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MINI Cooper S | Test Drive
È SEMPRE UN GO-KART?
Sembra un ritornello ormai scontato, ma ogni volta che esce una nuova MINI, tutto quello che ci interessa è sapere se continuerà ad essere quel go-kart che ogni minista si aspetta. Del resto stiamo parlando di una delle ultime piccole sportive rimaste, la stessa che spaventa le grandi da ben prima dell’era BMW.
Testo Andrea Albertazzi / Foto Bruno Serra
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Ok, promesso, non torneremo indietro agli anni 60, anche perché sono sicuro che quando si dice MINI – perlomeno noi appassionati – pensiamo subito a quella sagoma biancorossa che sfrecciava lungo gli stretti tornanti del Rally di Montecarlo, mettendo in fila sportive ben più potenti e blasonate. In quel momento tutto cambiò e nessuno avrebbe più osato sottovalutare una piccola sportivetta tutto pepe derivata da quell’insospettabile utilitaria così abile nel traffico londinese. Dopo più di cinquant’anni è lecito attendersi dei cambiamenti e quelli portati dall’ultima generazione identificata F66 sono molti e profondi. Incominciamo a indagare?
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Per prima cosa tirate un sospiro di sollievo, dato che nonostante questa serie sia stata presentata sotto le vesti di 100% elettrica, MINI ha acconsentito ad ingraziarsi ancora per un po’ i favori degli amanti del profumo di benzina. La Cooper S è ovviamente la punta di diamante di un modello che continua ad esistere con due proposte sostanzialmente agli antipodi, per mentalità e utilizzo e quindi totalmente elettrica e totalmente termica. Niente JCW (perlomeno per questo servizio) – come in occasione del nostro recente test della nuova Countryman – ma quello step immediatamente prima che in realtà viene differenziato molto più che in passato rispetto alla punta di diamante rappresentata dalla John Cooper Works. È estremamente semplice infatti notare un look meno spigoloso, orfano di appendici aerodinamiche che dal canto loro rendono la Cooper S tradizionale la perfetta compatta per la vita di tutti i giorni.
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Non abbiamo neanche iniziato a far conoscenza che subito noto due aspetti del nuovo design che proprio non mi vanno giù, ovvero la mancanza della presa d’aria sul cofano motore e l’assenza dei terminali di scarico, che sulla Cooper S sono sempre stati due e posizionati al centro del paraurti, a prescindere dall’eventuale diffusore offerto dalle JCW. La scritta Cooper S – con tanto di S in rosso – mette in chiaro che abbiamo 4 cilindri, un turbocompressore e 204 cavalli, ma l’abbandono di una caratteristica emozionale e identificativa di questo tipo la trovo una mossa attorno alla quale c’è poco da girare intorno: è uno sbaglio. Per il resto la nuova F66 è davvero diversa da quanto visto sino ad ora con l’ottima F55. Abbiamo un frontale sempre molto massiccio e che ruota tutto attorno a quel profilo morbido che ingloba mascherina e gran parte del paraurti, mentre al posteriore spiccano i nuovi gruppi ottici triangolari, i quali offrono la percezione di godere di dimensioni maggiori e confermano un design tanto fresco e ispirato, quanto fedele alla tradizione MINI.
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Cooper S significa che alla piacevolezza estetica uniamo un coinvolgimento alla guida che – grazie al cielo – continua a puntare sul 2-litri da 204 cavalli. È un motore versatile e che gode di una notevole curva di coppia: 300 Nm da 1.450 a ben 5.000 giri, il che si traduce in un comportamento su strada brillante e in grado di continuare a impensierire sportive ben più prestanti, sempre in virtù di dimensioni contenute e un peso che non supera la tonnellata e mezzo (1.360 kg). La Cooper S è equipaggiata con cambio automatico a 7 rapporti, una trasmissione che in autonomia lavora alla perfezione, se utilizzata nelle varie modalità di guida ormai chiamate Experiences. Discorso più delicato per quanto concerne quella che esalta il valore dinamico della Cooper S, ovvero la cosiddetta Go-Kart (sport, per chiarire ogni dubbio). Non disponendo di palette al volante e nemmeno di una leva che ci consenta di agire sui rapporti, ci si trova troppo spesso su una zona elevata del contagiri, situazione fastidiosa quando si sceglie la modalità Go-Kart per disporre di più prontezza e reattività, senza per questo motivo dover necessariamente pizzicare la linea rossa come se stessimo fuggendo dall’apocalisse. È qui che una taratura differente della trasmissione, magari capace di interpretare prima la nostra volontà di restare nella modalità più sportiva e passare ugualmente al rapporto successivo anche a soli 3.000 giri, avrebbe garantito un’esperienza di guida priva di dubbi. Il punto è proprio che – senza paddle – mi sono sostanzialmente trovato a guidare con il settaggio intermedio Core, lasciando quello più dinamico soltanto per i momenti più concitati.
