ROAMERS – Storie Automobilistiche
Tale Padre, Tale Figlio
Testo di Alessandro Marrone / Foto di S. Lomax
Con il passare delle pagine noterete che quest’anno introduciamo rubriche tutte nuove e l’onore – nonché l’onere – di inaugurare l’ambiziosa raccolta di storie automobilistiche è prontamente ricaduta sul sottoscritto. Non che me ne dispiaccia dato che la reputo anche un’ottima occasione per mettere infine nero su bianco alcuni ricordi e momenti vissuti nel corso degli ultimi anni, ma il punto è che non è mai semplice arrivare all’ultima riga ed essere pienamente soddisfatti. Capita spesso di chiedersi se avessi potuto fare di più, ma la realtà è che una rubrica emozionale come questa non vive di troppe riflessioni, va scritta di getto, usando il cuore e lo stomaco e ricorrendo al cervello solo per non lasciare che la magia dei ricordi prolunghi troppo le righe e finisca per bussare al capitolo successivo.
Ho così cominciato a pensare e senza grande sorpresa la mente si è subito affollata di immagini di montagne, strade tortuose e stridere di gomma sull’asfalto. Non stavolta, o perlomeno non completamente. Ci sono avventure che non hanno bisogno di pianificazione – lo diciamo spesso – alle volte basta lasciare che sia una casuale combinazione di fattori ed il gioco è fatto, non resta altro che entrare attivamente a far parte di quell’immagine, di quel viaggio – breve o lungo che sia – renderlo proprio e fare in modo che venga custodito e impregni quei vividi colori anche a distanza di anni. Mi sono sempre chiesto se abbia la fortuna di vivere nel periodo migliore possibile, sia chiaro che restringiamo il discorso al tema automobilistico. Le auto sono state inventate poco più di un secolo fa e non sono più carrozze a vapore con enormi ruote di legno, ma allo stesso tempo non siamo neanche in grado di fluttuare o addirittura volare come nel più tipico dei film di fantascienza. E allora?
La risposta non è mai stata più scontata, pur senza avere la minima idea di cosa riserverà il settore automotive da qui all’anno 3886, ma poco importa intanto credo che avrò altri impegni. Oggi possiamo però godere della perfetta convivenza tra le gloriose auto d’epoca e le prestazionali sportive contemporanee. Ecco perché quel giorno di fine ottobre, ritirando la nuova Jaguar F-Type (una 400 Sport Convertible) ho avvisato mio padre dicendo “Tira fuori la E-Type e andiamo a farci un giro”. Dopo nemmeno un’ora, comodamente seduto al volante della F-Type tallonavo una delle coupé più belle di sempre e poco importa se non abbiamo raggiunto la cima di qualche passo alpino, perché avevamo tutto quello che ci serviva.
I due giaguari hanno percorso chilometri tra le campagne dell’entroterra ligure, lasciando che la fresca brezza di quell’autunno consentisse di tenere il finestrino aperto e udire meglio il ruggito dei 6 cilindri, sornioni quando si affrontavano le curve in souplesse, ma affilati quando la strada offriva spazio e visibilità e tirava fuori tutto il pedigree agonistico della E-Type. Tale padre, tale figlio e da qualcuno dovevo pur prendere una passione così viscerale per i motori, qualcosa che ho sempre saputo non si sarebbe limitata soltanto a sognare le auto più belle ed emozionanti, ma che avrebbe significato anche guidarle e utilizzarle per creare qualcosa da custodire e condividere con altri malati di motori.
Immancabili le numerose soste in cui il paesaggio viene impreziosito dalla coppia di felini, dove non perdiamo occasione di cercare punti in comune che uniscano due generazioni distanti oltre cinquant’anni, un mezzo secolo in cui nonostante le enormi differenze non si è fortunatamente persa quella necessità di purezza delle forme e quell’innato bisogno di sentir borbottare il motore sotto al grande cofano anteriore. Bisogna fare benzina, le luci del giorno si stanno già affievolendo facendoci notare che in certe situazioni perdi letteralmente la cognizione del tempo. Mentre facciamo rientro verso casa, è lì che mi rendo conto che questo è il momento migliore per avere questa passione. Oggi, domani, dopodomani e poi chissà, probabilmente il mondo delle quattro ruote sarà davvero costretto a cambiare e tutto questo sarà solo un bellissimo ricordo. Ma grazie al cielo potremo dire di averlo vissuto in prima persona e potremo ricordare con profonda felicità quanto quel giretto padre e figlio abbia significato per noi.