Stringo quel volante con la consapevolezza che questo sogno prestazionale ha il tempo contato e assaporo quel bisogno di chiudere immediatamente la portiera e accendere il motore, quasi come per fuggire da una odiosa data di scadenza che sancirà la fine del divertimento alla guida per come lo conosciamo. Lei è l’Emira e porta sulle spalle un’eredità pesantissima, nonché la responsabilità di celebrare il ricordo delle superleggere inglesi con un modello che deve fare fuochi d’artificio a ogni curva.
Testo Alessandro Marrone / Foto Alessio Becker
Da 70 anni associamo un solo nome a due parole che sono ossigeno per gli appassionati: driving pleasure. Il brand in questione è Lotus, un piccolo costruttore inglese che ha sempre scansato i compromessi e le mode realizzando automobili per chi ama guidare – for the drivers, appunto. Oggi, con una fin troppo rapida transizione verso una gamma interamente composta da modaiole e lussuose elettriche, abbiamo un ultimo modello al quale aggrapparci con le unghie e con i denti. Si chiama Emira e sarà l’ultima Lotus con motore a combustione interna.
Con Elise, Exige ed Evora fuori dai giochi, la Emira è il canto del cigno per la casa di Hethel, l’ultimo baluardo di un mondo fatto di rumori, suoni e sensazioni che ti salgono lungo la schiena sin dal primo momento in cui ti cali in abitacolo, situazione che appare subito più semplice e confortevole rispetto ad ogni altra Lotus che io abbia mai provato. Stringo quel volante con la consapevolezza che questo sogno prestazionale ha il tempo contato e assaporo quel bisogno di chiudere immediatamente la portiera e accendere il motore, quasi come per fuggire da una odiosa data di scadenza che sancirà la fine del divertimento alla guida per come lo conosciamo. Lei è l’Emira e porta sulle spalle un’eredità pesantissima, nonché la responsabilità di celebrare il ricordo delle superleggere inglesi con un modello che deve fare fuochi d’artificio a ogni curva.
È bellissima e nonostante gli ovvi impedimenti strutturali che comporta la presenza di un motore endotermico riprende le forme della hypercar elettrica Evija con bombature estremamente marcate, prese d’aria che si raccordano alla perfezione con i cunei laterali e una coda che punta verso l’alto e culmina in un piccolo spoiler integrato e posizionato sopra i due terminali di scarico sistemati appena sopra al diffusore. All’anteriore vengono riprese le due feritoie che staccano la linea del cofano e la rendono subito riconoscibile, mentre la percezione laterale è quella di una vera e propria supercar. Forme, ma anche sostanza, poiché stavolta Lotus non ha risparmiato le proprie energie nella cura per i dettagli destinati a impreziosire un abitacolo che la tenga al passo della concorrenza. Due posti secchi, con un piccolo ma pratico spazio per sistemare due zaini subito dietro i sedili. C’è spazio in altezza, non sgomiti eccessivamente con il passeggero durante i cambi marcia e soprattutto entri e scendi dall’abitacolo senza dover visitare l’osteopata un giorno sì e l’altro pure.
L’Emira è poi disponibile in varie versioni, non soltanto in quanto a telaio – Touring o Sport – ma con il nuovo motore derivato e depotenziato dalla AMG A45, un 2-litri 4 cilindri turbo da 360 cavalli abbinato alla sola trasmissione automatica a doppia frizione, oppure il V6 sovralimentato che abbiamo in prova, disponibile con cambio automatico o con un caro vecchio manuale a 6 rapporti. Quest’ultima configurazione è quella da avere. Perché? La risposta è molto semplice e anche se alcuni potrebbero obiettare che sia meno efficiente o addirittura meno efficace del derivato AMG, sentire il volumetrico che vi soffia nell’orecchio e intervenire nei cambi marcia con una leva con meccanismo a vista è una delle tante impagabili emozioni che Lotus è in grado di offrire come pochi altri fanno.
Non fatevi ingannare, la Emira non è una nuova Evora. In realtà è una Lotus che intraprende una nuova strada, ahimè destinata a terminare troppo presto, ma questo per pura politica aziendale. Geely, il gruppo cinese proprietario del brand, ha infatti le idee molto chiare sul futuro di Lotus e con l’Eletre che incomincia a poggiare le proprie mastodontiche ruote su strada, siamo grati per questo ultimo regalo squisitamente rivolto a chi ancora cerca emozioni alla guida. Il V6 è quello della Exige – o della Evora – e qui eroga 406 cavalli a 6.800 giri. La coppia massima è di 420 Nm ed entra in gioco dai 3.500 giri, rendendo l’Emira un elastico: tira e molla. Tu premi il gas e lei ti preme al sedile, se lo fai nella marcia ideale lo farà forte, molto forte. Trazione soltanto al posteriore e – come detto – trasmissione meccanica. Quella leva corta e precisa è il tramite ultimo verso una costante scalata verso la linea rossa, peraltro in grado di spostarsi a quota 7.000 in Track mode, una delle tre modalità disponibili e quella di certo maggiormente indicata per un utilizzo in pista. C’è poi Tour, che è l’ideale per una convivenza quotidiana e Sport, che aumenta il volume emesso dal doppio scarico, quella migliore per le condizioni atmosferiche odierne, con asfalto bagnato e una serie di curve che mi consentiranno di capire se la Emira sia la Lotus definitiva per chiudere il più importante capitolo della storia del marchio.
