In modalità Corsa la situazione cambia ed è qui che mi rendo infine conto di che capolavoro abbia per le mani. La strumentazione lascia spazio soltanto a ciò che conta realmente quando cominci a fare sul serio. Lo stesso vale per la mia presa sul volante, non c’è spazio per errori o distrazioni e nonostante la trazione su entrambi gli assi, la riserva di potenza mette in mostra una spassionata malizia verso quello posteriore.
Testo Alessandro Marrone / Foto Bruno Serra

Da quando abbiamo introdotto l’Alps Attack nel nostro piano editoriale, l’obiettivo è sempre stato quello di portare automobili eccezionali su strade in grado di esaltare il piacere di guida. Un compito apparentemente semplice che però avrebbe inesorabilmente alzato le aspettative anno dopo anno. Il fatto è che senza nemmeno accorgermene non avevo ancora coinvolto quella categoria di auto che incarna la natura da viaggiatrice, quella delle gran turismo. Quest’anno le cose sono cambiate, proprio grazie ad una vettura che ha nel nome stesso il senso della propria esistenza. Sto parlando della Maserati GranTurismo, con la piccola eccezione che in realtà questa non è una vera e propria GranTurismo, ma la variante convertibile opportunamente battezzata GranCabrio. Sappiamo bene che con il tetto in tela si hanno – al momento – due sole versioni: la Trofeo termica e la Folgore 100% elettrica. Indovinate quale ho scelto per arrampicarmi sulle Alpi?




La Folgore è anche più potente e offre un’esperienza di molto differente, ma quando si parla di coinvolgimento e si può usufruire di un caldo sole di fine ottobre, non avrei potuto far altro che scegliere la Trofeo. Del resto, il senso di ripiegare la capote in tela dietro le spalle è proprio il motivo per cui una strada di montagna ormai abbandonata da traffico e turisti è capace di trasmetterti emozioni uniche alternate ad un silenzio interrotto dal ruggito del V6 turbo che equipaggia la nuova generazione di GT per Maserati. Procediamo con ordine, perché c’è davvero molto da dire.



La GranCabrio è ovviamente la sorella open-top della GranTurismo. Entrambe basate sull’ottima piattaforma Giorgio, qui evoluta al fine di rendere le generose dimensioni di questa gigantesca 2+2 tali da non essere particolarmente percepite una volta in movimento. La GC aumenta di qualche chilo sulla bilancia rispetto alla versione coupé, ma guadagna la possibilità di mettere in mostra una sensualità sempre più rara nel mondo delle automobili, un’opera disegnata dal Centro Stile Maserati che con tetto aperto dà vita a un’elegante sagoma gialla, interrotta soltanto dai molti inserti in fibra di carbonio e da una selleria in pelle rossa, una scelta cromaticamente azzardata, ma che contribuisce a dare quel tocco di esclusività di cui il brand è pregno, soprattutto grazie al programma Fuoriserie.

Sotto al cofano, il V6 da 3-litri Nettuno già saggiato sulle altre Trofeo e sulla stessa MC20, è pronto a scaricare a terra 550 cavalli, avvalendosi di una trazione integrale che gestisce ripartizione di coppia e potenza al fine di rendere la GranCabio agile là dove la larghezza della strada si fa tiranna. Una volta lontano dall’autostrada, dove ho potuto apprezzare l’eccezionale comfort offerto da un abitacolo perfettamente adatto alle lunghe distanze, è finalmente il momento di aprire il tetto e lasciare che i tiepidi raggi del sole facciano ingresso nella nostra avventura alpina. Il meccanismo è elettronico e viene azionato tramite uno dei due display touch posizionati nella porzione centrale del cruscotto, al pari della cosiddetta sciarpa, ovvero un getto di aria calda regolabile che farà in modo di evitare il torcicollo, in caso di guida en plein air con temperature non tipicamente estive.




Mentre percorro i primi chilometri lungo le strette Gorges du Loup, posiziono il selettore di guida in modalità Sport, quella che reputo ideale in un frangente di manto stradale in non perfette condizioni, tuttavia garante di un volume maggiore da parte delle due coppie di terminali di scarico. Le altre opzioni sono Comfort, GT e Corsa, che esclude il controllo di trazione, trasformando un’apparentemente mansueta cruiser in una vera e propria follia gialla pronta ad allargare il posteriore in uscita di curva. Le pareti di roccia ci avvolgono e fanno riecheggiare gli scoppi in cambiata. Questo diventa ben presto qualcosa di cui non posso fare a meno e mentre rincorro una linea rossa ovviamente posizionata più in basso rispetto alla precedente generazione di GranTurismo/GranCabrio, comincio a rendermi realmente conto di quanto Maserati abbia trasformato l’esperienza di guida.

