MINI JCW GP | Test Drive
Le mani stringono il volante e cercano i paddle per richiamare la marcia ideale e sfruttare così anche l’ultimo dei 306 cavalli a disposizione. Una potenza assurda, se pensate che stiamo parlando di una tra le più piccole compatte in circolazione, un po’ come equipaggiare il tagliaerba da giardino con un reattore nucleare.
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Daniél Rikkard
Prese d’aria più grandi, un assetto che avvolge i nuovi cerchi da 18 pollici, passaruota in carbonio per contenere l’aumento della carreggiata e un mastodontico spoiler al posteriore. Queste sono le premesse della nuova MINI JCW GP e non intendono di certo strizzare l’occhio a mezze misure. Si tratta della terza generazione per questa serie prodotta in edizione limitata – in questo caso gli esemplari sono 3.000, di cui soltanto 150 per il mercato italiano, come peraltro messo in bella mostra sui passaruota, stilisticamente azzardati ma fantastici – che da seguito alla incarnazione più racing della piccola anglo-tedesca vista per la prima volta nel 2006 e poi nel 2013, con il modello basato sulla R53 e poi R56. Ma questa volta le cose si fanno ancora più serie, perché la nuova GP prende in prestito il 4 cilindri turbocompresso da 2-litri provato sull’ottima BMW M135i e lo ficca sotto a quel cofano bombato che mantiene la caratteristica presa d’aria dalla semplice funzione estetica e con l’immancabile dimagrimento imposto da esigenze più votate ad una guida sportiva, perdendo circa 70 kg e fermando l’ago della bilancia a 1.255 chili.
La dieta comprende ovviamente la rimozione dei sedili posteriori, sostituti da una barra che non funge tanto da irrigidimento per l’assetto marmoreo, quanto per tenere ferma la spesa quando sarete di ritorno dal supermercato. Sono rimossi anche la retrocamera posteriore e i sensori di parcheggio, perché la maggior parte del tempo che trascorrerete con la nuova MINI GP sarà su qualche strada (o pista) tutta curve, abbastanza impegnativa da mettere alla prova il lavoro svolto dagli uomini di MINI. Non pensate che l’abitacolo sia diventato però un luogo nel quale vivere perennemente con il casco in testa, poiché resta comunque presente il navigatore satellitare e un impianto audio di tutto rispetto, mentre i sedili sportivi accentuano la ritenuta laterale, ma non sono affatto estremi, perlomeno non quanto la rigidità trasmessa dall’assetto sotto di voi.
Il tramite con le ruote e quindi con la strada è offerto da un volante con paddle appositamente creati mediante stampa in 3D, tramite i quali gestire l’unico tipo di cambio disponibile, un automatico Aisin a 8 rapporti, leggermente meno incisivo di un tradizionale doppia frizione, ma preciso quanto basti per lasciare che le mani e gran parte della vostra concentrazione continuino a fissare il serpente d’asfalto che non chiede altro che essere violentato dalla più potente MINI stradale mai prodotta nella storia, concedendosi di distogliere lo sguardo soltanto per rapidi sguardi alla strumentazione racchiusa nel display digitale che caratterizza il modello.
La potenza del 2-litri è di 306 cavalli e la coppia massima è ancora più sbalorditiva, offrendo 450 Nm tra 1.750 e 4.500 giri, limitando in parte il picco di erogazione in prima e seconda marcia per non disperdere inutilmente potenza e consentire alla trazione solo all’anteriore di indirizzare le ruote e quindi la vettura nella direzione desiderata. Quando si tratta di accelerazione pura si ha a che fare con un oggetto che riesce a stravolgere il concetto di piccola bomba, non solo togliendo peso, ma aggiungendo potenza, anche troppa verrebbe da dire. La realtà è però che la MINI GP dimostra un’incredibile voglia di schizzar via nel preciso istante in cui si preme a fondo l’acceleratore, con lo sterzo che non diventa mai eccessivamente nervoso e un settaggio delle sospensioni che conosce giustamente soltanto una modalità di guida: GP.
L’assenza di impostazioni intermedie è la riprova che questa MINI sia indirizzata a chi non bada ai compromessi che bisogna affrontare per portarsi a casa un’edizione limitata da quasi 50.000 €, che scorda la praticità delle tradizionali hot-hatch, avendo soltanto due posti e un look che non passerebbe inosservato nemmeno in mezzo ad un convoglio di supercars. E se veniamo catturati sin da bambini da quegli enormi alettoni al posteriore, quello della GP non è da meno e oltre a svolgere l’importante compito di stabilizzare i flussi, conferma quanta attenzione i tecnici abbiano messo in campo per creare una vettura che fosse un’arma in pista come su strada, quest’ultimo lo scenario che preferisco per comprendere quanto un’auto sportiva sia realmente capace di stupire e al tempo stesso appagare nel mondo reale.
