Performance Tour: Episodio III – BMW M4
PERFORMANCE TOUR – EPISODIO III
BMW M4
MASTER OF PERFORMANCE
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Gian Romero
Non sempre chi guarda sta realmente vedendo ciò che ha di fronte. Un po’ come ascoltare un disco dei Pink Floyd (si, questo mese li ho ascoltati parecchio) compilando la dichiarazione dei redditi – cosa vi resterà alla fine? Assolutamente niente. Quelle sfumature, quelle pieghe poco accentuate e quelle nervature profondamente nascoste vanno colte attraverso uno sguardo attento, altrimenti senza che neanche ve ne accorgiate, vi farete sfuggire di mano un numero imprecisato di emozioni, senza che possano più tornare indietro ed anzi, nel peggiore dei casi si trasformeranno nelle cosiddette occasioni perse. Una cosa che ho sempre avuto cura di fare è sempre stata quella di mettere anima e corpo in ogni mia singola azione, a partire da quelle più semplici, sino ad arrivare a quelle che riguardano la mia grande passione, il mio lavoro: guidare automobili da sogno. E non sempre la risposta a tutti i nostri quesiti indossa i panni di una supersportiva con un grosso spoiler ed un assetto che striscia al suolo – quasi sempre dai – in alcuni casi ha scelto di mettere i panni della sobrietà, quelli che strizzano l’occhio ad una fetta molto più vasta di clientela e che eventualmente desidera poter guidare i suddetti ferri anche per un semplice tragitto casa-lavoro, magari attraversando il caos cittadino, oppure affrontando svariate condizioni stradali e meteo, senza per forza fare il segno della croce ogni cento metri. La M4 è la M3 di ultima generazione, declinata con un nuovo nome per sottolineare che si tratta della versione coupé a due porte, mentre l’iconica M3 rappresenta la berlina a 4 porte.
M, quella M, quella singola e semplice lettera che racchiude in sé molteplici significati ed una serie di sfumature – si, proprio quelle di cui vi parlavo poco fa – in grado di trasformare poche centinaia di metri di strada in qualcosa di molto simile ad un incontro ravvicinato con Mike Tyson. Chi di noi, ogni tanto, non ha bisogno di una scarica di adrenalina? Chi di noi, e sono sicuro siamo più di quanti pensiamo, ne hanno dannatamente bisogno, per ricordare che la vita è vissuta appieno soltanto quando sfondi le barriere della routine, dell’ordine e della logica? Detto questo sono sicuro che, all’alba della quinta generazione, BMW abbia ulteriormente spostato l’asticella del coinvolgimento alla guida verso l’alto, ed infischiandomene se il nome è cambiato ho il compito di andare a capire cosa sia realmente diverso nel passaggio da un V8 ad un 6 cilindri biturbo che aumenta leggermente di potenza, ma che promette prestazioni e guidabilità ulteriormente migliorate. Parliamo di M4 come se parlassimo di M3, dove il testimone viene raccolto e portato avanti con la stessa fierezza che ha contraddistinto l’elica di Monaco di Baviera negli anni in cui ha introdotto sul mercato una coupé in grado di offrire prestazioni da sportiva vera ad una famiglia tradizionale. Immaginate di dover lasciare a casa la supercar tradizionale che possedete, poiché caricare i bagagli per le vacanze sarebbe risultato impossibile e poi ditemi come vi sentireste di fronte ad una strada tutta curve, che non fa altro che istigarvi a giocare alla roulette russa con i punti della vostra patente. L’obiettivo dell’M3 è sempre stato quello di tirarvi fuori da questo scenario, andando a scatenare a terra la potenza necessaria per attaccare una qualsiasi striscia di asfalto abbastanza fuori dall’ordinario, per poi tornare ad indossare i civili abiti di una comoda e pratica tuttofare. Sono passati diversi anni dalla mitica E30 (32 per l’esattezza) e molte cose sono cambiate, non per l’ultimo il downsizing che in molti temevano ed addirittura il passaggio da aspirato a turbo, anzi twin-turbo dell’ultima generazione. Esatto, tanto è cambiato e con le caratteristiche di telai, motori, impianti frenanti e comfort di bordo, anche le necessità e le aspettative dei clienti sono mutate, ma una cosa è rimasta stabile, il fatto che una BMW M, e soprattutto la M3/M4 sarebbe dovuta essere in grado di sbaragliare ogni ostacolo a suon di concretezza, in tipico stile vecchia Europa.