Poco importa se fuori ci sono 8°, nebbia, pioggia alternata e fortissime raffiche di vento, perché questa volta non c’è alcuna infiltrazione. Sono perfettamente isolato in abitacolo e tenuto al caldo da un climatizzatore che funziona molto bene, portato a destinazione dal nuovo sistema di navigazione e con tutto a portata dei due display da 10”. Ci sono anche dei pratici vani portaoggetti a rendere la convivenza migliore, ma sono qui per un motivo e uno soltanto: guidare, del resto una Lotus la si compra per questo giusto? Con la strada totalmente deserta inizio ad aumentare il ritmo ed è a quel punto che mi rendo conto che se non arrivi a pizzicare la linea rossa non hai realmente modo di apprezzare le qualità dinamiche dell’Emira.
È veloce in senso assoluto: ha una progressione notevole, ma riesce soprattutto a leggere le curve senza far percepire un peso che supera di poco la tonnellata e mezzo (1.568 kg circa). Merito anche del bilanciamento e del propulsore posteriore centrale che avvalendosi del supercharger riesce a conferire una spinta marcata, ma non istantanea come accade su un turbocompresso. Che sia un pregio o un difetto è qualcosa di puramente personale, ma personalmente reputo che un’auto sportiva che implica di saper essere utilizzata a dovere, anziché avere una potenza tale da tirarvi fuori d’impiccio a prescindere da tutto sia quello che un appassionato cerchi realmente. E poi cambiare marcia con frizione e leva del cambio è un lusso che ormai ci è concesso sempre meno; a chi importa se questo significa perdere qualche decimo di secondo in accelerazione. Guadagni tutto in coinvolgimento. L’Emira V6 impiega appena 4,3 secondi per scattare da 0 a 100 km/h, raggiunge una velocità massima di 290 orari e fa girare teste come un’autentica supercar, soprattutto nello splendido giallo di questa First Edition.
Lo sterzo è preciso e con le regolazioni elettriche del sedile riesco a sistemarmi in basso come piace a me, trovando la posizione ideale come non potresti fare sulle altre Lotus, quelle più hardcore per intenderci. Ci sono veri tappetini, plastiche che non scricchiolano, i finestrini chiudono bene e non si accendono spie senza motivo. Insomma, sta andando tutto fin troppo bene e mi sto già domandando quando arriverà il gigantesco “ma” che mi farà fermare e rimpiangere le varie Elise ed Exige. Per il momento sono troppo concentrato a tenere l’Emira in strada, con pneumatici quasi a fine vita e un asfalto fradicio che mi fa capire che per quanto precisa non sia affatto un’auto semplice da mettere di traverso o per meglio dire, mettere di traverso e poi raddrizzare a dovere.
Sento quel fischio in accelerazione e non posso più farne a meno. Borbotta in rilascio e la strada sembra non essere abbastanza per la potenza a disposizione, a dimostrazione che non occorrono i mille cavalli delle attuali hypercar per aumentare il proprio battito cardiaco, ma soprattutto che su strade di tutti i giorni, 406 cavalli sono un numero più che adeguato per ridefinire il proprio concetto di velocità. Sono su una Lotus e non ho ancora parlato dell’aspetto che forse più di ogni altro la rende grandiosa: il telaio. Equipaggiata con Sport Pack abbiamo quindi sospensioni più rigide (che vengono ulteriormente irrigidite in Sport mode) e autobloccante. Lo sterzo è servoassistito idraulicamente, ma riesce a fornire feedback estremamente vividi di dove le ruote anteriori vadano a poggiare e di ogni minima imperfezione dell’asfalto. Pneumatici più civili nel mio caso – Goodyear F1 Eagle – e tanta voglia di allargare il posteriore in uscita di curva, ma mai in maniera improvvisa e questo anche grazie ad una massa non certo da superlight.
Nello scenario attuale e senza ovviamente considerare un inutile confronto con l’Exige – quella ancora da scegliere se cercate un’esperienza nuda e cruda – l’Emira ha un look nettamente più esotico rispetto alla Porsche Cayman e prestazioni superiori alla Alpine A110, che però ha dalla sua qualche chilo in meno sulla bilancia, oltre che un prezzo fortemente inferiore rispetto ai circa 100.000€ della Lotus. Delle tre e senza impedimenti economici prenderei la Lotus principalmente perché è quella che ti offre un’esperienza di guida più diretta. Inoltre ha la sempre più rara capacità di farti scendere ad ammirarla, facendoti trascorrere quarti d’ora in pura contemplazione ripetendo “quanto è bella”.
Succede che dopo aver percorso chilometri e chilometri non vuoi più scendere, cercando la strada più tortuosa e lunga noncurante delle ingrate condizioni stradali. Succede che dopo poche ore è come se la guidassi da sempre, come se avessi ritrovato il migliore amico d’infanzia, o la Lotus definitiva per chiudere un lungo ed emozionante capitolo. Con la Emira non si chiude soltanto un’era, ma un modo di intendere la guida sportiva, una linea di pensiero che ha insegnato al mondo intero che non occorre una valanga di cavalli per andare forte, tantomeno per divertire. Per 70 anni abbiamo abbinato le parole “driving pleasure” al brand di Hethel. Domani sarà tutto diverso: le auto, i clienti, le emozioni. Ma oggi, grazie all’Emira, possiamo ancora vivere di quelle sensazioni e lasciare che il cuore ci scoppi nel petto in un tripudio di benzina e potenza vecchia scuola. Se tutto deve proprio cambiare, lasciateci avvicinare a quel momento al volante di auto come questa.
Ringraziamo Gino SPA, concessionario ufficiale Lotus per l’Italia per averci permesso di tastare in prima persona una delle migliori sportive in circolazione.
LOTUS EMIRA V6
Motore V6 cilindri Sovralimentato, 3.456 cc Potenza 406 hp @ 6.800 rpm Coppia 420 Nm @ 3.500-6.750 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio manuale a 6 rapporti Peso 1.568 kg
0-100 km/h 4,3 sec Velocità massima 290 km/h Prezzo €104.350