Maserati Quattroporte Trofeo | Test Drive
La Maserati Quattroporte è da sempre sinonimo di comfort ed eleganza. Con l’allestimento Trofeo e il suo V8 biturbo da 580 cavalli e 730 Nm di coppia rende ogni spostamento vergognosamente rapido e risveglia emozioni solitamente riservate a supersportive che potreste mettere nel bagagliaio e avere ancora abbastanza spazio per fare ciò per cui è pensata: guidare.
Testo Alessandro Marrone / Foto Jay Tomei
Devo ancora abituarmi al fatto che due tonnellate di lussuosa e sconfinata berlina possano muoversi con una simile rapidità e digrignare gli pneumatici tra le curve come se fossi in realtà al volante di una tipica supersportiva italiana. La Quattroporte è del resto sempre stata la massima espressione dell’eleganza secondo Maserati, quel modello che meglio di ogni altro ha saputo mantenere il proprio posto in cima al listino del tridente quale effige capace di rendere anche gli spostamenti più lunghi qualcosa di esaltante. Disporre finalmente del “trattamento” Trofeo permette adesso di infondere spiccate qualità balistiche a disposizione di una enorme berlina che non ha certo paura di far fumare le gomme in qualche tornante.
Sta succedendo ancora, è inutile, non riesco davvero a capacitarmi della ferocia con cui vengo scaraventato da una curva all’altra. Il familiare sibilo in frenata e la convinzione di sentire quasi come le pinze freno mordano sugli enormi dischi sono il rassicurante intervento che anticipa ingressi in curva fin troppo precisi per una berlina lunga 5,2 metri e che pesa 2.075 kg senza guidatore a bordo. Eppure è così e tenendo stretto il volante e consapevole che in modalità Corsa – esclusiva della gamma Trofeo – il controllo trazione escluso lascerà che la straripante potenza del V8 là davanti venga trasformato in un’esplosione di cavalli e Netwon-per-metro, per poi diventare fumo bianco partorito dal rapporto burrascoso tra le gomme e l’asfalto sotto di loro. Come un colpo di fucile, il cambio innesca un rapporto dopo l’altro, ma sfiorare il limitatore necessita di molto coraggio e un pizzico di incoscienza, soprattutto su una tortuosa strada di montagna.
Aggiornata con un design più moderno per i gruppi ottici, le sostanziose novità della Quattroporte sono fondamentalmente due: il sistema di infotainment a portata di dita grazie al nuovo display da 8,4”, finalmente rapido e preciso come dovrebbe essere su questo tipo di vettura e la possibilità di sceglierla in versione Trofeo, ovvero spinta da un V8 biturbo da 580 cavalli nel quale Ferrari ha messo ben più che il semplice zampino. Bisogna quindi far convivere due aspetti apparentemente così distanti come il comfort (e la praticità) di una berlina dalle dimensioni generose, con la capacità di sfruttare realmente una simile potenza sotto al cofano. Ho pensato di propormi come cavia e fare mia la chiave, che da sola pesa più o meno come una FIAT Panda.
Trofeo significa bordini rossi al posto delle cromature, più fibra di carbonio come per esempio per il diffusore posteriore, gruppi ottici scuriti, badge identificativi e tanta voglia di lasciare la propria firma sull’asfalto, scenario estremamente probabile una volta che viene appunto ingaggiata l’esclusiva modalità Corsa. Se in Normal si ha pur sempre una quattro porte con cinque posti perfettamente idonea al più noioso degli spostamenti, selezionando Sport si percepisce immediatamente un irrigidimento dello sterzo. Soltanto questo sottile quanto fondamentale intervento contribuisce a rendere la Quattroporte Trofeo molto più chirurgica negli inserimenti in curva, offrendo al guidatore la sensazione che con una pressione più decisa sul pedale dell’acceleratore le cose si faranno molto più divertenti. In Corsa, oltre a liberare il sound del V8 emesso dai due terminali di scarico sdoppiati e di forma trapezoidale, viene disinserito il controllo trazione e la risposta del gas si fa più diretta, quasi nervosa, soprattutto se assecondate la natura dell’auto, scaraventandovi tra le curve andando a tenere il numero di giri nella curva di coppia ottimale tramite i meravigliosi paddle al volante, che non mi stuferò mai di ripeterlo, sono tra i migliori in assoluto per dimensioni e peso.
Il cambio è un automatico ZF a 8 rapporti e seppure funzioni egregiamente in modalità Auto, il coinvolgimento eleva il fattore esperienziale quando si agisce in prima persona su quelle fucilate che vengono scaricate dietro, mentre le gomme cercano di mordere l’asfalto nei modi più impensabili, anche quando gli oltre cinque metri della Quattroporte si intraversano e sembra di venir fuori da una indefinita nuvola bianca di fumo di gomma bruciata. Il V8 urla come un demone che combatte contro il suo esorcista e io sono posseduto con lo sguardo fisso a metà tra la lancetta del contagiri analogico e il centro della strada, che appare incredibilmente piccola per le velocità che la Trofeo ti consente di raggiungere in così poco tempo e spazio. I 580 cavalli sono soltanto uno dei motivi per cui ci si muove con tale estrema violenza sulla strada di montagna oggi (chiusa al traffico) trasformata in un personale circuito che al posto di vie di fuga e cordoli ha precipizi e roccia.