Le Loup lascia finalmente spazio ad una strada più larga e poco importa se il fattore scenografico viene messo in secondo piano. Con la concentrazione pari a quella di un artificiere, sono lì quasi a tendere un orecchio e inclinare la testa, alla ricerca di quelle differenze che rendono la nuova GC una tra le migliori Maserati mai realizzate. E poi c’è spazio, abbastanza per scalare un paio di marce e affondare il piede destro. Il lungo cofano accenna un leggero movimento verso l’alto e vengo subito premuto al sedile, con quei fianchetti che mi avvolgono e tengono fermo quando arrivo in curva e mi aggrappo al volante. È lì che noto l’assurda precisione con la quale riesci e gettare tra le curve 1.895 kg e quasi 5 metri di auto. Sbam, sbam, tiro la seconda e la terza e la velocità con cui vengo trascinato è sorprendente. La turbocompressione rende il propulsore elastico come fare bungee jumping verso un baratro senza fondo e tutto questo mi piace e mi disegna un ghigno in volto.




L’impianto frenante è abbastanza potente e in grado di gestire una simile massa a certe velocità, ma se nel misto stretto devi per forza di cose imparare e gestire dimensioni e spostamenti di carico, sulle tratte più aperte non puoi fare a meno che affondare con violenza, così da non rischiare di sbilanciare una mole pensata per correre forte, ma che porta con sé un pacchetto tecnologico che in primo luogo è votato al comfort di viaggio. Ma già lo sapete, altrimenti saremmo qui al volante di un’auto che pesa un quarto. Quello che forse non avreste mai immaginato è invece lo stupore provato dal sottoscritto, una volta aumentata la confidenza con la nuova GranCabrio Trofeo la quale mette in campo un prezzo di partenza di almeno €235.000, che confrontati con i circa €170.000 della MC precedente sono un fattore di cui tenere conto. Importante da analizzare come il notevole passo avanti fatto in termini di qualità, in primis per quanto riguarda l’abitacolo, ma anche per la potenza che nonostante sia passata da un V8 a un V6 ha permesso un aumento di ben 90 cavalli e fidatevi che si sentono.





La GranCabrio non va però confrontata con chi c’è stato prima di lei, qui si parla di qualcosa di completamente nuovo, più raffinato e soprattutto dinamicamente più preciso e che rispecchia un comportamento su strada debitore di una sovralimentazione che rende la potenza sempre a portata di piede, leggasi 650 Nm di coppia erogati a partire da 3.000 giri. Supero Gréolières e le sue maestose rocce, un susseguirsi di gallerie scavate dal vento che amplificano il sound di un V6 che scava puro amore nel cuore di un romantico viaggiatore. Se nei tratti veloci resto sempre sbalordito da come la GC sia in grado di muoversi, è tra le tornate più impegnative che la Trofeo dimostra un’agilità che non pensavo parte del suo mondo da gran turismo.




In modalità Sport si dispone del perfetto punto di incontro tra performance e guidabilità, ma ingaggiando Corsa la situazione cambia ancora ed è qui che mi rendo infine conto di che capolavoro abbia per le mani. La strumentazione digitale da 12 pollici cambia grafica, lasciando spazio soltanto a ciò che conta realmente quando cominci a fare sul serio. Lo stesso vale per la mia presa sul volante, non c’è spazio per errori o distrazioni e nonostante la trazione su entrambi gli assi, la riserva di potenza mette in mostra una spassionata malizia verso quello posteriore. Prese le misure lungo la deserta salita verso Gréolières-les-Neiges, metto in pratica quanto assimilato attaccando il Col de Vence.



Questo tortuoso valico che non supera neppure i 1.000 metri di altitudine è però il luogo ideale per mettere alla prova il telaio della GranCabrio, soprattutto lungo il versante settentrionale, molto più ampio e con un manto stradale in condizioni perfette. Il sole ha infatti asciugato ogni traccia di umido ed i GoodYear svolgono un compito impeccabile, dimostrandosi una copertura sorprendentemente azzeccata, nonostante si parli pur sempre di un modello che raramente sarà spinto oltre certi limiti. Sparo un paio di marce arrivando a pizzicare il limitatore e anche quando sterzi in maniera più violenta del solito, la GC non sembra scomporsi più di quanto avresti previsto. Ogni curva viene pennellata come farebbe una sportiva molto più snella e agile, accorciando virtualmente il passo e muovendo la Trofeo sulla mappa con una rapidità a dir poco ridicola.

Scolliniamo e mentre attiro le ire di Bruno (il fotografo, ndr) decido che c’è un luogo nel quale consacrare definitivamente la qualità di un’auto che ero sicuro mi avrebbe appassionato, ma per qualità differenti da quelle bellicose che vedono una gran turismo da quasi 2 tonnellate svegliare le montagne ormai prossime al letargo invernale. Le ore di luce sono sempre meno e con un costante sguardo all’orologio sappiamo che raggiungere il Colle della Lombarda prima del tramonto non sarà un’impresa facile. Il lato positivo è che qualsiasi impresa si debba svolgere al volante di questa Trofeo è un ottimo modo per impegnare il proprio tempo. E questo lo chiamano lavoro? Folli.

