Racconti da Autogrill | Roamers
Testo Marco Mancino
Bisogna ammetterlo, le autostrade semplificano a dir poco i nostri spostamenti. Che si tratti di una semplice trasferta lavorativa, del tragitto casa-lavoro, oppure del collegamento verso il punto d’inizio di un’avventura on the road, tutto comincia quasi sempre con l’autostrada. Tratte pensate con il solo scopo di velocizzare gli spostamenti necessari appunto, ma che molto spesso finiscono per farci maledire le troppe ore perse nel traffico a causa di cantieri apparentemente abbandonati per mesi (o anni), un pessimo stato di manutenzione e gli odiosi autovelox e tutor che si aggiungono ai salassi che paghiamo da casello a casello, perlomeno nella nostra amata e cara in tutti i sensi Italia.
Per una volta non intendo però guardare all’enorme lato negativo del 99,9% delle autostrade nazionali, ma piuttosto a quelle situazioni in cui mi hanno strappato un sorriso. No, non mi riferisco a quel ghigno isterico che compare ogni volta che controlliamo le spese di trasferta o che contiamo la collezione di chiodi negli pneumatici e pietrine frantuma-parabrezza collezionate negli anni. Se ci pensate, come ho detto in apertura, l’autostrada è quel punto in comune che i lunghi spostamenti condividono tra loro. È il momento di partire per le tanto agognate vacanze? Si vanno a visitare i parenti che vedi una sola volta l’anno? Pronti per una scampagnata su qualche strada di montagna? Nella quasi totalità dei casi significa una sola cosa: è il momento di prendere l’autostrada. E lo stesso vale per il ritorno, quando processiamo i fantastici momenti trascorsi insieme alla famiglia, agli amici o in solitaria, con la nostra sportiva del cuore e le emozioni che ancora una volta ci ha regalato tra le curve.
Si alza la sbarra ed entri in quella strada a senso unico che ti porta verso la destinazione tanto attesa. Non importa nient’altro e tendi quasi a scusare tutti i difetti che vanno a sommarsi a quella sorta di noia garantita da una strada spesso quasi totalmente rettilinea e con limiti di velocità che farebbero impensierire una lumaca. È il momento di un break e forse non sarà nemmeno il caso di fare rifornimento, altra nota dolente per chi macina chilometri come se non ci fosse un domani. Questo è uno di quei casi in cui abbiamo universalmente accomunato alle aree di servizio la parola Autogrill, che in realtà è una compagnia specifica. Poco importa, i prezzi sono alti a prescindere e la qualità è tristemente uniformata con i competitors, rendendo sostanzialmente inutile preferire un marchio all’altro. Per la cronaca, se volete mangiare bene e spendere meno, uscite al primo casello e optate per una trattoria a caso.
Il bello degli Autogrill è però la situazione che si viene a creare. Alle volte ti imbatti in qualche gruppo di appassionati di rientro da qualche evento e se hai voglia e fortuna riesci a scambiare due chiacchiere ammirando qualche bolide. Ti godi quella sorta di intermezzo cercando riparo dal sole, sgranocchiando uno snack e ricaricandoti con caffeina e con una bevanda energetica. E poi capita di ascoltare le parole delle altre persone al bancone del bar, alle volte spizzicandone solo una parte ed il fatto che si tratti di viaggiatori – chi per lavoro, chi per diletto – tende ad accomunare il piacere del viaggio stesso, caratterizzandolo come se ogni persona incontrata facesse parte di questa precisa avventura.
Quando invece siamo al volante di auto speciali siamo noi ad essere al centro dell’attenzione e in questa maniera spetta a noi dare la possibilità di conoscere qualcosa della nostra storia agli altri, parlare di dettagli tecnici e svelare curiosità che altrimenti non verrebbero mai fuori. Insomma, un Autogrill non è soltanto un area di servizio dove recuperare energie e soddisfare la sete di persone e automobili. È come un punto di incontro involontario e casuale che permette di aggiungere racconti da Autogrill ad un’avventura che in realtà non è neppure ancora cominciata.
Se poi sei al volante di una rumorosa Maserati e ti imbatti in un pullman pieno di bambini, non potrai altro che farli gioire sgasando a vuoto. La ricompensa sono i loro sorrisi, misti agli sguardi preoccupati delle maestre accompagnatrici. Incontri l’appassionato conoscitore che si immerge nel vano motore spiegandoti cose che sembrano parole in codice messe in ordine sparso. Poi controlli ed è tutto vero. Oppure il classico “so-tutto-io” che spiega ai compagni di viaggio che stai guidando un modello che neanche esiste, ma non ti metti nemmeno a correggerlo. Quando invece becchi un’auto identica alla tua, posteggiarsi accanto è quasi un obbligo. Hai trovato un fratello, un ago in un pagliaio – a condizione che non stiamo parlando di una coppia di VW Golf – e volete farlo sapere all’intera area di servizio.
Ma una situazione che non scorderò mai sarà quella famiglia che con 40° all’ombra e in pieno luglio si stava letteralmente cucinando una pastasciutta nel parcheggio con tanto di fornello da campeggio, pentola e doppio pacco di spaghetti Voiello. Autogrill strapieno, io e la mia compagna posteggiamo accanto a loro in quello che sembrava essere l’ultimo posto disponibile, mentre tutti erano dentro a cercare refrigerio tra aria condizionata e piatti pronti. Scendo e dopo aver aperto il bagagliaio alla ricerca di una bibita tenuta al fresco nella nostra borsa frigo, il signore si avvicina e mi chiede se avessi del pepe. Gli mostro rammaricato il contenuto della mia dispensa, provvista di sole Red Bull e merendine. Lui alza le spalle, fa scoccare la lingua sul palato e torna a controllare il bollore dell’acqua senza proferire parola. Gli auguro buon appetito, anche se mi sento ancora in colpa per non aver portato il pepe con me.
Gli Autogrill sono un’invenzione diabolica, ma non potremmo farne a meno. Con il tempo ho imparato a conoscere quelli con il carburante migliore, con il caffè più buono e con il personale più gentile e sono ben presto divenuti tappa fissa, ironicamente quasi alla pari dei checkpoint veri e propri dell’itinerario ad alta quota che ti attende una volta oltrepassata quella non più tanto odiosa sbarra del casello. Perché se prendi l’autostrada con lo spirito giusto, puoi sopportarla meglio di quanto pensi. Un amore/odio con qualsiasi automobilista, più odio che amore, ma – a volte – con qualche sorriso in più del solito.