Monteverdi HAI 450 SS: Lo Svizzero Che Sfidò Il Drake
MONTEVERDI HAI 450 SS
LO SVIZZERO CHE SFIDO’ IL DRAKE
A cura di Richi Makie
Quante volte abbiamo letto di visionari imprenditori che, insoddisfatti di scendere a compromessi, decisero di mettersi in gioco e creare un’automobile tutta loro? È capitato fin troppo spesso, ma non tutti sono riusciti a sfidare il Commendator Ferrari e uscirne altrettanto vittoriosi come fece Ferruccio Lamborghini. La storia dell’auto è piena di passione e quando non esistevano ancora tutte le agevolazioni attuali in termini di comunicazione, partnership e nella stessa ingegneria, tutto era decisamente più difficile. Era un mondo di pionieri e chiunque avesse voluto sporcarsi le mani in un’impresa del genere, veniva subito preso per uno scriteriato. In redazione abbiamo deciso di andare alla scoperta di modelli che hanno solcato le nostre strade, senza necessariamente restare ancorati a un’epoca precisa o a chissà quale altro paletto. L’opportunità di avere carta bianca e riportare in vita – almeno su carta – alcune vetture che avrebbero meritato più fortuna è un’ottima occasione per rispolverare quel cassetto della memoria che ha archiviato un gran numero di nomi, modelli e le sagome delle rispettive vetture che per i loro creatori non hanno soltanto rappresentato un periodo della loro vita, ma la realizzazione di un grande sogno. Questo mi sembra un motivo abbastanza valido per dedicar loro un po’ di spazio sulle nostre pagine, non trovate?
Ci troviamo a Basilea, una città situata a pochi chilometri da casa mia; bagnata dal fiume Reno è un luogo ricco di storia, arte e tradizione, ma non tutti sapranno che fu anche la casa di Peter Monteverdi, ex importare ufficiale Ferrari per la Svizzera e che sul finire degli anni 60, dopo aver ripetutamente chiesto al Drake di Maranello che gli fossero inviate vetture meglio accessoriate, decise di mettersi in proprio e dare alla luce un’auto come lui stesso l’avrebbe desiderata. Al Salone di Ginevra del 1967 presentò la High Speed 375 S, ma poco dopo decise di cimentarsi in quello che sarebbe stato il suo obiettivo più importante, ovvero la creazione di una sportiva con motore centrale.
La vera sfida fu proprio rappresentata dal passaggio del motore, da posizione anteriore a centrale, poiché scelse di utilizzare la medesima struttura del primo modello, andando a stivare un grosso V8 Chrysler da 6.974cc. Si tratta infatti del famigerato Hemi 426 in grado di erogare 450cv a circa 5000 giri motore. L’unico modo per riuscire a metterlo all’interno della vettura era quello di sistemarlo il più possibile dentro l’abitacolo e infatti, il cuore pulsante della Monteverdi HAI 450 SS si trovata a pochi centimetri dai sedili di guidatore e passeggero. Il cambio automatico lasciò spazio a un manuale ZF a cinque rapporti, il quale rappresentava peraltro la soluzione ideale per accentuare il coinvolgimento alla guida, aspetto fondamentale per i potenziali clienti. Le linee della carrozzeria, larga, bassa e affusolata sono merito di Trevor Fiore, designer della carrozzeria italiana Fissore, di Savigliano, mentre il colore scelto per la grande presentazione al Salone di Ginevra del 1970 fu un vistoso magenta chiamato “Purple Smoke”. Se invece vi state chiedendo cosa volesse dire il nome “Hai”, altro non è che la traduzione dal tedesco della parola “squalo”.
Monteverdi era riuscito a realizzare il sogno di creare una supersportiva dalla linea esaltante, con un potente motore situato esattamente dove lo avrebbe desiderato, il tutto senza rinunciare al comfort di un abitacolo tutto sommato spazioso e con due morbidi sedili in pelle o alle performance accentuate da un peso che superava di poco i 1.200kg. Il prezzo di cartellino era però impegnativo, soprattutto se paragonato alle già affermate competitors dell’epoca – circa 27.000$ – e questo portò a dover abbandonare il progetto di raggiungere i 49 esemplari ipotizzati. Fu costruita una seconda HAI 450, chiamata però GTS e con il passo più lungo e alcuni dettagli che la differenziavano dalla SS. Ad ogni modo, a differenza della miriade di prototipi che tempestano le passerelle dei saloni di tutto il mondo al giorno d’oggi, la Monteverdi era una sportiva perfettamente marciante e in grado di bruciare lo 0-100 km/h in 4,9 secondi, con una velocità massima di 295 orari, che nel ’70 la rendevano una tra le più veloci vetture in circolazione. Tra il 1992 e il 1995 fu prodotta in soli 3 esemplari l’ultima incarnazione di supersportiva Monteverdi, battezzata HAI 650 F1 e costruita a tutti gli effetti attorno ad una monoposto di Formula 1. Anche stavolta non riscosse il successo sperato ed i sogni della piccola casa costruttrice svizzera si spensero ancora una volta, appena tre anni prima della morte del suo stesso fondatore. Quello che resta sono una manciata di bellissime automobili che nonostante tutto rispecchiano la visione del proprio creatore e che grazie al coraggio di mettersi in gioco, ci permettono di ricordarlo grazie ai suoi “squali” da strada. L’unica HAI 450 SS, quella magenta, è stata battuta all’asta a Pebble Beach nel 2012 per 577.500 dollari.