Per il terzo episodio del Performance Tour, Gino Luxury & Motorsport ci ha offerto l’ingrediente principale per una ricetta a base di adrenalina, velocità ed un feeling di guida che non è stato ancora eguagliato – la nuova M4 Coupé equipaggiata con DKG è lì ad attendermi, con quel suo lucido abito nero, quasi come se volesse esser portata a cena fuori, ma in realtà sia io che lei sappiamo benissimo che dietro a quell’immagine che non urla e non fa voltare la testa ai “profani”, c’è l’ingrediente segreto, quel peperoncino piccante che da lì a poco mi avrebbe catapultato in una tempesta sensoriale inarrestabile. Si potrebbe liquidare la questione rapidamente – e molto anche – ma sono sempre stato attratto da quelle situazioni in cui devi scavare più a fondo per cogliere il vero significato di una storia e la M4 sembra capitata al momento giusto, nel posto giusto. Un sole rovente troneggia nel cielo sopra di me ed il fedele fotografo Gian è in perfetto orario, con panni in microfibra e tutto ciò che renderà la M4 una bellissima modella da immortalare su una tipica strada secondaria, poco trafficata ed in grado di mettere alla prova il lavoro svolto dagli uomini di BMW. I cerchi da 19 pollici non fanno molto per nascondere il generoso impianto frenante (disponibile anche con dischi carboceramici), mentre l’interno in pelle Sakhir Orange crea un perfetto contrasto con il nero lucido della carrozzeria. Esteticamente la M4, proprio come tutte le varie M3 prima di lei, non fa urlare al miracolo: le sue curve sono pressoché identiche a quelle di una normalissima Serie 4 dotata di pacchetto M Sport, ma il doppio terminale di scarico con due finali per parte contribuisce a far capire che qui le cose si fanno serie. Seppure perfettamente originale, l’assetto la rende premuta a terra ed inequivocabilmente il mio pensiero mi sta già proiettando in mezzo ad una serie di curve – è inutile non posso più aspettare, interrompo bruscamente lo shooting e mi fiondo al volante. Dopo aver regolato la posizione di guida, do vita al 6 cilindri in linea da 3 litri e sposto la leva del DKG in drive. A quel punto, senza neppure muovermi di un millimetro, vado a personalizzare e selezionare una delle due modalità di guida “M” (richiamabili poi tramite due comodi bottoni posti sulla razza sinistra del volante), regolando cambio, sospensioni e motore nel settaggio più sportivo, mentre per lo sterzo preferisco Sport a Sport +, che rende il volante inutilmente pesante e meno comunicativo.
È finalmente giunto il momento di muoversi e noto subito come le ruote anteriori siano un naturale prolungamento delle mie braccia – non passa molto e di fronte a me si presentano alcune curve di quelle che ti fanno ringraziare la fretta che ti è costata la sosta colazione qualche ora prima. Butto la M4 a testa bassa e comincia una discesa nella tempesta perfetta: la coppia è immediata, con i 550Nm che entrano in gioco ad appena 1.850 giri e che spingono la coupé a velocità che ritenevo impensabili. I cavalli extra rispetto al modello prima sono solo una manciata, ma l’erogazione dei suoi 431cv è quella che rende l’esperienza differente, ma ugualmente efficace. Spinge come una supercar, ma reagisce agli input come vi aspettereste, tenendo sempre sul palco dei confronti la M3 V8 che in molti rimpiangono. Disattivando il controllo trazione e tenendo il gas a tavoletta, le ruote posteriori faticano a mettere giù la potenza e finiscono per pattinare leggermente anche dal passaggio dalla seconda alla terza marcia – leggermente pericoloso, ma estremamente appagante. I freni sono un portento, il telaio sembra appiccicato al mio corpo e senza la minima incertezza la tonnellata e mezza di massa si sposta da una curva all’altra senza mai sbilanciare il baricentro della vettura. La velocità che riesco a raggiungere è folle, non me lo sarei mai aspettato ed in più di un’occasione avrei preferito uno step aggiuntivo per irrigidire ulteriormente le sospensioni, ma in fin dei conti, per i margini di azione che mi consente la strada, tutto questo basta e avanza. Lo scarico non è drammatico come il V8 e neppure metallico come il 6 cilindri della mitica E46, ma quando si sale di giri e la lancetta si avvicina alla linea rossa, state pur certi che vi farete sentire e non potrete più guidare la M4 come in principio. Certo, basta premere un pulsante, un semplicissimo centimetro quadrato di plastica, per tenere a bada il lato violento di questa belva e procedere rilassati e con un consumo di benzina medio di 8,3l/100km, ma non è questo il momento. Stringo le mani sulla spessa corona del volante a tre razze e con la perfetta visuale di ciò che mi sta attorno, scarico a terra un po’ di battistrada, percorrendo alcuni dei chilometri più frenetici e memorabili della mia vita.