L’eco del V8 rimbalza da una parete all’altra, entra in abitacolo e accentua quel malsano bisogno di tenere il pedale del gas giù, anche quando il grip e il buonsenso implorano un attimo di break. La precisione della Trofeo è innaturale, per una Quattroporte come per una berlina qualsiasi, a dimostrazione che il lavoro di Maserati non è stato soltanto quello di ficcare sotto al cofano tonnellate di cavalli e darvi la chiave per l’alta velocità, ma affinare una berlina – con un passo di 3,2 metri – a tal punto da renderla uno strumento che suona emozioni con la stessa disinvoltura di come un lupo famelico sbrana un agnellino rimasto lontano dal gregge. Il fatto che sia una vettura che nella maggior parte dei casi di vita reale vivrà in modalità Normal, sfruttando un terzo della coppia a disposizione soltanto in autostrada non è importante, perlomeno non in questo preciso momento.
I 730 Nm di coppia sono l’altro ingrediente che permette alla Quattroporte di vantare un’elasticità diabolica, reagendo come un elastico sul punto di spezzarsi e facendomi schizzare non appena il contagiri tocca i 2.250 giri. Da quel momento è una bolgia indescrivibile che ci lancia verso la curva successiva. Mi getto sul freno, alleggerisco e direziono il volante con l’anteriore che legge quello che sto pensando ancor prima che impartisca il movimento al meccanismo di sterzo. Appena dentro la curva affondo il piede destro sull’acceleratore e mentre il posteriore inizia a far scivolare gli enormi 285 là dietro ed i giri motore puntano verso la linea rossa, arriva quel fatidico attimo in cui tutta questa follia ha un senso. È quella frazione di secondo in cui muovi il volante nella direzione opposta alla curva, in cui il piede sembra quasi danzare con una delicatezza opposta alla colonna sonora di un V8 che urla come un lupo mannaro alla luna. E poi raddrizzi il muso controsterzando, pestando con più decisione e sfruttando una coppia motore disumana che mette a disposizione di un semplice movimento la brutalità primordiale della più elegante e lussuosa signora di casa Maserati.
Perfettamente coccolato da morbide poltrone in pelle, con un sistema di navigazione preciso, impianto stereo che ho ovviamente tenuto spento in favore del sound dell’otto cilindri, la Quattroporte Trofeo è l’apoteosi dello stile italiano. Sembra quasi un ponte tra l’eleganza che ha imposto il Made in Italy nel mondo e il fatto che esista adesso che ci sono varianti ibride a ogni angolo – per non parlare di 100% elettriche – conferendo così alla Trofeo un valore emozionale ineguagliabile, proprio perché tocca i tasti dell’animo automobilistico. È questo il futuro che vorremmo e anche se non sarà così ancora per lungo, gioiamo per ogni istante in cui possiamo goderci un’auto del genere su questo tipo di strade. La condizione perfetta non sono infatti gli sbalorditivi dati prestazionali, per la cronaca di 4 secondi e mezzo per lo 0-100 km/h e 326 orari di velocità massima, quanto la sensazione di sentirsi vivi nel preciso istante in cui perdi il controllo di ogni razionalità e ti lasci trascinare da un oggetto meccanico indemoniato.
Esteticamente pura, sinuosa e fedele alla propria tradizione, la Quattroporte Trofeo è una delle poche auto che al giorno d’oggi è perfettamente capace di smuoverti emozioni ormai sopite, così com’è uscita di fabbrica. È lei che da sola può ricoprire il ruolo di comoda berlina da viaggio o veloce espresso pronto a divorare qualche B-road, infischiandosene delle dimensioni e del peso che vi portate appresso e soprattutto di quel downsizing a cui tutti ormai sono abituati. Il colore Rosso Magma dell’esemplare in prova – un’opzione fuori serie da €18.300 – è complice indiscusso dell’amore sbocciato tra me e lei, ma ciò che mi sveglia la notte quando mi sembra di sentire di nuovo il volante con il tridente stretto fra le mani è più di ogni altra cosa quel tremito emotivo che sconvolge ogni preconcetto quando si pensa ad una grossa e pesante berlina con una valanga di cavalli. La Quattroporte Trofeo è come un tornado che arriva, spazza via tutto e lascia un vuoto incolmabile. Fino alla prossima volta.
MASERATI QUATTROPORTE TROFEO
Motore V8 cilindri Twin-Turbo, 3.799 cc Potenza 580 hp @ 6.750 rpm Coppia 730 Nm @ 2.250 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio Automatico a 8 Rapporti Peso 2.075 kg
0-100 km/h 4,5 sec Velocità massima 326 km/h Prezzo da€174.033 (€207.705 esemplare in prova)