il 7 maggio 1967, correva da 7 anni in Formula 1, alle 17 e 7 minuti era sulla scia di D. Hulme, a 17 secondi e mancavano 17 giri alla fine quando avvenne la tragedia. Ci misero 17 minuti a portarlo all’ospedale, passò 72 ore di agonia nella stanza numero 7, fu portato a Milano con un Boeing 727, volo 607. Non era pronta la tomba di famiglia e per 17 giorni dovette stare al deposito del Monumentale, fu poi sepolto al campo 7, loculo 7, certificato di decesso dell’Ospedale Principessa Grace di Montecarlo, numero 7747. Aggiungerei anche che la vettura aveva il n°18 e che 8-1 fa 7.
Un pilota che non ha certo raccolto ciò che avrebbe meritato, ma che tutti, colleghi, appassionati e meccanici, con cui aveva un rapporto di vera amicizia e stima, hanno conosciuto come un grande uomo, oltre che un vero Campione. All’epoca avevo 11 anni e già da un po’ con la passione delle auto, ricordo molto bene quando facevo correre nel corridoio di casa dei modellini. Non erano F1, ma auto varie, su cui avevo scritto con la matita i nomi di alcuni piloti, i più famosi, i miei eroi. Quella con il nome di Bandini era una Giulietta Sprint rossa. Lo ricordo ancora, come fosse ieri.