La nuova WRX STI non si chiama più Impreza, ma mantiene i tratti salienti che hanno reso grande la mitica Subaru nel mondo dei rally e su strada. L’abbiamo amata e odiata, ma pur sempre rispettata. Personalmente mi ha accompagnato per una bella fetta della mia vita, con EJ20 prima ed EJ25 dopo, e in rare occasioni mi ha fatto desiderare l’auto d’altri.
All’alba del 2015 è arrivato un nuovo modello, quello che non conosce più la concorrenza dell’ormai defunta Lancer Evo, acerrima e storica rivale, estinta dopo la Final Edition della decima serie. Ecco perché il mio test al volante della WRX STI è delicato come un intervento cardochirurgico. Non c’è spazio per errori, quando hai il pesante fardello di rispondere alle aspettative di antenati che hanno scritto la storia, e la WRX STI non può e non deve sbagliare. Il test che le ho riservato è stato durissimo e non lascia spazio a dubbi: Col de Turini Tour, Moncenisio ed alcune strade montane che conosco come le mie tasche, sono state il terreno di gioco ideale per mettere sotto torchio il Subarone e c’è tanto, tantissimo da dire.
Non voglio e non posso svelare nulla, preferisco lasciare al mio corposo resoconto che leggerete sul numero di Settembre, l’arduo compito di stabilire se lo spirito della Impreza è rimasto intatto, oppure no. Mai come in quest’occasione mi sono sentito tirato in ballo, conoscendo a menadito i modelli che l’hanno preceduta e avendo bene in testa dove volevo e dove mi sarei aspettato dei miglioramenti e dove la ricetta non andava cambiata. L’ho guidata, strapazzata, osservata, studiata e le ho pure parlato (e gridato contro) e quando l’ho riconsegnata alla Casa madre … – ehm! Aspettate settembre, ne varrà la pena.