Porsche 718 Boxster S: Fuga Per Il Mondo Dei Sogni
BEST DRIVING ROADS – EPISODIO II
FUGA PER IL MONDO DEI SOGNI
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Andy Williams
Mio nonno amava raccontare aneddoti e storie ed il modo in cui lo faceva era unico. Riusciva a catturare la mia attenzione sin dall’inizio ed una volta terminata la storia, sentivo l’irrefrenabile voglia di saperne di più, di approfondire i particolari e dare più dettagli alla mia mente che mattoncino dopo mattoncino cercava in tutti i modi di dare forma a quei volti, a quei luoghi ed a quelle situazioni d’altri tempi. Molti di quei racconti, per un motivo o per l’altro, cominciavano con la descrizione di un luogo, di una strada, di una vallata ed essendo bambino, nonostante fossi avido di film e cartoni animati, non riuscivo mai a dare giustizia a certi panorami, forse troppo belli per essere anche immaginati. Dicono che viaggiare sia imparare, che ogni luogo che visiti ti lascia qualcosa che arricchisce il tuo bagaglio interiore. Ogni persona, ogni cultura, ogni diversità di pensiero contribuisce a dare una pennellata al nostro carattere, a quelle che sono le nostre passioni e la nostra voglia di ritornare, proprio là dove il nostro cuore è stato più felice. Ho deciso di portare la 718 Boxster S in un luogo incantato, un paradiso per il piacere di guida ed ho deciso di farlo perché per me la Porsche Boxster è sempre stata un’auto un po’ speciale. La prima serie, la 986, è stata la mia prima vera e propria auto (fatta eccezione per la Twingo, quella sulla quale ho cercato di imparare le manovre di parcheggio) – anch’essa era un 2.5cc ed aveva 6 cilindri ma soltanto 205 cavalli. Ciò che importava era il look, i due soli posti, il vento tra i capelli (si, ne avevo decisamente più che adesso!) e quel cambio manuale così preciso che sembrava davvero parlare con quella frizione così apparentemente pesante. Erano anni diversi, non c’era Facebook, non c’era nemmeno la possibilità di scattare centinaia di foto tramite uno smartphone (in questo momento, mi sento incredibilmente vecchio) e non avevo né le capacità né il lavoro che mi spingesse a trovare una strada che rendesse giustizia ad una sportiva con motore centrale e trazione posteriore. Peccato, ma fortunatamente dopo diversi anni mi ritrovo tra le mani una Boxster, una S con il nuovo 4 cilindri da 2.5 e 350 cavalli. Tanto simile quanto lontana dalla mia vecchia Boxster del 1998, proprio come me, che nonostante non sia divenuto il capitano Kirk delle quattro ruote ho perlomeno imparato a controsterzare.
Ecco perché mi serviva qualcosa di speciale, c’è tutta una questione sentimentale dietro, un legame affettivo, una necessità morale che sarebbe diventata fisica nel preciso momento in cui ho poggiato le gomme su una delle strade più scenografiche sulle quali abbia mai potuto guidare: il Col de Vence e la Route de Gentelly. Se non sapete di che luogo stia parlando, continuate a leggere, nella speranza che le parole siano in grado di trasmettere la magia e la poesia di una strada che sembra essere stata scolpita a mano da Dio in persona. Il Col de Vence si trova qualche chilometro sopra Cagnes-sur-mer, a meno di un’ora da Montecarlo ed è noto per essere un luogo amato da bikers ed amanti della guida sportiva. Non è certo un circuito, ma il perfetto manto stradale e la fantastica visibilità offerta anche da una spoglia vegetazione ai lati, rendono il Vence il luogo ideale per porre tributo alla sportiva di casa Porsche che ha tanto da dimostrare ed altrettanta voglia di farlo, lasciando a bocca aperta per le mille sfaccettature che è in grado di offrire. Metto in Sport +, disattivo il controllo trazione e mentre l’autotelaio si imposta in maniera ottimale per le curve che andremo ad affrontare, tiro giù la capote – mai come questa volte me ne infischio se prenderò una bronchite: mi si sono appena aperte le porte del mondo dei sogni. Il 2.5 turbo è potente e risponde alla mia ricerca di cavalli vapore nel preciso istante in cui premo l’acceleratore. La spinta mi sorprende sempre e date le ridotte dimensioni della 718, la sensazione di velocità che viene comunicata è direttamente proporzionale a quella percepita. Niente di più falso, la Boxster S va nettamente più forte, ma la confidenza con la quale inizio ad affrontare i tornanti è disarmante persino per le mie più ottimistiche aspettative. Freno tardi, imposto e lascio che il posteriore allarghi dolcemente – basta una presa morbida sul volante e la raddrizzi puntando verso la curva successiva, affamato di asfalto come una bestia che è stata tenuta in gabbia troppo a lungo. Il PDK è velocissimo, risponde ad ogni comando che le mie dita impongono ai paddle dietro al volante e sento il telaio sotto il mio sedere, proprio come dovrebbe essere – senza filtri, senza inutili fronzoli che rovinano troppo spesso la ricerca del nirvana.
