Fuori Dalla Comfort Zone
FUORI DALLA COMFORT ZONE
“Per guidarla devi essere in condizioni psicofisiche ideali; se non mi sento in perfetta forma, la lascio a casa e prendo l’altra (la Porsche).” – Duccio
Tutti i possessori di Lamborghini che conosco hanno chiamato la propria auto con i classici nomi che si usano in questi casi di delirio tra l’appassionato e la propria vettura: Chicca, Titti, Christine, Kelly, ecc, e quindi mi stavo domandando quale nome tenero e femminile avrebbe mai potuto scegliere Duccio, dato che la sua Gallardo si chiama già Valentino Balboni, in onore dello storico collaudatore di Sant’Agata Bolognese. Lui ha sorriso, confidando di non averle mai assegnato nessun nome, ma che se dovesse scegliere uno, “Selvaggia” sarebbe il più adatto, e ci siamo trovati pienamente d’accordo. Selvaggia, una belva quasi indomabile, come in Lambo non succedeva dai tempi della Diablo, con quel posteriore che ha sempre voglia di farvela fare nei pantaloni nel momento in cui non sarete troppo gentili con l’acceleratore, figuriamoci se il Toro decide di sopraffarvi del tutto. Non è una Gallardo come tutte le altre e non soltanto perché ne hanno fatte soltanto 250, perché c’è più carbonio, meno peso ed un look al limite del pornografico, grazie a quella banda bianca bordata di oro che attraversa tutta la lunghezza della vettura, dal cofano anteriore sino al vano motore, qui in vetro, per mettere in bella mostra il V10 da 5.2cc.
Duccio l’ha comprata poco più di due anni fa vicino Modena e non appena l’ha vista è stato amore indiscusso. “Mi stava conquistando, più di ogni altra auto che avevo provato sino a quel momento, ma quando l’ho messa in moto, lo scarico della Super Trofeo è stato il punto esclamativo sull’assegno.” – Questa Gallardo Valentino Balboni è tutta una sciccheria e riesce ad essere al tempo stesso elegante e cattiva, rumorosa come il temporale che preannuncia la fine del mondo, tanto da costringere il suo proprietario ed il fortunato passeggero ad utilizzare delle cuffie (di derivazione aeronautica) per poter salvaguardare i propri timpani, dopo un lungo viaggio autostradale. Ma la caratteristica che l’ha resa l’obiettivo del nostro appassionato amico, è sicuramente il fatto di essere solo trazione posteriore, infatti come suggerisce il nome ci sono 550cv (qui, qualcuno di più) e due sole ruote motrici (quelle giuste, quelle dietro): ovvio che con un peso che ferma l’ago della bilancia a 1380kg, avrete di che adoperarvi per tenere il muso al centro della carreggiata. Il cambio, il 6 marce automatico E-gear, spara le marce usufruendo dei 540Nm del 10 cilindri e voi, godrete un’esperienza di guida purissima ed al tempo stesso impegnativa. Se piove, bisogna mettere da parte le cuffie ed indossare (in senso figurato ovviamente) i guanti di velluto, dato che la riserva di potenza è sempre lì pronta a far scalciare il posteriore, e con degli pneumatici posteriori da 295, ogni asperità del terreno viene immediatamente inviata nell’abitacolo, persino le righe di mezzeria sull’asfalto diventano una sfida. Nessun preavviso, se esagerate, vi sculaccia senza pensarci due volte. Con questo non intendiamo dire che bisogna essere dei Balboni per poterla guidare, anzi risulta comoda (l’abitacolo in pelle è eccezionale e non rinuncia a nessun tipo di comfort) anche per una tirata in autostrada, ma richiede più attenzione del solito e per entrare meglio in confidenza con lei, la pista è sicuramente il terreno di gioco ideale.
E poi è veloce, dannatamente veloce. Impiega 3,9 secondi per scattare da 0 a 100 km/h e raggiunge in souplesse i 320 all’ora, ma il tutto sembra ulteriormente amplificato dallo scarico supersportivo installato, che sarebbe in grado di far scattare tutti agli antifurti del vostro quartiere con una semplice sgasata da fermi e con il braccio fuori dal finestrino. Come un vero boss. Mentre il nostro Davide continua a sparare una foto dopo l’altra, ci intratteniamo con Duccio come se lo conoscessimo da una vita: un ragazzo eccezionale, brillante e simpatico: il tipo giusto per scendere da un’auto del genere, che non è una “semplice Lambo”, ma una Lambo davvero speciale, impreziosita dalle scelte tecnico-meccaniche adottate dalla Casa bolognese per omaggiare uno dei suoi uomini chiave e dagli aneddoti che il suo proprietario racconta al riguardo.
Guidare veloci è una delle esperienze più adrenaliniche che si possano fare (dove consentito chiaramente), ma essere messi alla prova e domare una bestia selvaggia del genere, uscendo dalla propria zona di comfort, è appagante ed è quello che vi rende felici per essere usciti di casa con in mano la chiave della vostra amata “Selvaggia”.
di Alessandro Marrone – Foto di Davide Carletti