La Nostra Intervista
A cura di Roberto Marrone
Pensate a un bambino che ha la fissazione dello spazio, delle astronavi, che sogna di diventare un astronauta e un giorno viene improvvisamente invitato come ospite d’onore per un viaggio su Marte. Ebbene questo è quello che mi è capitato quando sono entrato in contatto con Michael Quinn, il nipote di Sir William Lyons. Avevo già visto alcune sue foto contornato da Jaguar storiche di altissimo livello e mi è capitato spesso di pensare, essendo cresciuto in quell’ambiente, a quante cose avrebbe potuto raccontare sulla storia del marchio a me più caro. Ho apprezzato moltissimo i video,dove Michael è impegnato a partecipare a manifestazioni, concorsi e gare al volante di Jaguar d’epoca; mi ha fatto piacere vedere che nel suo DNA c’è qualcosa di importante e quindi ho provato a contattarlo.
Con grande sorpresa ho scoperto una persona disponibilissima, cordiale ed estremamente competente, in uno dei suoi video ho seguito anche l’intervista con la Signora Patricia (sua madre) che ha avuto anche molte esperienze in ambito agonistico automobilistico, a bordo della gloriosa XK120 e quelle erano gare davvero dure, con automobili praticamente di serie. Mi è venuta una grande sete di sapere di più su avventure di quel periodo magico, di conoscere i luoghi, ma anche particolari curiosi, situazioni, aneddoti, eventi riguardanti personaggi storici, dai progettisti sino ai meccanici, il mitico collaudatore Norman Dewis, ma anche la vita nella amata Inghilterra per rivivere l’atmosfera dei tempi d’oro. Pochi anni fa ho avuto modo di scrivere un libro riguardante Sir William Lyons e la sua storia, raccogliendo ogni immagine disponibile, ma avere oggi la possibilità di dialogare nientemeno che con suo nipote e poter venire a conoscenza di qualche avvenimento direttamente da chi ha vissuto in prima persona certe situazioni è entusiasmante ed è per questo che oggi, riportando questa interessante intervista con Michael, spero possa essere il primo capitolo di una lunga serie, con la promessa che se potrò attingere a narrazioni e perché no, anche immagini inedite, ci sarà una seconda edizione del libro, molto più ampia, particolareggiata e sono certo che gli appassionati della grande storia della Jaguar e dell’automobile in generale apprezzeranno sicuramente.
L’INTERVISTA
Quando ho cliccato per la prima volta su uno dei tuoi video mi sono detto “Finalmente, dev’essere interessante” (e così è stato). Cosa ti ha spinto a produrre questi video?
È successo tutto per caso, conoscendo Tom mentre stava svolgendo delle riprese alla fattoria di mia madre. Gli spiegai un pochino le idee che avevo inerenti al mondo delle auto storiche e gli piacque l’idea di fare qualcosa di diverso rispetto al solito. In questa maniera abbiamo girato i primi due episodi e tutto ha preso forma. Spero che continueremo, lui è davvero talentuoso ed il video-editing è il suo pane quotidiano, e sebbene abbiamo parecchie idee è molto impegnato e io dipendo completamente dalle sue abilità in questo caso. Penso che questi video trasmettano a dovere il mio punto di vista su questo fantastico mondo e per il momento stanno ottenendo un ottimo riscontro. Questo proprio grazie al suo ottimo lavoro.
Avendo visto i tuoi video sul tuo canale YouTube, sarebbe interessante sapere a quali eventi motoristici prendi solitamente parte. Per citarne un paio, che cosa puoi dirci sul Goodwood Revival e sul Grand Prix Historique di Montecarlo?
