Maserati Merak – In Assenza Di Vento … Nacque Una Stella
La casa del Tridente non ha sicuramente sempre avuto il vento in poppa: tanti cambi di proprietà negli anni, con periodi non sempre luminosi, nonostante l’impegno continuo e la produzione di modelli sempre interessanti, anche se a volte perfettibili. Nel 1968 il passaggio in orbita Citroën e, nel 1971, una rivoluzione epocale: la disposizione del motore in posizione posteriore centrale, con l’arrivo sul mercato della Bora (disegnata già nel ’69, da Giugiaro). La proprietà francese aveva infatti incaricato l’Ing. Alfieri di studiare soluzioni per ammodernare la produzione e contrastare l’evoluzione delle sportive concorrenti di alta gamma. I motori V8 e V6, sviluppati a Modena, ben si prestavano a questa nuova disposizione meccanica e la loro relativa compattezza permetteva di disegnare carrozzerie basse, filanti, ardite. Il nuovo filone venne inaugurato appunto con la Bora, apprezzata e prestazionale coupé e ben presto sviluppato con la Merak (1972), dato che il mercato chiedeva a gran voce anche un modello “meno impegnativo”.
Merak, appunto non più il nome di un vento, come da tradizione, ma quello di una stella, destinata a ben inserirsi nel firmamento delle sportive dell’epoca ed a rimanerci poi tutt’oggi. Guardandola non si può non notare come le linee riprendano quelle della Bora, ma questo grazie a dei sapienti trucchi, poiché a bene vedere le differenze ci sono. Una silhouette slanciata, che esprime dinamismo. Muso basso ed affilato, ben raccordato a parabrezza e tetto. Lunotto verticale, ad interrompere bruscamente il padiglione, ma linea comunque filante e senza soluzione di continuità, grazie ai due archi che degradano fino alla coda. Il tutto completato da paraurti non esteticamente invasivi e fari a scomparsa. Sotto pelle troviamo un motore 3 litri V6 (derivato dal 2.7 già utilizzato sulla Citroën SM), cambio a 5 marce, sospensioni indipendenti su tutte le ruote, 4 freni a disco autoventilanti. Freni servoassistiti grazie al circuito ad alta pressione, tipico della casa del Double Chevron, deputato anche all’attuazione dei movimenti dei fari a scomparsa. L’abitacolo è accogliente, dotato anche di due strapuntini posteriori (le ridotte dimensioni del V6 avevano infatti permesso di progettare spazi da 2+2). I posti anteriori risultano comodi, una volta che ci si è calati nei sedili, lo spazio infatti non manca e si possono apprezzare le sedute ben dimensionate ed ergonomiche. L’atmosfera a bordo è accogliente, la plancia avvolgente, di chiara derivazione Citroën (così come il volante monorazza), risulta sicuramente di impostazione diversa rispetto a quella di altre sportive coeve. La strumentazione è molto completa e chiara. La posizione di guida è distesa, con volante e pedaliera correttamente allineati e la corta leva del cambio in posizione ideale, sull’alto tunnel centrale. Una volta sistematisi al volante è poi il sound del motore a riportarci ancora indietro nel tempo, una voce d’altri tempi: presente ma non sgarbata al minimo, in un attimo roca, metallica e “importante”, non appena si sfiora il pedale del gas.
La Merak qui fotografata è del 1973 ed ormai da 35 anni è fedele compagna di avventure di Agostino, emiliano appassionato di motori e di tutti i grandi piaceri della vita. Agostino racconta di essere sempre stato attratto da quest’auto, fino a decidere di acquistarla, una volta trovato l’esemplare di suo gradimento. All’epoca dovette anche superare alcuni scogli burocratici, a causa di documenti non aggiornati, ma la decisione ormai era stata presa e l’acquisto doveva essere portato a termine. Da quel giorno il V6 ha cantato con regolarità, durante viaggi su varie strade italiane, in occasione di raduni domenicali, o anche solo per una semplice accensione periodica. In fondo, visto che a volte il tempo scarseggia, per godere di una Maserati e di quello che ella può offrire, possono bastare anche pochi minuti settimanali…in cui la stella Merak sicuramente brillerà, così come gli occhi di chi ha la fortuna di giocarci.
Testo di Gianluca Torini
Foto di Simone Resca
Modella Paulina Bien