A differenza di altre situazioni, durante tutto l’arco di questo più che concitato momento, riesco a mantenere la mente lucida, sgombra dai pensieri che solitamente ti assalgono quando guidi sulla lama di un rasoio affacciato su un burrone troppo grande, anche per l’ego più smisurato che puoi avere una volta al volante di una Porsche. E mentre macino chilometri come se non ci fosse un domani, i miei occhi vengono letteralmente assaliti dalla visione di un paesaggio che è sicuramente stato preso in prestito dai miei sogni: la Ruote de Gentelly. La carreggiata si restringe, da un lato la nuda roccia sembra estendersi sino al cielo, dall’altro un basso muretto ti divide da morte certa. Attraversi piccole gallerie, alle volte completamente buie, alle volte illuminate dalla fonte di luce più eterna che ci sia, le quali rendono questa route uno dei luoghi in cui dovete assolutamente guidare prima di passare all’altro mondo. Sono costretto a rallentare, alzo lo sguardo in su ed avendo aperto il tettuccio scorgo che sto guidando immerso nella gola di un sogno a base di oppio – abbasso lo sguardo, stringo le mani al volante e decido di dargli filo da torcere. Se qualcuno ha disegnato questa strada merita un Nobel, perché il valore filantropico di questo minimondo è introvabile e poco importa se non è una strada chiusa al traffico, dove sarebbe opportuno far entrare soltanto chi vuole vivere un’esperienza di guida definitiva – ciò che conta è che siamo qui e stiamo consacrando una sportiva eccezionale.
Ci si ferma per una serie di foto, per un piccolo videoclip e per i primi commenti a caldo con i colleghi. Che la 718 Boxster S sia veloce è un dato di fatto, lo dicono i numeri, lo dice la pelle d’oca che provi quando hai intenzione di sfruttare il suo “piccolo” ma per nulla timido 4 cilindri. L’aspetto migliore, quella sfumatura così apparentemente astratta che è però in grado di definire i contorni di un’immagine più grande di quella contenuta nel quadro che si osserva è la capacità di portarla al limite, quell’amichevolezza che ti consente di spostare oltre i propri limiti, ora dopo ora, giorno dopo giorno e soprattutto il fatto che, nel mio piccolo, abbia sentito (forse per la prima volta) di aver sfruttato appieno l’intero potenziale di un’auto. Domandatevelo, no … intendo dire, fatelo seriamente. 350 cavalli sono quasi un numero normale per gli standard di oggi, ma provate a metterli nel piatto su una strada del genere e scendere consapevoli che 351 sarebbero stati troppi. Sono sicuro che alcune parole valgano più di mille dichiarazioni, dati, giri al ‘Ring o altro. E proprio come quando mio nonno mi intratteneva con i suoi bellissimi racconti, credo di aver finalmente dato forma alla mia strada dei sogni e che, molto probabilmente, è la stessa strada dei vostri sogni. Fortuna che ci ho portato l’auto giusta.