Ci sono circa 100 km, per una stima di 2 ore di strada. Non avevamo però tenuto conto del traffico causato da una serie di smottamenti lungo la MM2205, l’arteria di collegamento tra Vence e Isola, situata ai piedi del valico che ci riporterà in Italia nel modo più tortuoso ma divertente possibile. Con il sole che comincia a sistemarsi sempre più in basso e il tetto temporaneamente richiuso sopra la testa, la GranCabrio mette in gioco la sua qualità primaria, che con questo non intendo dire essere necessariamente la più importante. Si viaggia cullati nel massimo relax, in un ambiente di pelle e pannelli in carbonio satinato. Tutto il comparto infotelematico funziona a meraviglia, confermando come Maserati abbia raggiunto livelli di eccellenza anche sotto quegli aspetti che per esempio 10/15 anni fa potevano rappresentare un punto a sfavore rispetto alla concorrenza.


Ancora un semaforo, ancora un rallentamento e poi senza neanche accorgermene ho la strada libera. O meglio, c’erano un paio di vetture, ma sono state ingurgitate senza problemi dal Nettuno e dalla sua voglia di urlare. Se i decibel sono logicamente meno rispetto al V8 delle GT precedenti, la potenza dell’erogazione spazza via ogni dubbio residuo: se volete andare forte, ma veramente forte, il V6 della Trofeo è la vostra scelta ideale. Superiamo Isola e si riprende a salire di quota. I tornanti che portano a Isola 2000 non sono asciutti e spazzolare in uscita di qualche tornante è inevitabile. Lo sterzo è però preciso ed a meno che non ci si trovi a velocità a tre cifre, raddrizzare l’ingombrante cofano della GranCabrio non è difficile come si potrebbe pensare.

La coppia disponibile consente infine di non dover stressare troppo la trasmissione, che se lasciata in modalità Auto gestisce perfettamente i cambi di marcia, sempre precisi, veloci e abili nel leggere le intenzioni del guidatore. Il colore del cielo comincia a perdere d’intensità e in alcuni tratti il sole si sta già nascondendo dietro la catena montuosa. Non c’è ancora molto tempo e mentre il passo di montagna è ormai abbandonato alle solitarie ore serali, le ombre cominciano ad allungarsi, quasi come a inseguirci, l’unica compagnia di questo ultimo attacco alle spoglie vette della Lombarda. I tornanti si fanno più stretti, gli spazi di frenata pretendono una maggiore pressione sul pedale, il tutto a vantaggio di uscire dalle curve in prima, lasciando un leggero accenno di pattinamento a firmare un asfalto che presto sarà coperto dalla neve.


In una sorta di definitivo sacrificio alla causa, apro il tetto e imposto clima e sciarpa al massimo. Ci sono appena 3° fuori e il silenzio di un monte che osserva questo oggetto giallo scivolare lungo la sua stretta via. Trovarmi alla guida, qui e in questo preciso momento, è qualcosa di estremamente arduo da descrivere. Gli occhi rimbalzano tra la striscia d’asfalto e le cime più lontane ormai tinte dall’arancione del crepuscolo. Il silenzio assoluto interrotto dalle urla del V6 che una volta raggiunta la cima si spegne in religioso rispetto verso un’avventura che mi ha infine visto raggiungere quota 2.351 prima che il sole tramontasse del tutto. La osservo, la GranCabrio. Con tetto e portiera aperta quasi ad abbracciare le montagne, mi appoggio alla staccionata e la ammiro come si farebbe con un quadro dal valore inestimabile. Credo davvero che il segreto di una gran turismo risieda nel fatto che un’avventura di questo tipo possa essere vissuta appieno soltanto sfruttando le qualità prestazionali di un’auto tuttavia capace di essere lo strumento ideale per rientrare a casa una volta che la magia viene inghiottita dal buio della sera. O per il fatto che rappresenta la sportiva pronta all’uso, laddove non abbiate pianificato un attacco alle Alpi. O forse per un altro motivo di cui ora non mi importa, per il semplice fatto che qualsiasi sia la risposta il mio cuore l’ha trovata ancora una volta tra le montagne. Ancora una volta grazie ad una Maserati.

MASERATI GRANCABRIO TROFEO
Motore V6 cilindri Turbo, 2.992 cc Potenza 550 hp @ 6.500 rpm Coppia 650 Nm @ 3.000 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 1.895 kg
0-100 km/h 3,6 sec Velocità massima 316 km/h Prezzo da €235.800