Polestar 2 | Test Drive
Testo Andrea Albertazzi / Foto Jay Tomei
Sali e vai. È questo il costante eco che accompagna le mie settimane trascorse in compagnia della Polestar 2, la berlina svedese che – dopo la breve parentesi introduttiva della (Polestar) 1 – definisce come identità propria il brand svedese, dapprima artefice dei modelli più prestazionali di Volvo e adesso portabandiera di una mobilità elettrica che si basa sul comprovato minimalismo scandinavo che ben avvolge un prodotto di proprietà della cinese Geely. La 2 è un’auto che profuma di nuovo, ma che in realtà gioca bene le sue carte attingendo da Volvo esattamente per quel che serve, catapultandosi in un segmento affollato, ma dove sembra prevalere ancora la solita Tesla, almeno sino ad ora.
La Polestar 2 sorprende in primo luogo per il suo layout, quello da berlina a tre volumi che in molti hanno abbandonato per deviare verso SUV e crossover e che Tesla ha invece sostanzialmente mantenuto con la sua Model 3, il vero e proprio prodotto di riferimento per la prima Polestar prodotta in serie non limitata. Con l’imminente arrivo della 3 e della 4, ci troviamo di fronte ad un restyling, dove i cambiamenti avvengono in reparti estremamente cruciali al fine di rendere la guidabilità e l’ampiezza di utilizzo ancora migliore rispetto a prima. Oltre alla griglia frontale che sparisce lasciando spazio ad un profilo pieno che ingloba videocamera e radar, il motore elettrico di questa Single Motor si sposta dietro e così anche la trazione. Ma basta giri di parole, passiamo al sodo e vediamo davvero di cosa si tratta.
La versione in prova è quella che considero a tutti gli effetti la proposta migliore del listino, una Long Range con un singolo motore e batterie da 82 kWh. Questo significa che nonostante si rinunci a un maggiore picco di potenza massima e un valore di autonomia superiore, i 299 cavalli distribuiti sulla sola trazione posteriore garantiscono rapidità in fase di accelerazione e la possibilità di percorrere in completa serenità almeno 520 km reali – oltre un centinaio di meno rispetto al valore dichiarato dalla casa. Del resto avreste davvero bisogno delle più potenti varianti da 421 e 476 cavalli? Fidatevi, no, perlomeno nella stragrande maggioranza dei casi. Dicevamo che la Polestar 2 è una berlina, con quattro porte, cinque posti (di cui quattro molto comodi) e due vani di carico: uno al posteriore molto capiente – circa 400 litri – con pozzetto e uno all’anteriore, più piccolo ma tutto sommato utile per sistemare i cavi di ricarica. Tutto il resto è ridotto all’essenziale, ad un gusto pulito in perfetto stile Volvo, ma con qualche accento che non passa inosservato e rende questo particolare modello appetibile anche se non si tratta del solito SUV.
La piattaforma di partenza e la meccanica sono quelle della XC40 Recharge che conosciamo bene e che ha dimostrato la propria versatilità. I centimetri da terra sono qualcosa in meno, ma in realtà abbiamo sospensioni più generose rispetto ad una berlina tradizionale e questo la rende agile su terreni non perfetti e soprattutto accentua il carattere sportivo e polifunzionale della vettura. Questa lo fa con dimensioni generose, ma che non rendono la convivenza in città difficile. 461 centimetri di lunghezza e spazio a volontà, complice anche la percezione di luminosità garantita dall’enorme tetto in cristallo che comprende tutta l’ampiezza dell’abitacolo. Bene, ma com’è da guidare? Salito a bordo mi ritrovo in un ambiente privo di qualsiasi orpello. Ci sono giusto un paio di stelle polari su volante, la leva della trasmissione, un display da 11,2 pollici che si avvale di navigazione Google Maps intelligente e che non soltanto individua le stazioni di ricarica lungo il percorso impostato, ma calcola il tempo necessario per raggiungere la destinazione con un minimo di batteria che consenta poi di muoversi ulteriormente senza finire nel panico. Ah, il navi viene specchiato a tutto schermo anche sul display digitale dietro al volante. Notevole.