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Questo comporta due possibili scenari. Abbandonare ogni speranza e scaricare l’ultima incarnazione della Cooper S come un passo falso, oppure individuare la strada giusta e cercare di capire dove sono i limiti prestazionali della F66. Rullo di tamburi e mi trovo a stringere quel volante ciccione ingurgitando curve che conosco bene, ma talmente bene, che la modalità Go-Kart rispecchia esattamente il senso di trovarmi qui, pronto a spingermi verso i limiti miei e della vettura nell’unico giorno di sole delle settimane di prova. Gli pneumatici Cinturato – di certo non tra i miei preferiti – si dimostrano migliori di quanto pensassi, soprattutto in appoggio, garantendo un grip del 20% superiore rispetto a quanto mi aspettassi, questo grazie ad una mescola morbida che su asfalto tiepido e perfettamente asciutto consente cambi di direzione repentini in perfetto stile MINI.
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Già, il perfetto stile MINI che tanto agogniamo. Lo stesso che in Core lascia intravedere un enorme margine, lasciando tuttavia che la Cooper S sia abbastanza rapida da muoversi in città e fuori con scioltezza e disinvoltura. Una volta oltrepassato l’ultimo centro abitato muovo la levetta su Go-Kart e il display Oled da 24 cm cambia grafica e colore. La trasmissione toglie due marce e affondo sul gas come un forsennato. Da questo preciso momento e per i prossimi chilometri mi rendo finalmente conto che la mancanza delle palette al volante non è seccante come sembrava. Il cambio è pronto e preciso e mi consente di concentrarmi su dove puntare le ruote anteriori, le uniche che si accollano il compito di scaricare potenza sull’asfalto. I 204 cavalli si sentono molto più di quanto i numeri della scheda tecnica potrebbero far pensare e il fatto di prediligere la parte alta del contagiri consente di tenere sempre in botta il propulsore.
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La Cooper S non è quindi soltanto precisa negli inserimenti e premuta a terra molto più della generazione che va a sostituire, ma è anche incredibilmente più veloce di quanto ricordassi. Dove avrei aumentato di un rapporto resta lì, con il motore in tiro e questo mi consente di uscire più veloce da una tornata, entrare sul rettifilo con più schiena e ammettere di essermi sbagliato, perché la modalità Go-Kart non va intesa come una semplice vena sportiva, quanto piuttosto come l’interruttore che disattiva il buon senso e premia il guidatore a condizione che faccia davvero qualcosa di sportivo. In questo senso è dannatamente eccezionale.
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Del resto, per rendersi conto di qualcosa, non c’è modo migliore che capirla con le maniere forti. E la nuova Cooper S va molto più forte di prima, e non solo per una manciata di cavalli vapore in più, ma per come ti fa capire che se vuoi correre, devi essere proprio tu a fare il primo passo. Lei sa assecondarti con i fiocchi e i controfiocchi. Se poi, per dovere di cronaca, siete di quelli a cui piace trovare il pelo nell’uovo, è vero che alcune plastiche degli interni sono economiche e che avrei impiegato un po’ di tempo in più nello studio per le levette della trasmissione, ma sono dettagli che sulla scia adrenalinica offertami dalla Cooper S passano in secondo piano, almeno quanto l’eccezionale sistema di infotainment, completo in maniera esasperata, ma allo stesso tempo meno diretto di quanto avrei preferito adesso che al mattino vedo spuntare qualche capello bianco. Pro & contro, del resto si riduce sempre tutto al bilanciamento delle parti, ma questa volta la Cooper S, anche se non JCW, è stata capace di farsi perdonare anche la mancanza di una presa d’aria e dei due scarichi – a quello si può sempre rimediare con un kit aftermarket. Quello che conta per rispettare la tradizione MINI c’è e la consapevolezza che mentre scrivo ci sono sempre meno alternative in questo segmento di piccole bombe non fa altro che accrescere il rispetto verso un modello che vorrei qui anche fra altri cinquant’anni. Sempre con quella sua voglia di divertire, perché quello lo sa fare davvero bene.
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MINI COOPER S
Motore 4 cilindri Turbo, 1.998 cc Potenza 204 hp @ 5.000-6.500 rpm Coppia 300 Nm @ 1.450-5.000 rpm
Trazione Anteriore Trasmissione Cambio Automatico a 7 rapporti Peso 1.360 kg
0-100 km/h 6,6 sec Velocità massima 242 km/h Prezzo da€31.900