Roamers | Aston Martin V8 Vantage vs Snow
Testo Alessandro Marrone / Foto S. Lomax
Da qualche chilometro ho ormai smesso di sperare che il volante resti dritto. Se sino a poco prima qualche sporadica chiazza di neve si limitava a restare in disparte a lato, la strada è ora letteralmente ricoperta da un soffice manto bianco. Il fatto che si stia posando in questo preciso istante la rende facilmente calpestabile, ma montare degli enormi pneumatici da 295 sull’asse posteriore – quello di trazione ovvio – non rende scontato il compito di avanzare verso l’ignoto. La presenza di una seconda vettura pochi metri davanti a me con il fotografo stivato nel vano bagagli per scattare qualche foto inattesa non rende la visibilità neppure paragonabile a quella che mi sarei immaginato una volta salito al volante della nuova Aston Martin V8 Vantage.
Quando Steve alza il pollice verso l’alto chiudendo il portellone e permettendomi di lasciare più spazio tra la mia Aston e l’auto di supporto, è lì che mi rendo realmente conto delle condizioni precarie in cui sto guidando. La strada è ormai del tutto innevata e mentre i fiocchi continuano a scendere senza tregua stiamo proseguendo verso nord, salendo sensibilmente di quota e senza trovare nemmeno uno slargo nel quale poter tentare una manovra di inversione. A questo punto mi rendo conto che l’unica cosa da fare sia disattivare il controllo trazione, impostare in Sport e smettere di navigare con il volante, lasciando che un pattinamento controllato esalti il momento. La neve schizzata dalle ruote sbatte sui parafanghi e riempie le fiancate, lasciando intravedere una nube di bianco polveroso prendere forma nello specchietto retrovisore.
Il V8 borbotta e aumenta di intensità quando l’ago del contagiri punta violentemente verso la linea rossa nel momento in cui non c’è la benché minima traccia di grip. Serve spazio, soprattutto nelle curve, dove grazie alla presenza dei colleghi qualche centinaio di metri avanti, posso approfittare di una strada totalmente priva di traffico per azzardare con quel posteriore a cui non puoi dire no quando decide di allargare. I controsterzi sono precisi e tutto sommato semplici, soprattutto tenendo in considerazione che l’effetto pendolo su una superficie ad aderenza zero implichi che si debba controsterzare più volte, prima di riequilibrare l’anteriore e cercare il più possibile di tenerlo dritto, in quei solchi accennati dall’auto che mi precede. Dicono che sia sempre meglio guidare forte un’auto poco potente, piuttosto che lentamente un’auto molto potente, ma oggi mi sento perfettamente a mio agio a sfruttare a malapena 100 cavalli dei 510 a disposizione.
Infine, dopo oltre 18 chilometri in gran parte percorsi puntando verso un bordo o l’altro della strada, raggiungiamo uno slargo. Le scanalature delle gomme sono ormai zeppe di neve e l’aderenza è ancora più precaria rispetto a prima per la presenza di chiazze gelate. Ancora un po’ di sana prepotenza e riesco ad accostare in sicurezza, con l’elegante abito della Aston conciato per le feste e fiero di sfoggiare terriccio, neve più o meno sporca, sale e chissà cos’altro. Tempo di tornare indietro, dato che proseguire non è una buona idea. Tempo di tornare ad agitare le braccia e premere il gas con una delicatezza solitamente estranea al rapporto che intendiamo parlando di un’auto e di una strada di questo tipo. Per trattare male gli pneumatici avremo tempo, adesso è il momento di tornare a giocare con la neve. Si riparte!