In questo periodo le mie attività agonistiche sono piuttosto limitate perché non ho un impiego e il mondo delle corse è davvero costoso. Ad ogni modo ho preso parte a diverse competizioni sin dal 1990, anno in cui ho comprato una Ralt RT1 F3 del 1977 – la mia ultima gara con questa vettura è stata proprio al Monaco Historique del 2010, un’esperienza incredibile; il circuito è davvero leggendario e l’esperienza in sé porta a chiederti se fosse tutto un sogno! Sono stato fortunato a tal punto da esser invitato a gareggiare con una Porsche GT2 alla Britcar 24 Hours, con una Ferrari 308 a Spa, o una Lister Jaguar a Le Mans, ma anche una Jaguar C Type a Porto e Silverstone. Oggi possiedo la mia E Type, che avrai avuto modo di vedere nei video, con lei ci ho corso 3 volte a Goodwood, ma anche alla Le Mans Classic ed al Nürburgring. È una pre-’63, praticamente un’auto stradale in tutto e per tutto, con la quale spero di disputare almeno 2 o 3 eventi l’anno. Prendere parte a Goodwood è un vero privilegio; il circuito è veloce ed eccitante, per non parlare di quanto sia speciale poter guidare al fianco delle numerose stelle che l’evento accoglie. Una volta mi sono trovato in mezzo a Tom Kristiansen ed Emanuele Pirro, durante il briefind pre-gara e quello fu uno di quei momenti in cui serve darsi un pizzicotto e chiedersi – Sono davvero qui? Per chi non c’è stato, posso tranquillamente dire che si tratti di un evento imperdibile e che trasmette quell’atmosfera molto British. Quando non ho modo di partecipare, mi assicuro di seguire la diretta in streaming, sicuramente più coinvolgente di molti GP.
Come è nata la tua passione per le auto storiche?
La mia passione è stata tramandata da mio padre che mi portava alla Prescott Hillclimb sin da piccolo. Era a soli 10 minuti da casa nostra ed ero letteralmente innamorato dal sound e dal profumo di quelle Bugatti vintage. Poi ovviamente c’erano quei racconti di mia madre e delle sue prime gare quando era sposata con Ian Appleyard. Vinsero parecchi eventi internazionali al volante della loro XK 120 bianca, targata NUB 120. Sì, credo proprio che mia madre mi abbia trasmesso un po’ della sua passione automobilistica!
Oggi Jaguar è molto concentrata nello sviluppo di modelli elettrici, cosa ne pensi? Sarà questo il futuro dell’automobile?
Reputo che Jaguar sia stata molto intelligente nell’essere all’avanguardia della propulsione e della tecnologia elettrica e l’I-Pace è un traguardo eccezionale. Penso che questa sia la via che il mondo dell’auto seguirà probabilmente, ma per ancora un po’ di tempo bisognerà cercare qualche compromesso. Non può essere bianco o nero, non esiste ancora una soluzione in grado di metter d’accordo tutti. Per quanto riguarda la guida autonoma è differente, in quel caso la vedo una cosa ancora molto prematura.
Si vedono spesso un sacco di repliche di D Type e modelli simili. Pensi sia giusto creare cloni di questo tipo, spesso anche con motori completamente diversi rispetto all’originale?
Ho una visione particolare riguardo le repliche e le riproduzioni di modelli vintage e credo che sia opportuno fare una netta distinzione tra le due categorie. Nel mondo delle corse sono felice di non vedere modelli originali e di grande valore, non sarebbe logico rischiarne i pannelli originali e la loro patina su qualche circuito. Una replica può trovare sicuramente un suo scopo, probabilmente proprio in questo contesto e con l’utilizzo dei pezzi giusti a valorizzarne il prodotto finale. Penso che per esempio una D Type Le Mans sopravvissuta (ammesso che ne esistano!) non dovrebbe rischiare di finire contro qualche barriera per puro divertimento. Detto questo reputo che queste auto debbano essere utilizzate e condivise con il grande pubblico e non tenute sottochiave in qualche collezione privata, altrimenti perderebbero ogni significato e scopo.
Come le auto sono cambiate, lo stesso vale per gli appassionati e per la passione stessa. Cosa pensi riguardo al fatto che Jaguar abbia deciso di completare la produzione della XKSS e della E Lightweight, interrotta prematuramente a suo tempo?