Piede sul freno, leva in Drive e comincio a muovermi nel beato silenzio lievemente interrotto dal rotolamento degli ottimi pneumatici invernali Michelin Alpin. Il minimalismo di Polestar si respira in ogni più piccola caratteristica della vettura, a partire da una consolle sostanzialmente priva di qualsiasi pulsante – purtroppo anche di quelli del clima – passando per una plancia liscia e pulita che conferisce alla vettura un look molto personale e accogliente. Non ci sono neppure modalità di guida tra le quali scegliere, ma soltanto la possibilità di aumentare o diminuire l’intensità dello sterzo e di ricarica in rilascio. Dopo qualche giorno ho preferito impostare la resistenza intermedia (Normale) trovandola precisa e non inutilmente rigida in fase di impostazione di curva. Molti gli ausili alla guida, tra cui Adaptive Cruise, Lane Keeping Aid, Driver Alert, riconoscimento dei segnali, sistema anticollisione e BLIS, peraltro disattivabili dall’apposita schermata.
Le batterie sono sistemate in basso e contribuiscono a rendere la Polestar 2 una berlina da 2 tonnellate, ma su questo aspetto torneremo a breve. Nel frattempo mi muovo in ambito urbano, come su strade secondarie o in autostrada, notando sin da subito come l’autonomia venga gestita in maniera esemplare, consentendomi spostamenti più lunghi di quanto solitamente affronti con vetture 100% elettriche e senza per questo tenere sempre lo sguardo vigile sull’energia residua. Infatti è possibile impostare l’indicatore del range secondo due tipologie di guida: quella normale o quella più votata alle performance, in maniera da avere una previsione nel caso decidiate di dare fondo ai 299 cavalli a disposizione.
Come detto non è la versione più potente in gamma, ma la potenza è abbastanza da renderla rapida in qualsiasi spostamento. Del resto ci sono 490 Nm di coppia che vengono messi giù subito e vi premono al sedile in una progressione costante che su asfalto scivoloso ricordano come la trazione sia sul solo asse posteriore. Questo è un vantaggio sotto diversi aspetti: in primo luogo perché lo sterzo ha un feedback più preciso e un raggio maggiore e poi perché l’auto stessa offre una lettura della strada più diretta. Affondando l’acceleratore, soprattutto sulle tratte più tortuose, mi rendo però conto che l’impianto frenante è leggermente sottodimensionato, portandomi ad anticipare le fasi di frenata più intensa onde evitare spiacevoli situazioni. Poco male, perché appena è il momento, affondare con ancora più decisione l’acceleratore facendo leggermente allargare il retrotreno aggiunge un pizzico di divertimento che mai avrei pensato di trovare avendo a che fare con una berlina, per di più elettrica.
Durante le settimane di prova ho guidato in qualsiasi scenario: sole, pioggia, nevischio, caldo, freddo, autostrada, collina e città. Insomma, ovunque. La Polestar 2 ha in qualsiasi situazione mantenuto intatta la capacità di farmi sentire a bordo di una vettura incredibilmente rilassante, pratica in ogni aspetto e capace di farmi divertire laddove la morfologia stradale incitasse a premere con più vigore sul pedale più a destra. Certo, in quei momenti un secondo propulsore elettrico e la potenza che ne consegue avrebbero aggiunto più pepe, ma nel 90% dei casi, questi 299 cavalli sono più che abbastanza. E mentre mi fermo alla colonnina per una ricarica rapida torno ad osservarla da fuori, apprezzando sempre di più la pulizia delle linee che, soprattutto all’anteriore, non snaturano l’immagine nota ad ogni guidatore Volvo – incluso il martello di Thor nei gruppi ottici – ma evolvono il concetto con uno stilema personale e che viene ricalcato su fiancate molto squadrate e un posteriore virtualmente allargato dalla firma luminosa che attraversa il baule, appena sopra la targa.
In un attimo siamo di nuovo all’80%, il che significa che ho altri 420 km di guida, un plus offerto dal fatto che in corrente continua carichi sino a 205 kW. Il senso di libertà è una boccata d’aria fresca ed è inevitabile tornare a pensare alla Tesla Model 3, la Standard Range con una potenza analoga (appena 16 cavalli di meno) e un’autonomia quasi uguale. Il vantaggio di Tesla risiede nel prezzo: €43.000 circa contro i €59.000 di partenza della Polestar 2 in prova. Entrambe godono di aggiornamenti periodici al software ed entrambe si guidano bene in qualsiasi circostanza, per cui diventa una questione di pancia, con la Model 3 che è stata anch’essa recentemente aggiornata e resa molto più aggraziata rispetto a prima. Voi quale scegliereste?
POLESTAR 2 LONG RANGE SINGLE MOTOR 82 kWh
Motore Elettrico con batterie da 82 kWh Potenza 299 hp Coppia 490 Nm
Trazione Posteriore Trasmissione Automatico a Rapporto Unico Peso 2.084 kg
0-100 km/h 6,2 sec Velocità massima 205 km/h Prezzo €59.300 Autonomia 655 km (dichiarati dalla casa)