C’è da dire che la M4 non è un’auto semplice, tutt’altro – le prime volte che premi a tavoletta rischi di finire dritto contro un albero e cominci a dubitare sulle tue capacità di “pilota della domenica”, andando a pensare che l’elettronica ti abbia salvato per la milionesima volta l’osso del collo e la reputazione. Questo è vero – appuntare sul frigorifero – ma è anche vero che nel momento in cui decido di osare e disattivare il controllo trazione, andando ad indurre situazioni di sovrasterzo nel momento desiderato, mi trovo a controllare il posteriore con la punta di tre dita. La facilità con cui mantieni una sbandata controllata durante una spaziosa curva e la rapidità impiegata nel raddrizzare l’auto, senza il minimo effetto pendolo mescola le carte in tavola, facendomi capire che il bilanciamento e la responsività della M4 è qualcosa di praticamente perfetto. Sarà sobria, anche troppo, avrà bisogno di un impianto di scarico aftermarket e l’abitacolo sembra esser cambiato poco rispetto a prima, ma quando si tratta di spuntare le voci importanti di un’esperienza di guida, riesce ad uscire a pieni voti ed è questo ciò che oggi conta di più. Il sistema di infotainment è abbastanza intuitivo e comunque molto preciso, con l’impianto audio Harman-Kardon che nonostante aggiunga qualche Euro in più sul preventivo, offre una qualità elevatissima alla vostra playlist preferita, mentre dal punto di vista pratico, sarete perfettamente in grado di ospitare due persone sui sedili posteriori ed abbastanza bagagli per una vacanza fuori porta. Ma allora c’è qualche difetto o anche stavolta BMW è riuscita a superare se stessa? In realtà, questa volta BMW è stata anche in grado di superare le mie più ottimistiche aspettative, perché se da un lato desideravo ed ero pronto a feedback così chiari e forti, mai mi sarei aspettato una simile facilità nel raggiungere velocità da incrociatore spaziale. 4,3 secondi per passare da 0 a 100 km/h ed una top speed elettronicamente limitata a 250 orari non rendono giustizia alla nuova M4, perché quello che succederà una volta seduti al volante e con la cintura allacciata, sarà qualcosa che potrete realmente capire a tu per tu con il grillo parlante della vostra coscienza. Probabilmente vi chiederà di rallentare, anche lui stupìto dalla performance car per eccellenza, ma con molta probabilità non lo ascolterete e pesterete pesante nella ricerca del limite prestazionale di una vettura che è in grado di disintegrare una strada di montagna al mattino, una pista nel pomeriggio ed accompagnarvi ad una lussuosa cena romantica la sera stessa, senza nemmeno puzzare di freni o gomma bruciata. Le uniche prove di quanto siete stati banditi, le custodirete sotto al vostro abito, con ancora le gambe agitate da quella frenetica corsa contro le leggi della fisica e della logica.
BMW M4 COUPE (2017-)
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – 6 cilindri 2.9cc – twin-turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 431 cv @ 5.500 rpm
550 Nm @ 1.850 rpm
Peso – 1.560 kg
Accelerazione – 4,3 sec.
Velocità massima – 250 km/h (limit.)
Prezzo di listino – da 102.735 €
Prezzo Gino Luxury & Motorsport – € 83.900