Non condivido, ma forse era inevitabile. Oggi i collezionisti di auto d’epoca sono spesso più a caccia di un investimento, piuttosto che di qualcosa da poter guidare. Mi spiace anche vedere che si stia perdendo il contatto tra l’industria e le nuove generazioni, che invece era un punto molto forte. Magari anche questo è inevitabile, ma è la conseguenza di come vediamo e utilizziamo questo tipo di vetture. Capisco che alcune aziende puntino sull’heritage per “far cassa” e indirizzino certi modelli a facoltosi clienti, ma la produzione di queste vetture così costose non agevola questa situazione e potrebbe addirittura peggiorare in futuro. Sarebbe importante tenere sempre a mente cosa sono le automobili e quale sia il loro scopo.
Torniamo indietro di qualche anno. Hai qualche segreto per ottimizzare la manutenzione dei modelli nati tra gli anni 50 e 60?
Non direi, ma penso sia importante trasmettere tutto ciò che già sappiamo alle nuove generazioni.
Raccontaci qualcosa di una tua avventura al volante di una Jaguar più speciale delle altre.
Sono molto fortunato perché ne ho parecchie da custodire; dal portare a spasso mio nonno appena presa la mia patente di guida, al mio viaggio in Scozia subito dopo aver terminato il restauro della E Type, oppure quando ho guidato la XJ13 a Le Mans, o quando ho partecipato alla Mille Miglia del 2013 a bordo di una C Type (con Salvatore Ferragamo!). Però quella che forse è più significativa di tutte è stato guidare l’auto da competizione di mia madre (NUB 120) alla rievocazione Alpine Rally del 2000 in occasione del 50° anniversario della sua prima vittoria. Colsi anche l’occasione di propormi alla mia fidanzata durante il rally, proprio in auto in mezzo alle Alpi svizzere. Fortunatamente disse di sì e così ci sposammo, sempre nell’auto. Esattamente come fece a suo tempo mia madre!
Restando in tema di avventure epiche, raccontaci una cosa su Norman Dewis.
Norman è a dir poco un personaggio e le sue avventure sono davvero pazzesche. Ricordo di quella volta che insieme a mio nonno tornarono dalla sua casa al mare e rimasero senza benzina proprio mentre stavano varcando la soglia della fabbrica. Il mio ricordo più speciale di Norman è quando mi insegnò a guidare, sulla XJ13!
Che tipo di rapporto avevi con il tuo illustre nonno?
Ho dei fantastici ricordi di lui, da quando sedevo sulle sue ginocchia imparando a leggere, al viaggio che ho fatto per assistere al ritorno di Jaguar a Le Mans, nel 1985. L’ho sempre ammirato e più sono cresciuto, più il mio rispetto per ciò che ha creato nella sua vita è aumentato. Non ha avuto una formazione professionale e non era un ingegnere di chissà che livello, ma le sue creazioni onoreranno per sempre la sua memoria. Era molto gentile e non sopportava comportamenti arroganti, un valore che mi ha tramandato, senza ombra di dubbio.
Tornando al video con Mrs. Patricia, mi hanno appassionato i suoi racconti di quei tempi in cui gareggiare era completamente diverso da ora. Pensi che il motorsport sia cambiato per sempre e che l’unico modo per vivere quelle emozioni sia di volgere lo sguardo alle competizioni storiche?
Il mondo delle corse è davvero cambiato rispetto a quei tempi in cui fondamentalmente si trattava di appassionati che gestivano la loro realtà in maniera professionale – adesso è un vero e proprio mestiere. Penso che continuerà a evolversi e probabilmente non nel modo che gli appassionati vorrebbero. D’altro canto c’è molta varietà e tutti possono soddisfare i propri gusti. Per esempio, assistere al Goodwood Revival è in grado di trasmettere una dose di passione motoristica che non troverete da nessun’altra parte al mondo. Ma devo anche dar credito al motociclismo (mio nonno cominciò proprio da lì), uno tra i migliori sport ai quali appassionarsi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento sto concentrando i miei sforzi nello sviluppo di una posizione lavorativa, ma spero di riuscire anche a incrementare il mio impegno nel motorsport. Questo farà sempre parte di me e per di più è un ottimo ingrediente per i nostri video.