Sapore di Corse
FERRARI 500 MONDIAL
SAPORE DI CORSE
Testo: Carlo Brema
Quando si intravede il cavallino più famoso al mondo, quello rampante di Maranello, e scorrono i propri occhi lungo la scritta Ferrari, immortale simbolo di bellezza e prestazioni, si pensa subito a qualche potente V8 o al melodioso boato di un V12 lasciato urlare sino al limitatore. Ma se tutte le Ferrari sono speciali, non tutte hanno sotto al cofano un motore dalle dimensioni così generose ed anzi, alcuni 4 cilindri sono comunque riusciti a conquistare il cuore degli appassionati e non solo grazie ai successi nel motorsport.
La 500 Mondial ne è un esempio e seppure non rientri tra i più famosi modelli del cavallino rampante e porti con sé lo stesso nome di quella che forse è la Ferrari più sfortunata e meno amata di sempre (la Mondial, appunto), soltanto vederla risveglia in noi quel desiderio più sfrenato di saperne di più, di conoscere ogni sfaccettatura della sua storia, raccontata da quelle fioriture di ruggine e quelle ammaccature che ne sanciscono l’età avanzata. Quello che invece non sembra assolutamente essere passato è il tempo, infatti il lavoro dell’ingegner Scaglietti, nonostante i 61 anni trascorsi, risulta ancora incredibilmente fresco ad affascinante – al tempo stesso filante ed aerodinamico per l’impiego in pista e sensuale per l’utilizzo lungo una strada che può esaltarne il piacere di guida, infischiandosene se là davanti c’è soltanto un 4 cilindri in linea, perché il 2.0cc da 170 cavalli sa gridare ugualmente ed approfitta dell’assenza di qualsiasi filtro tra voi e le vostre orecchie, per catapultarvi in un mondo che sembra essere preso dai nostri sogni più profondi, oggi come allora. La 500 Mondial Scaglietti Spyder è nata proprio per il mondo delle corse e grazie al lavoro dell’ingegner Lampredi, che dovette far fronte ai nuovi regolamenti, fu provvista di un semplice quanto affidabile 4 cilindri, che garantiva maggiore leggerezza, a tutto vantaggio delle prestazioni. Battezzata Mondial proprio per omaggiare i precedenti successi, guadagnò un ottimo riscontro per quanto riguarda i team privati, ma le monoposto ebbero la meglio in quanto a classifica finale. I migliori traguardi ottenuti dalla 500 Mondial furono il secondo posto alla Mille Miglia del 1954 e la vittoria di classe alla 24 ore di Sebring nel 1956.
Come detto, le ridotte dimensioni del propulsore, affiancate al telaio interamente in alluminio, consentivano alla 500 Mondial di mantenere il proprio peso attornio ai 720kg complessivi, il che si traduceva in un comportamento sempre molto prevedibile e meglio gestibile alle alte velocità. Era infatti in grado di raggiungere i 235 km/h e di scattare da 0 a 100 in appena 6,8 secondi e non c’erano certo turbo o diavolerie elettroniche moderne: tutto era frutto di un lavoro di squadra che come denominatore comune aveva quello di proporre al pubblico un’automobile al tempo stesso bella e competitiva.
La bellezza, un concetto oggi ormai dimenticato in nome della funzionalità e della prestazione, era e tutt’ora è uno dei punti chiave di questa “barchetta”. Osservatela da ogni angolazione e potrete sentire il profumo di olio e benzina, quel rumore di pelle usurata ed ammorbidita dal tempo e l’impareggiabile sensazione al tocco di quel grande volante in legno che viene sovrastato da un grosso contagiri. La sua linea è tipicamente Ferrari ed anche se non indossa un classico abito rosso non intende celare le sue linee curve, disegnate da mani umane e non da freddi computer. Dietro al posto guida, a destra, c’è un cupolino che integra un piccolo poggiatesta, utile soprattutto con l’utilizzo del casco, che poi si tratti di una vera e propria gara o di una rievocazione storica, poco importa – i pedali sono vicini tra loro e vi obbligano ad indossare le scarpe giuste, quasi come a voler sottolineare che un’auto come questa non va semplicemente guidata, ma condotta e vissuta. Vissuta, come le emozioni che vi può trasmettere, come nel momento in cui siete alle prese con il cambio non sincronizzato e scalate un rapporto, andando a far schizzare la lancetta del contagiri verso l’alto (più violentemente del solito) e voi, dopo una controllata allo specchietto retrovisore, vi buttate a testa bassa per cercare la traiettoria migliore, inclinando il corpo, stringendo il volante sempre più forte e puntando i piedi nell’abitacolo. Che rimanga soltanto un sogno oppure no, il sapore di una Ferrari d’epoca è ineguagliabile, oggi come allora.