È finalmente il momento di lasciare l’autostrada, letteralmente divorata grazie ad una coppia motore sempre pronta a farti piombare addosso ai limiti di velocità in tempo zero e svoltare in direzione del Mottarone, una strada di montagna che non aspetta altro che mettere alla prova le qualità dinamiche di un’auto concepita con un solo obiettivo: correre forte. Come detto poche righe sopra, c’è solo una modalità di guida – GP appunto – e gli unici interventi che si possono operare riguardano la possibilità di utilizzare il cambio in Sport e l’inibizione del controllo trazione. Per tutto il resto, la MINI GP dimostra ben presto le enormi differenze rispetto alla più civilizzata John Cooper Works, con un sound purtroppo smorzato dalla presenza del FAP, ma con un nervosismo che trasmette sensazioni di guida perfettamente in linea con il look esterno di un modello che sembra uscito dalla corsia box e non dal garage di casa.
Sono 5,2 i secondi per scattare da 0 a 100 km/h, 17,2 per raggiungere i 200 orari e poi giù a testa bassa sino a 265 km/h. Ma abbiamo imparato che le sensazioni alla guida non sono una ricetta a base di numeri e mai come nel caso di questa GP non rendono giustizia a quanto in realtà sia frenetica la guida nel momento in cui ti trovi sparato da una curva ad un’altra, con le mani che stringono il volante e cercano i paddle per richiamare la marcia ideale e sfruttare così anche l’ultimo dei 306 cavalli a disposizione. Una potenza assurda, se pensate che stiamo parlando di una tra le più piccole compatte in circolazione, un po’ come equipaggiare il tagliaerba da giardino con un reattore nucleare. Ed è qui che il “less & more” messo in atto da MINI mette sul tavolo quell’aspetto che cambia radicalmente l’esperienza di guida.
Dopo un po’ di tempo al volante, mi sono reso conto che non avevo nemmeno lontanamente avvicinato il limite meccanico dell’auto. E così ti ritrovi a spingere ancora, a ritardare le staccate, perfezionare gli inserimenti ed accelerare prima di quanto pensassi , ma soprattutto a tenere giù il gas in curva e notare che la GP non si scompone nemmeno a prenderla a sassate. Nonostante non intenda necessariamente spaccare la schiena sulle più rovinate strade di città, quando hai modo di aumentare il ritmo ci si rende conto di come si raggiunga prima il limite – o l’istinto di autoconservazione – del guidatore, piuttosto che quello della vettura. In tutto questo i chilometri vengono ingurgitati con andature che non faticherebbero a mettere in crisi una supercar da 600 cavalli, dove quei tratti solitamente noiosi che separano una curva dall’altra si fanno talmente brevi che non concedono spazio alla minima distrazione.
La MINI GP borbotta meno di quanto meriterebbe e nonostante la trazione affidata alle sole ruote anteriori morde l’asfalto con una cattiveria che la consacra come la sorella cattiva della Cooper S JCW, finendo per prosciugare il serbatoio e rimuovere del tutto l’idea di non trattarla come banditi. È una delle vetture che più incarna lo spirito del “guidala come se l’avessi rubata”, un tuffo in pista che porta con sé sulle strade di tutti i giorni una precisione ultraterrena utile per dimezzare la durata degli spostamenti e raddoppiare il divertimento.
Il mio saliscendi lungo le curve del Mottarone prosegue concedendo soltanto tempo a Daniél per scattare foto ed ai miei occhi per osservare quanto esteticamente gridi che non vuole percorrere un singolo metro senza mettere sotto pressione un tripudio di meccanica e ingegneria che la rendono una tra le mie automobili preferite in assoluto. E questo pur sempre senza rappresentare un’oggettiva perfezione, ma del resto è proprio questo che ci fa innamorare di un’auto giusto? Quanto in essa troviamo risposta a ciò che cerchiamo, nel modo in cui ci compiace alla guida e nell’osservarla. Per me la nuova MINI GP rappresenta la somma delle parti, un’eredità tramandata da generazioni e che ricorda come quei piccoli proiettili hanno saputo conquistare il Rally di Montecarlo negli anni 60, mettendo in fila vetture più prestazionali. Allo stesso modo quest’oggetto creato per instillare un po’ di racing nel viaggio di ritorno verso casa, riesce a rendere ogni giorno al volante un’occasione per trovarsi a tu per tu con un’auto capace di stupire in qualsiasi circostanza e che nonostante permetta di caricare pasta e latte nell’ampio e insospettabile vano di carico, rappresenta la massima espressione di performance e ricorda quanto in realtà siamo creature semplici e come per renderci felici “bastino” tanti cavalli sotto al cofano e uno spoiler enorme.
MINI COOPER S JCW GP
Motore 4 cilindri Turbo, 1.998 cc Potenza 306 hp @ 5.000-6.250 rpm Coppia 450 Nm @ 1.750-4.500 rpm
Trazione Anteriore Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 1.255 kg
0-100 km/h 5,2 sec Velocità massima 265 km/h Prezzo € 45.900 Produzione 3.000 unità