Lotus Elise GT1: Missing In Action
LOTUS ELISE GT1
MISSING IN ACTION
Testo di Carlo Brema
La storia è sempre la stessa. Per rispondere alle richieste di omologazione dettate dalla FIA e prendere così parte al campionato GT, Lotus ha prodotto una manciata di Elise decisamente più estreme di quelle che conosciamo oggi, a cavallo tra il 1996 ed il 1997. La Lotus Elise GT1, in parte sconosciuta ai più, resta una delle più impressionanti e rare auto mai prodotte ad Hethel – basata ovviamente sulla piccola Lotus della nuova generazione, ma con una carrozzeria più voluminosa ed un motore in grado di impensierire, soprattutto nella versione omologata per le corse, nomi illustri quali Porsche 911 GT1 e Mercedes CLK GTR. Possiamo quasi definirla un’antenata della moderna Hennessey Venom, anche perché se Lotus utilizzò i propri motori twin-turbo già visti sulla “vecchia” Esprit da gara per motorizzare alcuni modelli, alcuni team preferirono ficcare sotto al vano motore un voluminoso e più potente V8 aspirato di origine Chevrolet. Come in tutte le storie che profumano di pista e cordoli dove non c’è sempre un lieto fine, ciò che accomuna i grandi progetti è l’innata ambizione e dedizione di chi vede lontano e vuole lasciare il segno nel mondo dell’automobile, a qualsiasi costo.
Tutto ha inizio all’alba della stagione FIA GT1 del 1997, con Porsche e Mercedes che si assicurano un posto in griglia con i rispettivi nuovi modelli da competizione e Lotus che abbandona la Esprit GT1 e decide di puntare sulla nuova due posti appena messa in produzione. La Elise GT1, chiamata anche Type-115 è un lontano richiamo della piccola sportiva di Hethel, poiché il passo è allungato e la carrozzeria è decisamente più larga e bassa, richiamando i tratti salienti della Elise stradale in modo da dare ai potenziali clienti ed al pubblico un modo per collegare l’ambiziosa auto da corsa all’attuale modello di produzione stradale. Il corpo vettura è interamente in fibra di carbonio ed il motore che viene collegato ad un sequenziale a 6 rapporti Hewland è proprio il 3.8 V8 twin-turbo della obsoleta Esprit GT1. Problemi di affidabilità rendono difficoltosi i test pre-campionato e sottopongono ai piani alti la possibilità di optare per il V8 Chevrolet della ZR-1, un 5.7 aspirato sul quale proprio Lotus ha potuto lavorare durante il periodo in cui era sotto proprietà della General Motors e nel quale il Team Gt1 Lotus Racing Team verserà le proprie speranze.
Il debutto nel Campionato non fu affatto fortunato, in quanto le quattro Elise GT1 schierate non terminarono il GP di Hockenheim per problemi al motore. La gara successiva, un’altra delusione – soltanto al terzo GP, l’unica vettura schierata riuscì a strappare un quinto posto alla bandiera a scacchi, in quel di Helsinki. Sfortunatamente questo è stato il miglior episodio raccolto dalla Elise GT1 nel mondo delle corse, e dopo altri inutili tentativi il Team fu costretto a ritirarsi per i continui problemi di affidabilità, con a seguire anche le scuderie private che si trovano costrette ad optare per vetture migliori e meccanicamente più aggiornate. Con questo potrebbe sembrare strano definire la Elise GT1 come un’auto di culto, ma il mondo delle corse è fatto così – si vince e si perde, di certo non c’è perdono per errore alcuno. Quello che però ha permesso a questa particolare Lotus di ritagliarsi un posticino nell’Olimpo delle supercars più amate dagli appassionati, soprattutto da quei puristi che se ne infischiano di risultati sportivi, è però il fatto di essere quasi stata un trampolino (seppur di nicchia) di lancio per ficcare un motore più generoso di quanto ci si aspetti, dentro un’auto dalle dimensioni originariamente ridotte. La Hennessey Venom di fine anni ’90, non vi pare? Lotus, proprio con l’ultima serie di Exige, è tornata ad utilizzare un 3.5 V6 sovralimentato, abbinando la maneggevolezza di un telaio rigido e leggero, alla potenza di un motore dalle dimensioni tutt’altro che timide. La Elise, che quest’anno compie un importante anniversario (20 anni) andrebbe celebrata ogni giorno, per il fatto che offre divertimento a palate ed emozioni e sensazioni che ben poche altre auto sono in grado di offrire. Imitata e copiata da molti, è una delle pochissime vetture che riesce a sfoderare un handling diretto ed intimo con l’asfalto, senza necessitare di motori costosi da mantenere o dissetare. E poi chi di voi non si ricorda della Elise GT1 presente nel videogioco “Need for Speed”?
Prestazioni virtuali le sue, ma estremamente vicine a quelle reali, dato che sotto con appena 1.000kg di peso, avevi a disposizione un V8 da 350cv che gridava sino a 6500 giri e spingeva sino a 320 orari, ammesso che avessi avuto il coraggio di spingerti così in là. Chissà quante ne sono rimaste, chissà dove e chissà che goduria per i loro avidi proprietari – si perché è più facile vedere un UFO atterrare sul Colosseo – poter aprire la porta del garage e vedere questa bestia da pista che non è riuscita a mordere i cordoli come avrebbe voluto e meritato. Ma è sicuramente riuscita a lasciare un segno importante, un’eredità che Mr Hennessey, a modo suo, ha voluto e saputo raccogliere, nel modo giusto, diversi anni dopo.